J'accuse! 1914-1918: opposizione, rifiuto, protesta e L'ultimo anno
Alle Gallerie una tre giorni di studi che pone l'accento non sulla guerra ma sulla pace e una mostra in prospettiva europea sull'anno conclusivo della Grande Guerra
Una seconda metà di novembre di grande intensità quella preannunciata dal direttore della Fondazione museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi. Mentre si avvicina il 2018, anno in cui si concluderanno le iniziative dedicate alla commemorazione del centenario della Grande guerra, si moltiplicano infatti i punti di vista per riflettere su quello che è stato un conflitto che ha scardinato ogni precedente idea di guerra e della sua percezione tra soldati e civili.
“Presentiamo innanzitutto e con rilievo il convegno di giovedì – esordisce Ferrandi – che sottolinea un importante obiettivo a livello nazionale e internazionale nel mettere a fuoco un tema trattato durante gli anni Sessanta e Settanta ma poi in qualche modo accantonato, quasi rimosso”.
Dal 16 al 18 novembre presso le Gallerie di Piedicastello si svolgerà in tal senso il convegno internazionale
J'accuse! 1914-1918: opposizione, rifiuto, protesta, una tre giorni di studi che pone l'accento non sulla guerra ma sulla pace, invertendo una tendenza che si è fatta comune nelle tante commemorazioni del Centenario. Alla fine della seconda giornata verrà proposto anche lo spettacolo teatrale “Spose di guerra” a cura di Indigena Teatro.
Si tratta di eventi che costituiscono un preludio alla grande mostra “L'ultimo anno 1917 -1918” che verrà inaugurata alle Gallerie l’1 dicembre alle 20.30, curata dallo storico Lorenzo Gardumi.
“Il tema delle forme di rifiuto e di protesta e gli effetti che la Grande Guerra produce dentro le dinamiche di partito e la società di chi alla guerra si oppone è stato rimosso – prosegue il direttore -. Rispetto alla stagione della storiografia in cui si legava al dibattito sulla storia del movimento operaio e delle classi subalterne, oggi avvertiamo una distanza geologica. Sembra non ci sia uno sforzo concettuale, storiografico e anche di collocazione di questa vicenda dentro il dramma dell’implosione dell’Europa del tempo. L’idea della guerra come qualcosa di ineluttabile è ancora vivo a cento anni di distanza, per questo è necessario dare spazio a voci critiche”.
In questo contesto, si è potuto rilevare quanto le fonti siano scarse e come siano pochi gli specialisti ad occuparsi di questi temi. Il convegno va in direzione di interrompere questo flusso proponendo diverse chiavi di lettura, e un’operazione analoga è quella che porterà avanti la mostra “L’ultimo anno”. L’esposizione si occuperà non solo dei soldati ma anche dei civili mettendo in luce come nonostante Caporetto e l’esodo di cinquecento mila profughi, una volta in più si siano rimosse le ricadute potenti della guerra sulla popolazione, con il coinvolgimento di milioni di civili nella 'macchina infernale'".
“Una guerra sporca, che non rispetta le distinzioni tra combattenti e civili, che approfondiremo non ‘trentinizzandoci’, un atto liberatorio alla fine del centenario dopo le tossine di polemiche stucchevoli, all’interno del gioco tragico che sottovaluta l’eredità della Grande Guerra” - conclude Ferrandi.
Il convegno – si inserisce Quinto Antonelli – nasce da collaborazioni nazionali e internazionali di altissimo livello. La sua caratteristica principale è la sua inattualità come la ricerca storica, che è sempre un po’ guastafeste del pensiero unico. Tra i nomi importanti si ricordano quelli di Bruna Bianchi, che si occupa in particolar modo della situazione delle donne, femminismo, e Giovanna Procacci che approfondisce gli aspetti sottaciuti dei civili dal punto di vista del regime cui sono sottoposti”.
Attraverso cinque sessioni, il convegno spazia da temi quali “socialismo e anarchismo” alle “confessioni religiose, quindi “pacifismi e intellettuali”, “neutralismo” e “protesta e agitazione fra le masse”.
Per quanto riguarda “L'ultimo anno 1917 -1918”, il curatore Lorenzo Gardumi illustra la sua dialettica tra militari e civili e il focus su due eventi di portata internazionale quali la Rivoluzione russa che sovverte il panorama bellico e l’entrata in guerra degli Stati Uniti.
“Non si capisce la disfatta se non si analizza perché vi si è arrivati – spiega Gardumi – Analizzeremo le cause del disastro militare, la situazione del dopo Caporetto, la conclusione a Vittorio Veneto, ma anche i civili dimenticati. Lo faremo attraverso parole quali profughi, violenze sessuali e altre di rado prese in considerazione. L’obiettivo è di tornare ai protagonisti veri della guerra attraverso le testimonianze
Si segnala infine che, venerdì 17 novembre alle 18.30, alla fine della terza sessione del convegno, la compagnia Indigena Teatro, diretta dal regista Stefano Scandaletti, proporrà il dramma in un atto di Marion Craig Wentworth Spose di guerra (War brides). Quest'opera teatrale, fu rappresentata per la prima volta nel 1915 a New York ed entusiasmò migliaia di spettatori. Tradotto in italiano e pubblicato dalla casa editrice Il Martello di New York (e ora ripubblicato dalla Fondazione Museo storico del Trentino nella collana “Passati presenti”), divenne un classico del pacifismo femminista.
15/11/2017