RADICI NEGATE
The Promised Land
Radici negate. Il senso delle foreste racchiude due progetti fotografici di Laura Frasca: il Canada - Ontario e il Borneo Indonesiano – Kalimantan; rispettivamente The Promised Land, in prima assoluta, e Neglected Roots. Oggi approfondiamo La terra promessachecontinua a guardare le foreste del mondo con occhio critico e sincero per diffondere consapevolezza sui rischi che il Pianeta sta affrontando a causa dell’agire umano.
Il progetto fotografico, presentato in prima assoluta a Trento presso la Biblioteca della Provincia, si presenta come un articolato e complesso racconto per immagini. L’alternanza di ampi panorami a ritratti di persone o animali, pone l’accento sulla dimensione intrecciata tra esistenza umana e vita della natura.
I due sistemi, anche se sempre più distaccati seguendo percorsi univoci e indipendenti, fanno parte di un ecosistema molto più grande e fragile e delicato e in continuo cambiamento. Nel 1979, lo scienziato inglese James Lovelock formula l’ipotesi Gaia, rifacendosi al nome mitologico della dea greca che personificava la Terra. Lovelock affermando che gli organismi viventi interagiscono tra loro e con le componenti inorganiche circostanti per formare un complesso sistema sinergico e autoregolante che aiuta a mantenere e perpetuare le condizioni per la vita sul pianeta: se un elemento si ammala tutto il sistema viene contaminato. Profezia!
Lo spazio geografico sotto zoom fotografico è quello delle riserve naturali dei Chippewas intorno a Sarnia, l’area dei grandi laghi dell’Ontario canadese. I Chippewas di Sarnia, oggi conosciuti anche con il termine Aamjiwnaang, fanno parte della Chippewa (o Ojibwe) Nation che include circa 100.000 membri, presenti per la maggior parte nel bacino dei Grandi Laghi: Michigan, Wisconsin, Minnesota, North Dakota e Ontario. Nel 1858 la scoperta di ricchi giacimenti di petrolio nella vicina Oil Springs, assieme al porto naturale e ai depositi salini presenti nel substrato, ha innescato una massiccia e drammatica crescita industriale fino ad arrivare a rappresentare il 40% dell’industria chimica di tutto il Canada. Ad oggi si possono contare oltre 60 tra industrie e raffinerie presenti tra le due sponde del fiume che danno origine al complesso noto come “Chemical Valley”. Oltre ai numerosi impianti di raffinazione si affiancano centri di produzione chimica e petrolchimica che generano inquinanti di varia natura come Voc, mercurio, diossine e furani, interferenti endocrini, gas serra, determinando così una delle zone più intensamente inquinate del Canada. Purtroppo la riserva si trova esattamente a ridosso del complesso industriale e il 60% delle emissioni inquinanti sono rilasciate all’interno dei suoi primi 5 km.
Queste sostanze chimiche e gli incidenti correlati hanno un impatto enorme sulla qualità della vita e sulle attività tradizionali come la caccia, la pesca, la raccolta di medicinali e le attività cerimoniali. Gli impatti sulla salute includono asma, difficoltà di apprendimento e problemi comportamentali, effetti sulla vita riproduttiva, mal di testa gravi e cronici, rash cutanei, che colpiscono particolarmente i bambini, problemi alla tiroide e al fegato, formazione di tumori. Ma l'impatto più comunemente riportato è la paura. Le persone della riserva vivono costantemente in allerta e temono la vita all'aria aperta, continuamente angosciati dalle sirene che risuonano per l’allarme di fuoriuscite di gas nocivi e di sversamenti tossici.
Ecco che allora l’intenzione di Laura Frasca diventa reportage fotografico e si concretizza nella volontà di mostrare, con tutte le tonalità possibili del colore, quello che sta accadendo: un apparente quieto vivere che nasconde esistenze a perdere. Il ritratto di una giovane donna in vestito tradizionale davanti ad un’area fortemente industrializzata, nella serietà e fermezza di sguardo, interroga. Il frapporre, inoltre, a queste immagini tratte dal vero fotografie di diorami presenti all’American Museum of Natural History di New York crea quello spaesamento per cui l’osservatore si ferma e la sua sosta diventa meditazione: dove stiamo andando, cosa stiamo facendo, cosa stiamo diventando? Tutte domande che all’epoca di una pandemia come quella che ha toccato la Terra dal 2020 non possono più essere lasciate andare.
Questa prima presentazione del progetto The Promised Land vogliamo associarla a ABC dei popoli di Liuna Virardi per Terre di mezzo editore (2016).
All’inizio dell’albo una frase esplica tutto: Le illustrazioni di questo libro sono state realizzare combinando di volta in volta in modo differente le stesse forme e gli stessi colori: perché i popoli della Terra sono tanti, ma tutti abbiamo le stesse radici.
Ben poco rimane da aggiungere se non che bastano quattro colori - nero, bianco, rosso, giallo - e poche forme per originare infinite ‘sfumature umane’. I loro ritratti sono colti nell’esistenza femminile e maschile, di piatto, frontali così come secche e schiette appaiono le descrizioni minime poste accanto. Queste si soffermano sui luoghi di vita, gli usi, i costumi e le credenze religiose. Ne esce un pianeta variopinto di pensieri e di immaginari per ricordare al lettore che non è mai solo a vivere sulla Terra.
14/05/2021