Un classico della letteratura romantica scolpito nel marmo

L’abbraccio di Atala e Chactas interpretato da Innocenzo Fraccaroli

Innocenzo Fraccaroli, Atala e Chactas, 1846-1853, marmo di Carrara, 90 x 60 x 54 cm [ @Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

Nella colonia francese della Louisiana il giovane guerriero indigeno Chactas viene catturato da una tribù ostile alla sua. Nel villaggio in cui è tenuto prigioniero vive Atala, una nativa americana convertita al cristianesimo. Colta da pietà, Atala libera Chactas e fugge con lui nella foresta. I due vengono sorpresi da un temporale tropicale durante il quale, temendo il peggio, si stringono in un abbraccio appassionato. D’un tratto rintocca per la foresta il suono di una campana e compare un eremita, padre Aubry, che offre loro un rifugio: sembra la salvezza, ma Atala porta nel cuore una pena segreta. La ragazza, che conta appena “diciotto primavere”, ha consacrato la propria verginità alla memoria della madre. Consapevole di non poter resistere all’impeto di Chactas, di cui si è innamorata, Atala ingerisce del veleno, che in breve tempo la conduce alla morte. Al vecchio eremita non resta che dare sepoltura alla fanciulla, deplorando la pratica dei voti superstiziosi, mentre Chactas piange la scomparsa dell’amata.

Questa, in estrema sintesi, la trama di Atala, ou Les amours de deux sauvages dans le désert, il fortunato romanzo di François-René de Chateaubriand, pubblicato a Parigi nel 1801 e subito tradotto in italiano e nelle altre principali lingue europee. Confluito più tardi nel Génie du Christianisme, il testo fu continuamente riedito lungo tutto il XIX secolo, diventando uno dei classici della letteratura romantica.

L’enorme successo del romanzo americano di Chateaubriand ebbe feconde ricadute nel campo delle arti figurative, a partire dalle innumerevoli illustrazioni a stampa inserite a corredo di molte edizioni.

L’opera in esame, che porta incisa sul basamento l'iscrizione “In:zo Fraccaroli / 1853”, è ricomparsa in pubblico, dopo un lungo oblio, in occasione della vendita all’asta degli arredi di Villa Annamaria a Mori, ultima dimora della baronessa Annamaria Salvotti de Bindis, effettuata per conto dell’Unicef – beneficiaria dell’eredità Salvotti – dalla casa d’aste von Morenberg di Trento il 17 giugno 2006.
La collocazione del gruppo a Mori è documentata da una fotografia databile ante 1928, pubblicata da Teresio Napione e di cui si conserva una copia positiva presso l’Archivio fotografico storico provinciale.
Ad aggiudicarsi l’opera nel 2006 furono gli antiquari Copercini e Giuseppin, che la trasferirono nel loro studio di Arquà e la vendettero nel 2011 alla Provincia autonoma di Trento.

Nella succinta biografia di Innocenzo Fraccaroli (Castelrotto di Valpolicella, 1805 – Milano, 1882) pubblicata nel 1883 dal nipote Giuseppe Fraccaroli, si parla di due esemplari della composizione tradotti in marmo, “uno a New York, l’altro a Bologna presso la baronessa Salvotti”.
La migrazione di un esemplare (forse quello che era stato esposto nel 1846 a Milano alla mostra annuale organizzata dall’Accademia di Brera) negli Stati Uniti d’America è documentata dal catalogo della New York Exhibition of the Industry del 1853.
Secondo Teresio Napione, l’esemplare oggi in Trentino fu venduto dall’artista nel 1867 a un esponente della famiglia Salvotti de Bindis, Scipione, medico, scrittore e attivista politico trentino, che trascorse i suoi ultimi anni di vita proprio a Bologna, dove si spense l’11 dicembre 1883.

Il gruppo di Fraccaroli è certo una delle più riuscite interpretazioni figurative della fabula scaturita dal genio di Chateaubriand. Dando forma all’intuizione del poeta, lo scultore veronese ha scelto di privilegiare il momento a più alta tensione erotica del romanzo, quello dell’amplesso al colmo dell’uragano. In tal modo egli ha conferito alla propria opera un elevato potenziale emotivo, che sostanzia il patetismo del soggetto e ne esalta l’esotismo, in perfetta aderenza al testo: “Atala non opponeva che una debole resistenza, io appressava il momento della felicita, quando ad un tratto un impetuoso lampo seguito dal rumore della folgore fende il fitto dell’ombra, riempie la foresta di solfo e di luce, e spezza un albero a’ nostri piedi. Noi fuggiamo. Ed oh maraviglia!… Nel silenzio che succede s’ode il suono d’una campana!” (Opere varie del visconte Chateaubriand recate in italiano, Venezia 1827, VI, p. 111).

L’espressione dei volti e la gestualità dei due protagonisti esprimono mirabilmente il conflitto tra attrazione e rimorso, tra audacia e ritrosia posto da Chateaubriand alla base del dramma: il risultato è un ‘bacio’ tra i più seducenti dell’Ottocento italiano, che si colloca agevolmente accanto all’icona romantica ideata nello stesso torno d’anni da Francesco Hayez.

Il testo è tratto da:

R. Pancheri, Scheda 138, Atala e Chactas, in Tesori dal Passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni, a cura di L. Dal Prà, L. Giacomelli, Trento 2014

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Il bene è stato acquisito al patrimonio provinciale con determinazione n. 337 del 12 ottobre 2011 ed è attualmente esposto presso Castel Thun, numero di inv. 37023.
L'intervento di manutenzione è stato curato nel 2014 dal Laboratorio di restauro della Soprintendenza per i culturali, con la direzione lavori di Laura Dal Prà, l’intervento di Francesca Raffaelli e Maria Luisa Tomasi.

Per saperne di più:

A. Tiddia, Fra Neoclassicismo e Romanticismo, fra Europa e America: Fraccaroli, scultore dei due mondi, in Tesori dal Passato cit., pp. 357-371

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Per approfondire:

A. Mauri, Atala e Chactas gruppo d’Innocenzo Fraccaroli, in “Gemme d’arti italiane”, 3, Milano - Venezia 1847, pp. 59-64, ill. a p. 57

G. Vapereau, Dictionnaire universel des contemporains, IV ed., Parigi 1870, pp. 699-700

G. Fraccaroli, Lo scultore Innocenzo Fraccaroli. Discorso commemorativo, Verona 1883, p. 42

T. Napione, Studi sulla fortuna di Chateaubriand nella letteratura e nell’arte italiana, Torino 1928, pp. 152-153 (ill. s.n.)

Asta benefica eredità Baronessa Salvotti ed altri Arredi, Preziosi e Dipinti (Trento, casa d’aste von Morenberg, 17 giugno 2006), Trento 2006, p. 59, lotto 215

R. Pancheri, Il bacioAtala e Chactas: la scultura acquistata e “nascosta”, in “Corriere del Trentino”, 13 settembre 2012, p. 13


01/06/2020

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