Il prezzo

Da giovedì a domenica al Sociale Orsini ci porta nell'America del dopo crack del '29

[ Centro Servizi Culturali S. Chiara]

Tra giovedì e domenica il teatro Sociale di Trento ospita uno dei grandi protagonisti del teatro italiano: Umberto Orsini sarà infatti in scena con la regia di Massimo Popolizio con una pièce che conduce nell'atmosfera americana dopo il crollo del ’29, quando la crisi si fa sentire anche per la borghesia. 

Lo spettacolo debuttò nel 1968 al Morosco Theatre di Broadway con grande successo (429 repliche consecutive). In Italia fu ripreso nel 1969 con Raf Vallone e Mario Scaccia.

"Qual è "Il Prezzo"? È quello che ognuno di noi paga per vivere - questo il commento che la Compagnia Orsin i dedica allo spettacolo -. Due fratelli, di famiglia agiata, dopo il crollo finanziario del 1929, hanno assunto due posizioni completamente antitetiche. Uno, Victor, ha abbandonato gli studi nei quali brillava, si è arruolato in polizia per poter mantenere il padre caduto in miseria. L'altro, Walter, sottraendosi alle responsabilità familiari, ha proseguito gli studi ed è diventato un grande chirurgo.

La nostra vita è ancorata alle scelte operate nel passato. In quelle scelte, sia pur condizionate in diversa misura, noi avevamo bene o male creduto, tanto è vero che le abbiamo fatte o subite. Ma col passare del tempo ciò che sembrava importante cambia, diventa a volte grottesco, a volte ridicolo, a volte tragico. È impossibile quindi per l'uomo distinguere in modo definitivo il bene dal male, perché tutto muta e, in questa fluidità dell'esistere, è illusorio porre le basi di un edificio morale che resista all'erosione del tempo.

Miller affronta ne "Il Prezzo" il tema della conoscenza, una conoscenza non metafisica ma tutta terrena e umana. Come se la nostra vita, il nostro passato, analizzati nel presente, ci appaiono talvolta come un sogno o una storia che qualcuno ci abbia raccontato e dove la distinzione fra realtà e irrealtà è quasi impossibile. Commedia costruita per quattro caratteri che rappresentano uno spaccato di una società che non è solo americana ma nella quale ognuno di noi, oggi più che mai, può riconoscersi e perciò interrogarsi. Personaggi tondi, vivi, vulnerabili che, grazie alla sublime scrittura di Miller, ci trascinano in un mondo dove l'ironia livida, i dubbi, la cattiveria e l'incertezza riempiono lo spazio scenico che, nella sua immobilità, si presenta come un ring dove lo scontro avviene attraverso un intreccio di parole che rimbalzando da un lato all'altro e ti tolgono il respiro".


08/03/2017