Nuove sale restaurate a Castel Caldes

Il percorso di visita del castello si amplia con l'apertura di quattro nuovi ambienti decorati, di cui si è recentemente concluso l'intervento conservativo.

Particolare della decorazione pittorica cinquecentesca emersa nel corridoio al primo piano.

Si sono conclusi da poche settimane i lavori di restauro di quattro sale di Castel Caldes, il monumentale edificio che sorge a presidio della bassa Val di Sole, già dimora di un ramo della famiglia Thun e oggi di proprietà della Provincia autonoma di Trento.

L’intervento si colloca nell’ambito del lungo percorso di restauro generale e di valorizzazione del castello e ha compreso il restauro degli apparati decorativi parietali, il recupero e il riordino degli intonaci antichi e il restauro dei soffitti lignei policromi di tre ambienti del primo piano e di uno del secondo piano. Le quattro sale entrano così a far parte del nuovo percorso di visita al maniero, riaperto al pubblico nel 2015 come sede museale. Oltre alle finalità conservative, il progetto ha affrontato l’impegnativo compito di esplicitare la lettura delle successive fasi decorative, offrendo allo studioso e al visitatore una lettura omogenea delle superfici, ma rispettosa delle varie stratificazioni e degli interventi succedutisi nel tempo.

Nella vasta sala al primo piano che si affaccia a settentrione e a occidente, caratterizzata dalla presenza di due erker monumentali, si è proceduto al recupero del frammento policromo superstite della decorazione a tempera tardo-ottocentesca, che correva come zoccolatura lungo le quattro pareti, quale testimonianza residua dell’ultimo intervento decorativo che ha interessato il maniero.

Laddove i precedenti restauri avevano già privilegiato l’ambito decorativo cinquecentesco rispetto alle sovrapposizioni successive, rimuovendo in tutto o in parte le ridipinture, si è proceduto coerentemente con le scelte già avviate. È il caso dell’ampio corridoio al primo piano, che ha riservato le maggiori sorprese. Posto in continuità con la sala degli erker ed elemento di raccordo con la zona residenziale del castello, questo ambiente ha restituito, dopo la rimozione delle tempere ottocentesche, un ricco appartato decorativo databile agli anni Settanta del XVI secolo.

Lungo le pareti laterali sono stati rimessi in luce gli interventi pittorici cinquecenteschi, articolati in tre registri: una stretta fascia superiore decorata a girali intrecciati su fondo ocra, in corrispondenza degli intervalli delle travature; una finta struttura architettonica a pilastrini poggianti su uno sporto modanato e dentellato, che inquadra una serie di pannelli figurati a grottesca, abitati da creature femminili, motivi fitomorfi e uccelli e stagliati contro un fondo damascato; e un fascione inferiore a grandi specchiature riproducenti anch’esse un motivo damascato giallo e rosso, eseguito a stampini.

Anche il soffitto ligneo in travi a vista – che nel corso del XIX secolo era stato occultato da un controsoffitto in malta e paglia – ha restituito frammenti di decorazione pittorica policroma a motivi arabescati, simili a quelli delle pareti. L’ignoto pittore ha eseguito in modo frettoloso e poco definito alcuni dettagli della decorazione: ciò nonostante, essa risulta di notevole impatto visivo e cromatico, grazie all’impiego su vasta scala di colori vivaci e all’iterazione di motivi decorativi di gradevole effetto.

In corrispondenza del finestrone in fondo al corridoio sono stati rimossi gli strati cementizi di muratura ottocentesca che avevano rimodellato il vano ed è stata ripristinata la decorazione sottostante, che si è rivelata coeva all’impianto decorativo delle pareti laterali. Nello stesso punto sono stati lasciati in vista degli elementi lignei appartenenti ai vecchi serramenti cinquecenteschi. Sono state eseguite una serie di prove dendro-cronologiche non invasive sulle armadiature lignee sia al primo che al secondo piano, che hanno indicato una datazione al 1511.

Nell’adiacente stanza, posta in corrispondenza dello spigolo nord-orientale del castello, sono state restaurate le decorazioni pittoriche ottocentesche, costituite da un fregio a tempera su scialbo di calce, con specchiature a fondo verde sormontate da tendaggi con nappe. Poiché questa decorazione copre un affresco cinquecentesco, si è proceduto fissando leggermente la pellicola pittorica, in modo tale da consentire in futuro una rimozione, qualora si decidesse di recuperare l’assetto più antico. Sul resto delle pareti sono stati puliti gli intonaci antichi, che erano completamente anneriti, avendo cura di conservare le antiche scritte e i disegni a sanguigna presenti in più punti.

Al secondo piano l’intervento ha interessato la grande stanza che occupa l’angolo sud-orientale del castello. Il restauro, particolarmente complesso, ha riguardato sia la decorazione a tempera che tutti gli intonaci antichi, avendo cura di rilevare i livelli stratigrafici degli intonaci e delle numerose scritte – tra cui la data “1578”, presente in due punti – nel tentativo di individuare con precisione la cronologia delle varie fasi di utilizzo e decorazione della stanza. È stato pulito e consolidato il pregevole “fregio azzurro” che corre lungo il margine superiore delle quattro pareti e sono stati individuati e conservati lacerti d’intonaco più antichi. È stata inoltre ricostruita in mattoni pieni la cappa del camino, a partire dall’unico frammento decorato superstite, che ne suggeriva la pendenza e le proporzioni, inserendo una putrella d’acciaio al posto della perduta cornice marmorea. Quest’ultimo intervento, rinunciando a priori a una riproposizione “in stile”, ha avuto il merito di ridimensionare l’apertura della cappa, che somigliava a uno squarcio nel muro.

Il restauro delle superfici interne delle quattro sale ha contribuito al chiarimento dei quesiti rimasti irrisolti durante le fasi del restauro monumentale, suggerendo ipotesi sulla successione delle fasi di decorazione e finitura all’interno della grande dimora gentilizia. Particolare attenzione è stata rivolta alla stratificazione degli intonaci antichi, al rapporto fra questi e le superfici decorate, alla presenza di scritte, date o stemmi tratteggiati a sanguigna o grafite e largamente presenti in tutte le sale.

Eseguito in amministrazione diretta dall’Ufficio beni architettonici della Soprintendenza per i beni culturali di Trento, sotto la supervisione del funzionario arch. Andrea Brugnara, del geom. Marco Franzoi e con la consulenza dell’arch. Ermanno Tabarelli de Fatis e del restauratore Roberto Perini dell’Ufficio beni storico-artistici, l’intervento è stato progettato e diretto dall’arch. Michele Anderle, sulla base di una relazione storica e tecnica degli architetti della Soprintendenza Michela Cunaccia e Cinzia D’Agostino. I lavori sono stati eseguiti tra il 2 maggio 2016 e il 30 giugno 2017 dall’impresa Nerobutto snc di Grigno, che si è avvalsa delle restauratrici Monica Tomelin, Sabrina Ubaldi, Loreta Giacomozzi, Cristina Pilati e Gabriella Setti.

Roberto Pancheri - Soprintendenza per i beni culturali
parte di: Lavori in corso

12/07/2017