Giardini centrali di Arco

Arco, via G. Marconi

[ Fig. 1. Veduta aerea dei giardini centrali di Arco. Foto di Claudio Clamer]

Condizione giuridica: proprietà pubblica, Comune di Arco
Uso attuale: giardino e viale pubblico

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Sono le favorevoli condizioni ambientali del territorio gardesano a favorire, nella seconda metà del XIX secolo, la popolarità di Arco come Kurort, rinomata stazione di cura dove l’alta società mitteleuropea può giovarsi degli effetti terapeutici del clima mite.

Agli imprenditori locali si affiancano concorrenti austriaci e tedeschi che contribuiscono a dotare la cittadina di numerose strutture volte a soddisfare le nuove esigenze turistiche. Ospiti illustri concorrono ad accrescere la fama del Kurort, primo fra tutti l’arciduca Alberto d’Asburgo, che vi soggiorna a partire dal 1872 e vi si stabilisce; Arco si arricchisce così anche di magnifiche ville con giardini.

In questo quadro vivace si inserisce il progetto di creare attorno all’antico nucleo cittadino una fascia verde destinata al passeggio e allo svago, che prende forma dal 1871 sotto la direzione dell’architetto-ingegnere Tamanini e del collega Tavernini.

L'impresa si concretizza nei due poli della Kurpromenade, bordata da filari di magnolie, e del Kurplatz, un ampio spazio verde che si estende a meridione della Collegiata, con un impianto le cui rigide simmetrie vengono riviste in una seconda fase con riferimento alle composizioni tardo romantiche del francese J. Charles-Adolphe Alphand nella Parigi di Haussmann.

Altri edifici nati sempre su progetto dei due ingegneri sono il Kurhaus, che diverrà poi Grand Hotel des Palmes, ed il Kurcasino, che alla funzione curativa abbina locali di ristoro e di ricreazione. Contemporaneamente i giardini vengono ampliati verso sud a ornamento delle nuove strutture.

A cavallo con il nuovo secolo, la crescente fortuna del Kurort, consolidata dalla costruzione della nuova linea ferroviaria di collegamento con la via del Brennero, sollecita nuovi interventi e iniziative. Mentre il Casino di cura si dota del nuovo salone delle feste progettato da Emilio Paor, l'area dei giardini centrali raggiunge il massimo sviluppo; vengono realizzati tra l'altro una veranda coperta, un Musikpavillon e un nuovo viale per il passeggio ornato da palme e aiuole di rose (fig.2).

Questa fase di espansione viene definitivamente interrotta dalla Grande Guerra e da interventi novecenteschi che compromettono l'antica continuità degli spazi verdi mettendo a rischio la stessa immagine di Arco come "città giardino'. Data alla fine degli anni Novanta un progetto di riqualificazione dell'area verde dietro la Collegiata che tuttavia rispecchia solo parzialmente l'antica sistemazione. Ciononostante, passeggiando per i percorsi dall'andamento sinuoso si possono ancora apprezzare la ricchezza e la varietà della vegetazione, che alterna specie tipicamente mediterranee ad altre che testimoniano il gusto esotico di fine Ottocento. Mentre gli ippocastani regalano magnifiche fioriture in estate, sono le palme le vere protagoniste dei giardini di Arco.

Il visitatore viene così riportato al tempo in cui l'élite mitteleuropea amava passeggiare, conversare, ascoltare musica e ballare tra il rigoglio delle aiuole e le belle architetture liberty (fig.3).

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Per approfondimenti: Parchi e giardini storici in Trentino: tra arte, natura e memoria

parte di: Monumenti verdi

02/02/2017