In via Esterle è emersa l'antica Tridentum

Si tratta di un’area cimiteriale risalente al IV secolo d.C. Al momento sono state individuate cinque sepolture 

[ Soprintendenza per i Beni culturali]

“Scavare è come sfogliare un libro fatto di pagine di terra, che una volta rimossa non si può però rileggere: questo richiede estrema attenzione”.

Con quest’evocativa immagine del lavoro dell’archeologo, il dirigente della Soprintendenza per i Beni culturali Franco Marzatico introduce le recenti scoperte archeologiche effettuate a Trento, in via Esterle dove, in occasione dello scavo per la realizzazione di un garage sotterraneo, gli archeologi hanno riportato alla luce ulteriori resti di età romana. 

“Non è una novità che il tessuto urbano sia interessato da continui ritrovamenti archeologici. Non siamo di fronte alla metro C di Roma, ma Trento presenta comunque una consistente stratificazione, dall’epoca romana al tardo antico e fino al medioevo. Presso l’antico corso del Fersina, si immaginava che le esondazioni avessero distrutto le antiche stratificazioni, invece sono tornate alla luce importanti testimonianze" - conclude il soprintendente.

L’assessore alla cultura Mirko Bisesti parla invece di “un ulteriore elemento che va ad arricchire la storia e il patrimonio della città di Trento”.

Nel dettaglio dei ritrovamenti entra quindi la responsabile delle ricerche archeologiche Cristina Bassi dell'Ufficio beni archeologici, diretto da Franco Nicolis: "Della Trento romana siamo convinti di sapere tantissime cose. La città antica, con le sue mura e l’interno del perimetro murario, è abbastanza nota, se ne conosce nel dettaglio l’articolazione interna delle parti principali.

Conosciamo molto anche del settore occidentale, caratterizzato dallo sviluppo di un’edilizia resistenziale prestigiosa. Il settore orientale si caratterizza per l’anfiteatro, in quello meridionale giungeva la strada da Verona, con l'ingresso nella Porta Veronensis. Come era consueto in età romana, le necropoli erano all’esterno delle mura: in via Paradisi, nella zona delle Canossiane, sotto la basilica di San Vigilio.

Un aspetto che ha sempre intrigato gli archeologici riguarda il corso del Fersina in età romana - continua -. Il 4 febbraio nel corso dei lavori per il parcheggio, lungo l'antico suo corso  sono avvenuti dei ritrovamenti lapidei: ci siamo precipitati e abbiamo immediatamente iniziato le verifiche. Si tratta di testimonianze di epoca romana, ma collocate a quota meno sette metri, non tra i due e i quattro come le altre presenti in città. Ciò significa che le cose da conoscere di Tridentum sono ancora molte", osserva.

La scoperta di via Esterle, al di fuori della cinta urbica di Tridentum, riveste dunque carattere di eccezionalità tra i rinvenimenti effettuati fino ad oggi nel centro del capoluogo per la profondità e la vastità dell’area interessata.

Dai depositi ghiaiosi sono emerse alcune lastre monumentali risalenti all’epoca romana, poste sul fondo di una trincea in maniera sconnessa dal punto di vista stratigrafico. Le indagini hanno permesso di riconoscere, al di sotto di una potente sequenza di alluvioni, un’area cimiteriale risalente al IV secolo d.C. Al momento sono state individuate cinque sepolture ad inumazione con cassa litica o in muratura, una delle quali con caratteristiche monumentali.

“Abbiamo trovato una sepoltura ancora chiusa, realizzata in lastre in pietra, che conteneva i resti di un bambino. Una struttura ampia, che probabilmente è già stata esplorata in antico, in quanto il corredo e le probabili altre ossa che conteneva sono state rimosse" - riprende Bassi.

Tra i reperti, figura anche “una splendida stele funeraria, decorata con tre oggetti, una coppa rituale (patera), un’anfora ed un mestolo (simpulum), manufatti che potrebbero essere riconosciuti sia come strumenti del culto sia come strumenti di lavoro. Un unicum in Trentino. La stele è stata infatti posta dai membri di una corporazione, di cui però non è noto il nome (religiosa? lavorativa?), per due defunti, di condizione servile, probabilmente membri anch’essi della medesima".

Un’altra lastra è decorata invece con un grande vaso ed elementi vegetali. "Curioso come la superficie appaia invece completamente libera fatta eccezione per la porzione superiore dove è incisa una V, parte della formula v(ivusf(ecit), tipica dei monumenti funerari. L’assenza in questo caso dei nomi dei defunti e del dedicante suggerisce possa trattarsi di un “non finito”, una lastra di bottega in parte già predisposta per la sua commercializzazione che sarebbe avvenuta dopo la definizione del testo da parte dell’acquirente.

Per questa necropoli, che venne a svilupparsi nel corso del IV secolo d.C., vennero impiegati materiali provenienti da altre aree cimiteriali più antiche ma non solo; infatti la presenza di manufatti non completati in tutte le loro parti indica che, nel caso specifico, sono state utilizzate anche lastre provenienti dal magazzino, ormai dismesso, di un lapicida", conclude l'archeologa.


07/03/2019