Un dipinto a quattro mani

Capriccio architettonico col Giudizio di Salomone

Alessandro Salucci e Jan Miel o Michelangelo Cerquozzi (?), Capriccio architettonico con edifici classici presso un porto e col Giudizio di Salomone, 1650 circa, olio su tela, cm 111,7 x 148,5 [ @Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

Databile attorno al 1650, il dipinto raffigura l’episodio veterotestamentario del Giudizio di Salomone, ambientato all’interno di un edificio classico con colonne di ordine tuscanico. Salomone, con lo scettro, ha davanti a sé la vera madre che lo supplica, con un gesto eloquente della mano, di dare il bimbo vivo all’altra donna, mentre un uomo, con la spada in mano, è nell’atto di dividere in due il piccolo. La narrazione è scissa in due momenti temporalmente diversi: i personaggi che fanno parte dell’episodio biblico, infatti, sono tutti vestiti ‘all’antica’ mentre i due spettatori sulla destra, un giovane con la spada al fianco e un pastore, indossano abiti moderni. In secondo piano un altro edificio con pianta a croce greca e colonne di ordine ionico si alza su un podio ornato da statue. Sullo sfondo, un porto con barche alla fonda è difeso da due torri; l’insieme, con precisi riferimenti archeologici, rivela forti legami con la produzione pittorica di Claude Lorrain per la presenza della veduta marina dello sfondo.

La tela fa parte di una serie di quattro che provengono dalla collezione Wolkenstein di Castel Toblino (leggi di più) e pare essere la più importante di tutte, avvicinandosi ai modi di Alessandro Salucci (Firenze, 1590 – Roma, 1655-60) nelle architetture, con i sapienti e suggestivi tagli di luce, e a Jan Miel (Beveren-Waas, 1599 – Torino 1663) o Michelangelo Cerquozzi (Roma, 1602 – 1660) nelle figure. Gli altri tre dipinti, pur appartenenti all’ambito del Salucci e probabilmente alla sua bottega, non raggiungono lo stesso livello di qualità.

Salucci, fiorentino di nascita, era presente a Roma sin dall’età di 37 anni, essendo documentato nel 1628 tra i pittori che lavoravano al casino di Marcello Sacchetti a Castelfusano, ma probabilmente vi arrivò molto prima. La sua abilità doveva essere già nota se il Sacchetti lo fece lavorare accanto a Pietro da Cortona, Andrea Sacchi, Baldassarre Lauri e Andrea Camassei. La presenza di molte tele del Saluzzi in collezioni romane di fine Seicento e di inizio Settecento testimonia della sua fama.

Il riconoscimento da parte di Luciano Borrelli dello stemma di casa Barbiano di Belgioioso sul sigillo in ceralacca, apposto sul rovescio di un’altra tela dello stesso gruppo, ha suggerito di collegarne la presenza a Castel Toblino al matrimonio di Isabella Wolkenstein, figlia di Gaudenzio Fortunato e di Margherita Altemps e sorella del vescovo di Trento Antonio Domenico, con Giovanni Battista Barbiano di Belgioioso. Il fatto che nella collezione Wolkenstein siano presenti altri quadri di autori lombardi, di cui uno reca sul retro della tela lo stesso stemma, conferma l’ipotesi che le opere siano pervenute a Toblino attraverso la parentela Belgioioso.

Il testo è tratto da:
Michelangelo Lupo, Scheda 34, Capriccio architettonico con edifici classici presso un porto e il Giudizio di Salomone, in Tesori dal Passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni, a cura di Laura Dal Prà e Luciana Giacomelli, Trento 2014, pp. 204-206

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Il dipinto è stato acquisito al patrimonio provinciale con determinazione conclusiva n. 326 del 19 novembre 2009 e destinato alle collezioni del Museo del Castello del Buonconsiglio, con inventario n. 527680.
E’ stato restaurato a cura della Soprintendenza nel 2014; l’intervento, progettato e diretto da Elvio Mich con la collaborazione di Vito Mazzurana e Roberto Perini, è stato eseguito da Roberto Marzadro e Angela Simonini.

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Per approfondire:

Fantasie architettoniche di Alessandro Salucci, in “Capitolium”, 37, 12, 1962

L. Salerno, Pittori di paesaggio del Seicento a Roma, 1977, vol. II, n. 79

Marcello Bonazza, I Wolkenstein di Trento (1578-1826). Clonazione e innesto di un sistema famigliare aristocratico, in Die Wolkensteiner. Facetten des Tiroler Adels in Spätmittelalter und Neuzeit, a cura di G. Pfeifer - K. Andermann, Innsbruck 2009.


14/05/2020

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