(im)probabili assonanze #5

Paola Paganelli e Seghesio Grivon

La quinta (im)probabile assonanza vede come protagonisti la rappresentazione di due “rifugi”, due modi di sentire l’appartenenza, che è anche capacità di sapersi allontanare: una voliera e il concetto di famiglia. Sono le opere di Paola Paganelli e della coppia Seghesio Grivon.

Paola Paganelli, ferrarese, lavora con materiali poveri, il legno, il ferro soprattutto, i tessuti non più utilizzati che vengono ri-assemblati per creare quadri di suggestive sfumature o personaggi dalle forme inconsuete, sui sentieri aperti da Alberto Burri per l’uso dei materiali o da Gastone Novelli per le composizioni.

Il metallo, intrecciato, avvolto, raggomitolato su se stesso, è l’elemento principale di molte sue opere, che siano sculture di piccole dimensione o vere e proprie installazioni ambientali.

E il ferro è presente anche nell’opera che ha realizzato per creare il suo “pensieroinviaggio” una volta ricevuta la macchinina di Alberto Gambale. Questa è avvolta da ali metalliche che terminano nella costruzione della parola “pensieri”; il tutto sovrasta una voliera di antica data, costruita da mani artigiane, che mostra la sua vetustà in chiave di memoria di saperi, di atmosfere, di luoghi e persone conosciute. In quale casa ha preso dimora, di quante famiglie ha intravisto gli sguardi curiosi verso il suo contenuto? Oggi la voliera, per scelta dell’artista, è aperta. Il suo contenuto è volato via. Se ne è andato, così come i pensieri, entità mobili e allergiche alla permanenza, che spesso passano da noi così velocemente da non riuscire ad afferrarli pienamente. Ma l’apertura della piccola gabbia, suggerisce anche quanta libertà possiamo lasciare alle nostre riflessioni, ai nostri ricordi che seppur ingarbugliati come un filo di ferro, possono espandersi nel mondo senza barriere, senza limitazioni.

È per questo senso di libertà che abbiamo associato “Cesare” di Grégoire Solotareff per Babalibri (2012). Un albo illustrato, delicato e ironico, che mette in scena un papà e il suo piccolo spavaldo figliolo. Due diverse generazioni di volatili che della vita hanno esperienze diverse. Il papà è ormai profondamente disilluso, tanto da non riuscire a scappare dalla gabbia anche quando ne esiste l’opportunità. Il piccolo uccellino, invece, sente di “avere le ali per volare ma anche per scappare” e vuole conoscere mondi nuovi, arrivare fino al fiume Nilo e vedere se i coccodrilli sono davvero così pericolosi come tutti dicono e diventare l’imperatore di tutti gli uccelli.

Il piccolo Cesare fa scoprire, e riscoprire a noi adulti, quella voglia di “scappare”, di non aver paura, facendoci dimenticare quanto sia difficile, ma anche vitale, rincominciare tutto da capo.

Le due voliere aperte, oggi dopo un lockdown che nessuno avrebbe mai potuto immaginare, fanno apprezzare ancora di più l’importanza di sentirsi liberi, forse ancora un po’ limitati ma pur sempre liberi.

Seghesio Grivon, due designer valdostani ma anche ricercatori di talenti artistici emergenti con la loro galleria “Inarttendu”, utilizzano il segno dei bambini per condurci nel mondo dell’infanzia e dell’importanza che a quell’età si attribuisce al proprio nucleo famigliare.

La macchinina sembra uscire da un tunnel o da un garage o forse trasporta una roulotte; sta comunque percorrendo una strada che conduce al mare. È un viaggio, quello che compie la famiglia, con il suo bagaglio di oggetti e di emozioni, ricco di aspettative viste le braccia aperte e i sorrisi. Anche in quest’opera i materiali poveri la fanno da padroni e gli elementi si combinano secondo un accordo cromatico e stilistico.

Serena Olivieri con “Eccola!” per Kite edizioni (2015) con il design di Valentina Mai ha parlato anche lei di famiglia e lo ha fatto mettendo in campo solo colori e forme. Ogni famigliare si contraddistingue per il giallo o il rosso o il grigio o il verde o il blu, perché queste sfumature ricordano quel qualcosa che ogni persona tiene per sé. Dei colori, degli oggetti, delle associazioni, delle persone e dei buchi: questi sono gli ingredienti del piccolo albo, fatto di design e invenzione. Ne esce una famiglia colorata e riconoscibile molto più che un “ritratto di famiglia”, come è riconoscibile nel disegno dell’opera di Seghesio Grivon un qualsiasi avvenimento della nostra infanzia, come sempre l’importante è saper guardare!

redazione
parte di: ipensieriinviaggio

21/09/2020