(im)probabili assonanze #3

Miriam Di Fiore e Simonetta Pedicillo

Terza (im)probabile assonanza: ci muoviamo nel mondo o in una stanza, anzi in un armadio, fuori o dentro, seguendo il pensiero del pittore irlandese Francis Bacon: “sono cattivi esploratori quelli che pensano che non ci sia terra se vedono solo mare”.

Miriam Di Fiore ci porta nel mondo fatato e misterioso delle foreste, dei boschi, della “Selva nera” di germanica memoria, e lo fa con una maestria tecnica sorprendente lavorando il vetro fino all’ultimo fuoco possibile. Il suo paesaggio entra nella roulotte, diventa la roulotte, e così viene traghettato dalla robusta macchinina di cemento verso lidi a noi sconosciuti. La destinazione non sembra essere importante. Miriam porta la nostra attenzione sulla natura che attraversiamo, le sensazioni che proviamo, riconoscendo al mondo una stravagante bellezza.

L’associazione immediata è stata con “Il buon viaggio” di Beatrice Masini, illustrato da Gianni De Conno per Cathusia edizioni (2017), non solo perché le immagini dell’illustratore, seppur a colori e maggiormente plastiche, sembrano condurre nella stessa atmosfera magica, reale e ugualmente impossibile, ma anche perché siamo nel clima dell’incertezza, del muoversi a tentoni, ma pur sempre del muoversi per conoscere noi e gli altri. Beatrice Masini ci chiede quand’è che un viaggio è buono? “Quando sai dove andare. Ma anche quando non lo sai e lo scopri strada facendo. Quando cammini per conto tuo e stai bene così … ”. L’albo illustrato parla di noi, del nostro stare dinamico nel mondo, ognuno unico, ognuno speciale. Speciale come quella piccola roulotte che sembra voler girare il pianeta Terra per scoprirne l’anima e la sua ricchezza.

Simonetta Pedicillo propone una viaggio nella memoria, nell’età fertile dell’infanzia, quando tutto è una scoperta e una ricerca frenetica. La sua avveniva nella stanza di casa e più precisamente nell’armadio, tanto che questo semplice arredo diventa il teatrino nel quale si muove una veloce macchinina. Su e giù, dall’alto in basso, da un angolo all’altro, un movimento continuo in un circuito fantasioso e fantastico nel quale la mente da bambina trova linfa per la sua creatività e immaginazione. È la macchinina della gioia, quel sentimento di allegria che inebria il corpo e giova alla mente.

Allora “Luna e la camera blu” di Magdalena Guirao Jullien e Christine Davenier, edito da Babalibri nel 2014, è l’albo illustrato che ci piace accostare all’opera di Simonetta: una carta da parati d’altri tempi, quella delle case sette-ottocentesche, nella quale tuffarsi con tutto il corpo e non solo con la fantasia.

Luna, una bambina molto timida, che parla poco e osserva tutto, nei tranquilli pomeriggi a casa della nonna, durante la siesta di lei, prende una semplice matita rossa e come fosse uno scettro apre un varco nella cartaparati e piomba nel regno delle fiabe e delle avventure alla Salgari. Incontra mercanti e navi piene di beni preziosi, persone in carrozza, architetture antiche ma soprattutto gioca con il suo cane, dal pelo rosso e dalla voglia instancabile di divertirsi. Basta nulla ai bambini per immaginare mondi e stranezze che noi adulti facciamo fatica solo a pensare, basta un armadio o una matita rosa e si può volare in mondi sconosciuti, talvolta più reali di quelli attuali.

redazione
parte di: ipensieriinviaggio

17/09/2020