Un "tocco" d'arte

Il picchiotto in bronzo da Palazzo Roccabruna

Manifattura trentina, Picchiotto, bronzo, nono decennio del XVI secolo, Castello del Buonconsiglio
[ @Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

Il picchiotto, dalla caratteristica forma a lira, esibisce l'arma nobiliare e il cimiero araldico della famiglia Roccabruna insieme alle lettere HR dal nome del committente (Hieronymus Rochabruna). Lo stemma è scolpito anche sulla facciata del palazzo di famiglia sito a Trento in via SS. Trinità, per il cui portale era stato commissionato il bronzo in questione. Sulla stessa facciata spicca anche lo stemma del principe vescovo Cristoforo Madruzzo (1512-1578), del quale Girolamo era maestro di casa e amministratore.

Pubblicato da Wolfram Koeppe in occasione della mostra dedicata ai Madruzzo (1993), venne donato l’anno successivo dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento, proprietaria dell’edificio, alla Provincia autonoma di Trento ed ora è esposto nelle sale museali del Castello del Buonconsiglio. Il calco fatto approntare a cura della Soprintendenza provinciale dalla fonderia Elio Dorigatti di Civezzano, allo scopo di non lasciare sguarnito il portale, è stato consegnato all'ente proprietario nel 2007.

Databile attorno agli anni Ottanta del Cinquecento (la data 1584 nella cappella del palazzo potrebbe essere dirimente), il picchiotto in questione evidenzia, a prima vista, elementi di formazione veneta, ma le suggestioni sono più formali che sostanziali. Il suo fare mostra anche qualche adesione a modi nordici, come indica la resa fortemente espressionistica della gorgone.

Sono elementi che sembrano piuttosto suggerire un ambito locale, nel qual caso potrebbe essere chiamata in causa la bottega dei Carneri, più volte documentata in rapporto con i Roccabruna e con i Madruzzo, e in particolare la figura di Paolo Carneri - figlio del capostipite Giandomenico e attivo accanto al padre nel 1577. L'insistito calligrafismo che caratterizza il picchiotto si palesa anche nelle opere lapidee dello scultore, a partire dal Monumento funebre per Simone Thun nel Duomo di Trento (di cui si conserva il disegno firmato), sulla scorta del quale sono state ascritte all'artista altre opere tra cui, a Trento, il caminetto di Palazzo Lodron o il Monumento funebre Wolkenstein in S. Pietro, dove ricorre il motivo ad embrici costantemente riproposto dal Carneri.
L’opera si inserisce in una cultura locale che non esclude la conoscenza dei modi di Antonio Abondio, scultore di corte di Massimiliano II. Abondio era in contatto con i Madruzzo, a Riva sono attestate fonderie, a Riva ancora lavorarono i Carneri: forse si può ipotizzare che il più giovane Paolo sia entrato in contatto con il famoso scultore, rientrato in patria nel 1583. L'esecuzione piuttosto incerta, la qualità della fusione non eccelsa e la rifinitura alquanto approssimativa potrebbero collocare il picchiotto tra i suoi primi lavori in bronzo.

Il testo è tratto da:
Luciana Giacomelli, Scheda 19, Picchiotto, in Tesori dal Passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni, a cura di Laura Dal Prà e Luciana Giacomelli, Trento 2014

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Il picchiotto è stato donato dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento e acquisito al patrimonio provinciale con determinazione n. 51 del 19 marzo 2007; è entrato quindi a far parte delle collezioni in mostra al Castello del Buonconsiglio, con inventario n. 550655.
L'opera è stata restaurata a cura del Laboratorio di restauro della Soprintendenza con la direzione lavori di Laura dal Prà, l'intervento del restauratore Roberto Perini e le analisi chimiche Stefano Volpin.

Per saperne di più:
S. Volpin, Nota tecnico scientifica, in Tesori dal Passato cit., pp. 100-101

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Per approfondire:

A. Bacchi - L. Giacomelli, Dai Carneri ai Sartori: architetture d'altari e sculture, in Scultura in Trentino. Il Seicento e il Settecento, a cura di A. Bacchi - L. Giacomelli, Trento 2003, 1, pp. 86-241: 91-105

A. Bacchi - L. Giacomelli, Scultori e architetti trentini in età barocca: riflessioni e prospettive di ricerca, in I Giongo di Lavarone: botteghe e cantieri del Settecento in Trentino, Atti della giornata di studio a cura di M. Bertoldi - L. Giacomelli - R. Pancheri, Trento 2005, “Beni Artistici e Storici del Trentino. Quaderni” (10), pp. 36-63: 45

F. de Gramatica in “La bellissima maniera”. Alessandro Vittoria e la scultura veneta del Cinquecento, catalogo della mostra a cura di A. Bacchi – L. Camerlengo – M. Leithe-Jasper, Trento 1999, p. 202, scheda 9

L. Giacomelli, “da lasciar di stucco”. Fortuna dell'arte plastica in Trentino, in Passaggi a nord-est. Gli stuccatori dei laghi lombardi tra arte, tecnica e restauri, Atti del Convegno di studi a cura di L. Dal Prà - L. Giacomelli - A. Spiriti, Trento 2011, “Beni Artistici e Storici del Trentino. Quaderni” (20), pp. 12-49: 13-15

L. Giacomelli, Picchiotto, in Bagliori d’antico. Bronzetti al Castello del Buonconsiglio, a cura di M. Leithe-Jasper - F. de Gramatica, Trento 2013, pp. 116-119, scheda 17

W. Koeppe, Campanello di Girolamo Roccabruna, in I Madruzzo e l'Europa 1539 - 1658. I principi vescovi di Trento tra Papato e Impero, catalogo della mostra a cura di L. Dal Prà, Trento 1993, pp. 376-377, scheda 115;

U. Raffaelli, Arte del ferro tra Italia ed Austria. Chiavi, serrature e dall'XI al XIX secolo, in Oltre la porta. Serrature, chiavi e forzieri dalla preistoria all'età moderna nelle Alpi orientali, catalogo della mostra a cura di U. Raffaelli, Trento 1996, pp. 137-159: 145-146, p. 228, scheda 236;


30/04/2020

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