#accaddeoggi: 30 aprile 1945
Strage di Merano, con otto civili morti
Il 25 aprile il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia proclama l’insurrezione generale in tutti i territori occupati. Ma deve passare più di una settimana prima che la guerra finisca veramente. A Merano, città ospedaliera e porto franco, non si combatte più. Molte famiglie italiane si mettono a cucire dei bracciali tricolore. Un centinaio di persone, il 30 aprile, scendono in strada con quelle fasce tricolori al braccio per festeggiare. Non hanno armi per non suscitare reazioni nell’esercito nazista che ancora presidia la città. Poi, però, dalle finestre dei palazzi di quello che qualche mese dopo sarebbe diventato Corso della Libertà, i colpi improvvisi: i soldati tedeschi sparano sulla folla e uccidono otto persone. Tra loro c’è anche un bambino.
Quelle otto morti “non hanno un senso”, spiega Paolo Valente, scrittore meranese che ha raccontato quei giorni nel libro Porto di Mare (ed. Editore Temi). L’episodio fu causato da “un problema di confusione sia all’interno delle truppe germaniche che dei gruppi partigiani”. A fare da contorno, un contesto ambiguo come quello altoatesino, di cui in quei giorni nessuno ancora conosce il destino. “Nessuno – dice Valente – sapeva il giorno dopo a chi avrebbe dovuto rispondere, chi avrebbe comandato”: l’Italia o la Germania?
Il libro di Paolo Valente e un paio di articoli di Archivio trentino sull’argomento sono messi a disposizione dalle Biblioteche del Sistema bibliotecario trentino.
16/04/2019