Un Giardino stravagante. I Ciucioi di Lavis

Giardino Bortolotti o dei "Ciucioi" tra le balze rocciose del Doss Paion, che guarda  Lavis

In Trentino sono stati censiti e catalogati quasi centocinquanta i parchi e i giardini storici di varie epoche e tipologie: un patrimonio che attesta la secolare vitalità dell’architettura del verde anche in una regione meno vocata di altre, per clima e morfologia, alla realizzazione e sopravvivenza di questi fragili beni culturali, particolarmente esposti a trasformazioni e interventi inappropriati. 

Un caso eclatante è offerto dalle balze rocciose del Doss Paion, affacciate sull’abitato di Lavis. Su questa costa scoscesa e inospitale si sviluppa inaspettato l’impianto romantico “in verticale” pensato e realizzato dal visionario proprietario Tommaso Bortolotti (1796-1872): un percorso scenografico, una narrazione fortemente simbolica, che traccia nel paesaggio un segno inconfondibile. 

I misteri del giardino Bortolotti detto “dei Ciucioi” iniziano fin dal nome, forse derivato dalla denominazione locale della cinciallegra o dalla vicina dogana (Zum Zoll in tedesco). La costruzione prese avvio a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento dai terrazzamenti inferiori, collegati alla casa del proprietario, che sorgeva poco lontano. Uomo di solida cultura tecnica e scientifica, Tommaso Bortolotti era anche un sognatore: dedicò tutta la vita e ogni risorsa alla realizzazione del suo giardino, che alla sua morte, nella primavera del 1872, aveva raggiunto il suo assetto di “città ideale”, scaturita direttamente dalla roccia, in uno straordinario intreccio di artificio e natura. L’opera, che si mantenne sostanzialmente integra fino ai primi decenni del Novecento, nel corso del secolo perse invece le sue caratteristiche formali, con l’avanzamento della vegetazione infestante e crolli diffusi.

L’antico ingresso, chiuso a seguito dei passaggi di proprietà e delle trasformazioni del complesso, si apriva a ovest dell’attuale e immetteva al camminamento a spirale che sale attorno alla “casa del giardiniere”, punto di accesso ai terrazzamenti e al resto del giardino. All’aspetto funzionale si intrecciarono le valenze filosofiche comuni a tutto il progetto, di probabile ispirazione massonica: nelle intenzioni di Bortolotti, il percorso, che si insinua nella roccia, con continui trapassi dall’ombra alla luce, doveva corrispondere simbolicamente alla prima tappa di quell’itinerario di formazione iniziatica capace di innalzare progressivamente lo spirito dalle cose del mondo alla ‘vera’ conoscenza delle sue leggi universali.

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04/01/2021

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