La XX edizione delle giornate nazionali dei castelli

Al centro in Trentino il tema della valorizzazione e gestione dei 146 edifici fortificati presenti, tra conservati e a rudere

[ Chiara Tomasoni ©]

"Una giornata che ha dimostrato come il confronto tra le diverse esperienze risulta sempre costruttivo: ascoltare gli altri può dare nuovi spunti di crescita e di condivisione delle iniziative e degli sforzi che ci sono e sono tanti per tutti. Per il 2019 la Giornata Nazionale dei Castelli verrà riproposta e ampliata nei tempi a tutto il giorno con un maggior numero di castelli e proprietari coinvolti, adottando come sede un castello privato".

Con questa riflessione Giorgia Gentilini, architetto e Presidente Istituto Italiano dei Castelli Onlus - Sezione Trentino Alto Adige, propone uno sguardo sulla 20esima edizione della Giornate nazionali dei castelli, svoltesi lo scorso 19 e 20 maggio a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli Onlus a carattere scientifico fondata nel 1964 da Piero Gazzola le cui sedi regionali sono presenti in tutte le regioni italiane. 19 le regioni, coinvolte, 33 i siti interessati.

In Trentino l’iniziativa si è svolta presso il Castello del Buonconsiglio, organizzata dalla sezione TRENTINO-ALTO ADIGE dell’Istituto Italiano dei Castelli, regione che possiede ben 234 castelli di cui 88 scomparsi, 80 in stato di rudere più o meno avanzato, 66 ben conservati. Si è voluto affrontare il tema della valorizzazione e gestione dei 146 edifici fortificati presenti, tra conservati ed a rudere, dando voce ad una rappresentanza delle tante e diverse realtà dei castelli di proprietà pubblica, non solo provinciale, e dei molto più numerosi di proprietà privata.

Si sono volute anche verificare le affinità e le differenze a livello regionale con l’esperienza del Südtiroler Burgeninstitut che raccoglie ben 390 soci proprietari di Castelli o residenze nobiliari.

Il tavolo di confronto, di cui proponiamo di seguito una sintesi dei singoli interventi, è iniziato ascoltando l’esperienza della direttrice del Castello del Buonconsiglio  Laura Dal Prà riguardo I castelli di proprietà provinciale in Trentino.

Nel suo intervento riguardante la realtà composita del museo del Castello del Buonconsiglio, Dal Prà si dichiara innanzitutto convinta della potenzialità enorme rappresentata dalla realtà dei castelli trentini sia come volano di cultura sia come elemento attrattivo nel comparto turistico, come dimostra anche l’esperienza positiva del Trenino dei castelli. Un orientamento altrettanto forte impresso negli ultimi anni è costituito dalla differenziazione tra le proposte nei cinque castelli, coerenti con la configurazione e la storia di ciascuno di essi: la falconeria a Castel Stenico, l’evento di All’armi all’armi a Castel Beseno, i racconti cortesi e cavallereschi a Castel Caldes, la rievocazione del Trionfo tridentino al Buonconsiglio, i duelli e l’equitazione a Castel Thuin, ad esempio. Un modo per sottolineare la complessità della storia castellana del Trentino e fornire lo stimolo per comprenderla appieno con le tante iniziative proposte.

Luca Gabrielli, Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, ha relazionato su L’attività della Rete Castelli del Trentino. Nata nel 2012, la Rete dei Castelli del Trentino è un progetto di coordinamento informale che promuove progetti di studio e attività di divulgazione rivolte al pubblico, allo scopo di favorire nel residente o nel turista la consapevolezza intorno al fenomeno dei castelli come tratto caratterizzante del paesaggio trentino, migliorare le condizioni di accessibilità e fruizione dei castelli e in generale stimolare nel pubblico una sempre migliore percezione del patrimonio culturale presente sul territorio.

La Rete, coordinata dalla Soprintendenza per i beni culturali, riunisce ad oggi 33 castelli di proprietà pubblica o privata, su un totale di 155 tuttora esistenti. Ogni anno essa offre un calendario unico delle attività di intrattenimento e animazione culturale nella stagione estiva all’interno dei castelli aderenti; sviluppa inoltre progetti territoriali come il Trenino dei castelli nelle valli di Non e Sole, o il circuito dei castelli nei comuni dell’Alto Garda, e cura la realizzazione di percorsi di visita e allestimenti museali all’interno delle sedi aderenti.

La realtà del Südtiroler Burgeninstitut è stato illustratada Walter Landi, membro del Consiglio Direttivo del medesimo Istituto. Il Südtiroler Burgeninstitut (“Istituto sud-tirolese dei castelli”) è un'associazione che dal 1963 si impegna nella tutela e nella conservazione dei monumenti storico-architettonici di proprietà privata. Suo scopo, in particolare, è la salvaguardia di castelli, rocche, residenze nobiliari e siti fortificati della provincia di Bolzano, nonché di beni culturali ad essi legati. L'Associazione costituisce un'istanza sia per i proprietari di questi edifici sia per gli appassionati che a questi monumenti siano legati per interessi di studio. Quest’impegno si traduce in primo luogo nella gestione dei due castelli di sua proprietà, cioè Castel Trostburg e Castel Taufers. Accanto ad essi essa gestisce da alcuni anni Castel Moos-Schulthaus e collabora attivamente nell’amministrazione di Castel Hocheppan, entrambi siti nel territorio di Appiano. Conformemente ai propri statuti, il Südtiroler Burgenintitut promuove inoltre lo studio dell’architettura fortificata e a questo scopo, oltre a gestire una biblioteca specialistica di castellologia e storia patria, dal 1978 è editore della rivista “Arx”, dedicata ai castelli di Baviera, Austria e Sudtirolo, nonché della collana “Burgen”, costituita da guide monografiche dedicate ai castelli della provincia di Bolzano, la quale – fondata nel 2006 – è nel frattempo arrivata al 15mo volume.

L’esperienza della Bastia di Storo. Su questo argomento ha esposto Nicoletta Pisu, Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. A partire dal 1464, nella “Costa del Foglar”, svettava una fortezza voluta dagli abitanti di Storo: pochi decenni dopo, stando ai documenti scritti, la fortificazione viene demolita.

A lungo è rimasto ignoto il luogo in cui sorgeva la Bastia, fino a che, all'inizio degli anni 2000, un gruppo di appassionati locali individuò i pochi resti delle murature antiche, segnalandoli subito al Comune di Storo e alla Soprintendenza. Dopo essere stati puliti, fotografati, rilevati e parzialmente indagati questi resti sono stati consolidati e resi visibili con un progetto di valorizzazione condiviso dall'Amministrazione comunale con la Soprintendenza (Ufficio beni archeologici e Ufficio beni architettonici), il Servizio Foreste, Ufficio di Tione, il S.O.V.A., nonché gli scopritori del sito.

L’esperienza si è rivelata assai positiva (inaugurazione 20 maggio 2018) anche se si sono dovute affrontare inizialmente alcune difficoltà, ad esempio la ricerca di un linguaggio comune fra i vari “attori” e l’individuazione di obiettivi raggiungibili in tempi ragionevoli e con sempre minori risorse finanziarie.

Oscar Bertagnolli ha raccontato che Castel Pietra a Calliano appartiene alla sua famiglia dal 1738 e che un importante intervento di restauro è stato eseguito tra il 2011 e il 2013. A fronte di questo il 1.7.2014 è stato aperto dopo essere stato trasformato in una location che può ospitare qualsiasi tipo di evento. Oltre ai percorsi di visita che consentono al visitatore di capire l’importanza storica del maniero, sono adesso disponibili diverse sale attrezzate per convegni, banchetti, eventi aziendali, eventi privati e Matrimoni. Per questi ultimi vi è anche la possibilità di organizzare il rito civile direttamente nel Castello. Si sta quindi consolidando la nuova attività che la Famiglia proprietaria ha attivato per poter ambire ad un autofinanziamento di mantenimento e conservazione di uno dei Castelli più in vista della Vallagarina. 
Non sono stati trascurati i confort ed i servizi dedicati agli ospiti: Castel Pietra è climatizzato e cablato per poter accontentare anche la Clientela più esigente.

Filippo Pazzi, in rappresentanza della proprietà, ha aggiornato la situazione relativamente a L’attività di valorizzazione della famiglia Pazzi per castel Nanno. L’edificio appartiene al patrimonio storico-artistico e culturale del Trentino ed è segnato da una lunga storia, in gran parte sconosciuta nonostante abbia ospitato personaggi storici importanti ed influenti della storia trentina.Nel corso degli anni il castello è stato depredato e saccheggiato, sono stati asportati elementi metallici e lapidei; tutt'ora un solaio risulta mancante.

Fino ad oggi il castello è stato tenuto principalmente per uso privato ed è stato aperto gratuitamente al pubblico solamente per alcune manifestazioni, quali: la corsa non competitiva organizzata da Pro Loco di Tassullo “4 Ville in fiore”, visite guidate organizzate nel 2015 durante le giornate del FAI di Primavera, la manifestazione organizzata nel 2017 dalla Pro Loco di Nanno denominata “C'era una volta a Castel Nanno” ed altri eventi.

Si prosegue con l’esperienza e l’attività di castel Campo a Fiavè. Qui Marina Clerici Rasini, proprietaria, si è trasferita in modo stabile circa 15 anni fa, qualche anno dopo la morte di mio marito. Una volta portati a termine dei lavori strutturali essenziali per la stabilità e l'esistenza stessa del castello sono state intraprese molte attività che si sono evolute gradualmente, assecondando l'ambiente e le sue caratteristiche.Nel cortile ha ospitato concerti, spesso in cambio di ospitalità per orchestre e seminari di musica, spettacoli di teatro, “cene con delitto”, ricevimenti. All'interno ospitano eventi di vario tipo tra cui “Fuga dal Castello”, un gioco per piccoli gruppi molto impegnativo. Oggi prosegue con giornate di mercato agricolo e artigianale, progetti e incontri per bambini e per adulti. E stata fondato un'azienda agricola biologica sui 38 ettari di terreno circostante e la ONLUS Campo Base con cui vengono organizzati campi estivi internazionali per bambini e ragazzi con gravi patologie. 

Giorgia Gentilini, architetto e Presidente Istituto Italiano dei Castelli Onlus - Sezione Trentino Alto Adige, nell’ intervento dal titolo “Il castello di Castellalto. Un castello privato affidato ad un ente pubblico. Quali prospettive?” ha illustrato il progetto di restauro e consolidamento del castello di Castellalto, complesso fortificato privato ma dato in comodato al comune di Telve nel 2011, mostrando i lavori eseguiti come lo scavo e la rimozione del materiale di crollo, la rimozione della vegetazione, le opere di consolidamento delle murature e delle volte, i rifacimenti murari. L’architetto ha quindi esposto la situazione dei finanziamenti a seguito della emanazione della Legge provinciale 22 aprile 2014, n. 1 secondo la quale cessano di essere finanziate le opere e gli interventi promossi dagli enti locali. A seguito di questa legge sono state eseguite delle opere di completamento utilizzando fondi propri del comune di Telve (settembre 2015), è stato pedisposto un progetto di manutenzione straordinaria da parte della Soprintendenza per i beni culturali in diretta amministrazione (agosto 2017) ed infine è stato realizzato il progetto di recupero del passo carraio di accesso dalla Corte aperta alla Corte Nuova per raggiungere il “belvedere” sopra l’ambiente voltato depositando la domanda di finanziamento utilizzando al GAL del Trentino Orientale (Gruppo di Azione Locale) all’interno del progetto Leader (ottobre 2017). In conclusione, come prospettiva futura, per i Comuni proprietari di castelli o in comodato la scelta obbligata è quella di utilizzare fondi propri o di richiedere finanziamenti esterni come il GAL o similari.

Monica Olivieri, ingegnere, ha concluso la mattinata presentando un intervento dal titolo Castel Mani. Proposte di valorizzazione. I ruderi di castel Mani nel comune di San Lorenzo-Dorsino rappresentano un frammento ridotto, nascosto e dimenticato di una roccaforte vescovile del XII secolo, che durante la storia delle Giudicarie ha svolto un ruolo secondario al vicino castel Stenico, ma fondamentale per il settore del Banale in quanto struttura per la difesa e  controllo del territorio. Queste le motivazioni iniziali che hanno portato alla stesura di un progetto di tesi svolto nell'a.a. 2016/ 2017 all'Università di Trento e dal titolo " I ruderi di Castel Mani nel Banale fra valorizzazione e conservazione. Progetto di restauro e cantierizzazione con il supporto di strumenti BIM", e nel quale, a seguito di una fase iniziale di conoscenza necessaria per determinare il valore ma anche le problematicità dell'opera,  si è definita la proposta progettuale per la valorizzazione del rudere. 


03/07/2018