INVIO POETICO

#01 Il sole muore in un filo d’erba

Pausa poetica, da intermezzo quale è, si volatilizza per un po’. Ma solo nella sua fisicità espositiva, perché speriamo che il senso poetico di ciò che è stato rimanga a lungo.

Abbiamo comunque il piacere di chiudere questo momento aprendo uno spiraglio sulla poesia per bambini e ragazzi, che chiameremo ‘INVIO POETICO’. E lo facciamo con l’originalità di un libro francese. Francese nelle edizioni, Editions Motus, francese nello stile sia letterario sia visivo. Lui è il nostro apripista di un percorso che prevediamo internazionale, lungo e a volte anche tortuoso.

Le soleil meurt dans un brin d’herbe(Il sole muore in un filo d’erba) di Jean Rivet e fotografie di Aude Leonard (2007) intreccia poesia a fotografia in bianco e nero, e facendolo genera un binomio propulsivo capace di movimentare armoniosamente sentimenti interni e vista esterna.

Le poesie di Le soleil meurt dans un brin d’herbe sono dedicate alle nipoti dell’autore e volano nell’atmosfera della confidenza, della quotidianità, delle relazioni che si costruiscono con la frequenza e il rispetto reciproco.

Lei mi ha detto

Ti amo molto

Molto

Non è abbastanza

Ha aggiunto

E a cancellato

“Molto”

Questo lo stile. Ogni parola va pesata: conta per la sua fonetica. Conta per l’immaginario che produce e a cui allude. Conta per lo spazio – fisico e mentale – che va ad occupare. Conta per tutta quella scia, a modi stella cometa, che lascia dentro il lettore.

Questo breve componimento si appoggia su una fotografia a doppia pagina, che al riconoscimento visivo degli oggetti interpone lo spaesamento dello spazio: due sedie – una più antica, l’altra più moderna – arredano la punta di una montagna innevata, vicino a un traliccio per la corrente che è anche lampada notturna. Ma sembra giorno!

Tutti gli elementi sono riconoscibili ma insieme creano un’atmosfera disorientante. Che sia l’effetto dell’amore? Che nei fili elettrici, paralleli o incrociati, possano riconoscersi i percorsi di vita delle persone?

Girando pagina si conoscono i protagonisti, ma solo di spalle: un uomo e una bambina, che in realtà sembra una donna in miniatura. E la poesia parla di quello strano sentimento malinconico e agro che nasce quando una persona cara parte, della voglia di trattenere qualcosa di lei. Qualcosa che continui a parlare per sentirla vicina, prossima, nonostante la distanza fisica.

La terza poesia è splendore. Improvviso. “Le cose vere non sono mai in linea retta”.

Come non sentire in questi due versi il tragitto percorso, la sofferenza per le sconfitte, le ansie provate, le preoccupazioni affrontate che fanno ruotare su se stessa la vita come il “guscio arrotondato a spirale di una chiocciola”. ‘Il nonno’ con parole, con il richiamo a immagini e metafore quotidiane, dà voce al cuore intrecciato alla mente e la fotografia risuona con i versi: una scala – francese – che bramantescamente occupa lo spazio condominiale, nel quale si vede un signore, in piena luce, seduto su una poltrona.

La stessa poltrona che si ritrova in una poesia successiva: questa volta posizionata sul colmo di un tetto. Sopra di lei un’altalena. Due oggetti – poltrona e altalena – simboli di due esistenze, ugualmente piene e vissute. La prima più salda alla Terra ma che ha saputo mantenere l’ancoraggio alla fantasia con il suo essere sopra ad un tetto; l’altra che si libra appesa al mondo celeste, alla ricerca e in piena libertà.

Poltrona o sedia e altalena sono due figure retoriche visive che si rincorrono in tutto il testo, partendo dalla copertina nella quale una giovane e un uomo, sempre dandoci le spalle, guardano oltre – e lo suggeriscono anche ai lettori –, oscillano su una panchina-altalena. Non si vede se siano appesi alle nuvole, al sole, ad uno stormo. Forse non è rilevante a cosa ci si afferri per volare con la fantasia!

Con una melodia e un tocco magico delle parole, la raccolta affronta temi che vanno dalla quotidianità contemporanea – la contemplazione di un paesaggio di periferia davanti a un supermercato, la scuola, l’amore per gli animali – alla filosofia – il senso fugace del tempo, il lasciarsi, la diversità generazionale, l’amore declinato in tante sfaccettature, la morte.

Sicuramente la poesia dedicata alla consapevolezza della fine della propria esistenza è così schiettamente affrontata che non si può non fare una ‘pausa’ e contemplare per un tempo lungo quella fotografia che l’accompagna: un nonno con la nipote seduta sulle sue ginocchia, sulla consueta poltrona, ma senza volti, senza espressioni perché ogni lettore potrà completare l’immagine:

Quanti anni hai ?

72

Tu sei il più vecchio?

Allora morirai prima della nonna?

Va bene

Poesie sulla caducità della vita costellano la raccolta perché è il senso di fugacità e di immediatezza e di schiettezza che scorre nelle pagine. È il gioco tra chi ha già molto vissuto e chi ancora deve fare le tante esperienze della vita. È quella sapienza antica che viene dai nonni, dagli anziani, e si trasmette alle nuove generazioni solo nella relazione, quotidiana, costante, affettuosa, sincera.

Lasciamo a voi leggere le altre poesie e tutte le magrittiane fotografie di Aude Leonard, sperando che invadano la vostra mente e creino una ‘pausa poetica’.

redazione
parte di: PAUSA POETICA

01/04/2021