La Collezione Cavallini Sgarbi. Da Niccolò dell’Arca a Francesco Hayez

A Castel Caldes 80 capolavori "rivelano la storia di una infinita e appassionante caccia amorosa"

[ Collezione Cavallini Sgarbi]

Fino al 3 novembre Castel Caldes si trasforma in un raffinato salotto d'arte. Dal pomeriggio di giovedì 6 giugno, infatti, nelle sale del maniero le cui origini sono duecentesche, sarà visitabile un percorso lungo quattro secoli che, dalla seconda metà del Quattrocento, radunerà 80 opere della collezione Cavallini Sgarbi. Si tratta di una inedita selezione “Da Niccolò dell’Arca a Francesco Hayez”.

La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Cavallini Sgarbi, la Fondazione Elisabetta Sgarbi, e la direzione artistica di Contemplazioni, è organizzata dall’Azienda per il Turismo Val di Sole e promossa dalla Provincia Autonoma di Trento, dal Castello del Buonconsiglio monumenti e collezioni provinciali, dal Comune di Caldes, da Trentino Marketing e dalla Comunità della Val di Sole.

Dalla casa di Ro Ferrarese, dove sono riuniti quarant’anni di appassionata attività collezionistica, approderanno presso le stanze di Castel Caldes 80 opere, tra dipinti e 3 sculture, dal XV al XIX secolo: una antologia che intende illustrare l’identità di una collezione idealmente senza confini, aperta a molte curiosità coincidenti con temi di studio sperimentati e altri del tutto nuovi.

La mostra si apre con una emergenza assoluta del Rinascimento italiano, il San Domenico in terracotta modellato nel 1474 da Niccolò dell’Arca e collocato in origine sopra la porta “della vestiaria” nel convento della chiesa di San Domenico a Bologna, dove tra il 1469 e il 1473 l’artista attese all’Arca del santo da cui deriva il suo pseudonimo.

Seguono i capitelli in marmo di Domenico Gagini, le terrecotte di Matteo Civitali e Agostino de Fundulis, e una straordinaria raccolta di preziosi dipinti, perlopiù su tavola, eseguiti tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento: ai pittori nati o attivi a Ferrara - Boccaccio Boccaccino, Giovanni Battista Benvenuti detto l’Ortolano, Nicolò Pisano, Benvenuto Tisi detto il Garofalo - si affiancano autori rari come Antonio Cicognara, Liberale da Verona, Jacopo da Valenza, Antonio da Crevalvore, Giovanni Agostino da Lodi, Nicola Filotesio detto Cola dell’Amatrice, Johannes Hispanus, Bernardino da Tossignano, Bartolomeo di David, Lambert Sustris.

Il focus sulla “scuola ferrarese” prosegue agli inizi del XVII secolo con i dipinti di Sebastiano Filippi detto il Bastianino, Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino, Giuseppe Caletti e Carlo Bononi. Contestualmente si potranno ammirare riconosciuti capolavori della pittura italiana del Seicento, tra i quali conviene citare almeno la Cleopatra di Artemisia Gentileschi, la Maddalena scortata dagli angeli di Pier Francesco Mazzucchelli detto Morazzone, il San Girolamo di Jusepe Ribera, e il Ritratto di Francesco Righetti di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Quest’ultimo dipinto si pone al vertice di una straordinaria galleria di ritratti che compendia lo sviluppo del genere dall’inizio del Cinquecento alla fine dell’Ottocento, tra pittura e scultura, da Lorenzo Lotto a Francesco Hayez, con specialisti quali Bartolomeo Passerotti, Nicolas Régnier, Philippe de Champaigne, Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio, Enrico Merengo, Ferdinand Voet, Giovanni Antonio Cybei, Lorenzo Bartolini, Raimondo Trentanove e Vincenzo Vela.

Altrettanto avvincente è il percorso tra dipinti “da stanza” di tema sacro, allegorico e mitologico del Sei e del Settecento: una selezione di sorprendente varietà, e di alta qualità, che riflette gli interessi sconfinati e la frenesia di ricerca del collezionista, con 4 maestri della scuola veneta (Marcantonio Bassetti, Pietro Damini, Johann Carl Loth, Giovanni Antonio Fumiani), emiliana (Simone Cantarini, Matteo Loves, Marcantonio Franceschini, Ignaz Stern detto Ignazio Stella), romana (Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino, Angelo Caroselli, Pseudo Caroselli, Giusto Fiammingo, Antonio Cavallucci), toscana (Giacinto Gimignani, Livio Mehus, Alessandro Rosi, Pietro Paolini).

L’allestimento coinvolgerà anche gli spazi del Castello del Buonconsiglio a Trento, dove sarà esposto, per tutto il periodo della mostra, il capolavoro di Giovanni Prata dal titolo “Salomè” (1518 circa, olio su tela, 83 x 72 cm). Tale iniziativa ha lo scopo di evidenziare l’impegno nella valorizzazione dei beni territoriali, come sostiene Laura Dal Prà, direttore del Castello del Buonconsiglio: «Da tempo la Val di Sole è in attesa di ospitare un avvenimento di grande rilievo culturale e la mostra risponde a questa comprensibile aspettativa. Nel contempo essa fornisce nuovo impulso all’impegno assunto nel 2014, anno in cui il complesso di Castel Caldes è stato aggregato quale quinta sede al museo di cui sono responsabile, impegno che stiamo rispettando non solo con interventi di adeguamento alla fruizione pubblica e iniziative costanti di conservazione, ma anche con programmazione di attività di valorizzazione, eventi, offerte didattiche, accoglienza di proposte avanzate dalla comunità locale».

(da Ufficio stampa Contemplazioni)


04/06/2019