I LIBRI SENZA PAROLE
non chiamateli libri silenziosi
Cosa sono i libri senza parole? O Silent book come si sente dire spesso? O Wordless book o almost wordless book?
I libri senza parole sono molte cose: esercizi per lo sguardo, attivatori di storie multiple e perciò esercizi di lettura, giochi di affabulazione, ermeneutiche narrative, condivisioni di pensieri e di fantasie.
Marcella Terrusi nel saggio Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia , edito per i tipi della Carocci nel 2017, traccia un’analisi approfondita di questa particolare espressione letteraria. La studiosa scrive che i libri senza parole “chiedono al lettore di completare il senso nelle lacune, nelle distanze e nei bianchi fra le cose; libri che interpellano il desiderio di costruire il racconto, leggere un ordine nel caos” (Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia; p.34), e ancora che sono luoghi silenziosi “dove le voci squillanti dei lettori possono risuonare liberamente, o anche uno spazio tranquillo per segreti bisbigliati, per contemplazioni pazienti, per attese o ritrovamenti miracolosi o muti stupori” (Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia; p.35).
In altre parole, gli albi illustrati di sole immagini sono palestre per il nostro pensiero e la nostra creatività e come tutte gli esercizi hanno bisogno di allenamento, pratica, assiduità, costanza. Essendo lettura e creazione, lettura visiva e creazione narrativa, i libri senza parole sono “aree si spaesamento” nel quale il lettore si trova da solo con le proprie capacità di lettura iconografica per condividerne senso e percorsi. È l’aspetto della co-costruzione, tra autore e lettore, che offre un senso a questi testi, è l’invito ad andare oltre la superficie dell’immagine per immergersi invece nella loro profondità e polisemica rilevanza. Per questo, ci piace di più associarli a quelli che sentiamo i parenti più prossimi: i “libri brulicanti”, quei Wimmelbücher di tradizione tedesca che, generalmente in immagini di grande formato, inseriscono tante e tantissime narrazioni possibili: sta a noi scoprirle, rilevarle, metterle in luce e condurle in sentieri narrativi inconsueti. Il “brulichio”, l’essere pieno di qualcosa, indica proprio la natura specifica di questi albi illustrati: sono ricchi di storie, meraviglie, scoperte, particolari che se giocano con lo spaesamento del lettore, lo invitano anche a dilatare la sua fantasia.
L’editoria contemporanea offre ormai molti prodotti sui quali esercitarsi, allenarsi, mettere alla prova le personali abilità, perché i libri senza parole non sono “libri silenziosi”, ma libri in “attesa”, in attesa del nostro contributo, nel nostro immaginario, del nostro pensiero magico. L’albo illustrato chiede di chiamare a raccolta le personali esperienze e competenze iconografiche intrecciandole con l’istinto dell’uomo a narrare. “L’autore non scrive, non dice, non mostra mai tutto, ma guida sguardo, pensiero e sentimento verso la costruzione di una nostra lettura originale, appellandosi tanto a conoscenze pregresse quanto a intuizioni, ipotesi e nuove visioni dei lettori” (Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia; p.36). Siamo nel campo del visual literacy, cioè di quella competenza che promuove la capacità critica di osservare e vedere il mondo nelle sue mille sfaccettature. Competenza personale e quanto mai attuale.
I modi di leggere sono infiniti, infiniti quanti sono i possibili lettori: ognuno avrà il proprio e specifico stile di lettura e di narrazione, ognuno coglierà dei particolari e ne tralascerà altri; ognuno sceglierà un protagonista invece di un altro. A ciascuno la sua storia. Ecco cosa sono i libri senza parole: sono ambienti iconici e narrativi nei quali ogni persona può esprimere se stessa al massimo della propria creatività e fantasia.
Ma per approfondire il tema di questa particolare letteratura illustrata, vi consigliamo vivamente di leggere il saggio di Marcella Terrusi “Meraviglie mute. Silent book e letteratura per l’infanzia”.
19/08/2020