"Orchesta di stracci"
Anche l'opera di Michelangelo Pistoletto è presente in #collezionemart, la mostra da pochi giorni inaugurata presso il museo roveretano
Sono due le sezioni cronologiche e tematiche di cui si compone #collezionemart, e si intitolano #modernaclassicità e#canonecontemporaneo.
Di #modernaclassicità, una delle curatrici, Daniela Ferrari, ci presenta il capolavoro di Carlo Carrà, Le figlie di Loth, 1919, olio su tela, 111 x 80 cm, Rovereto, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione VAF-Stiftung
"Nelle Figlie di Loth, Carlo Carrà condensa il risultato delle sue riflessioni, avviate fin dagli anni 1915-1916 sulla riscoperta dei primitivi italiani – Giotto, Paolo Uccello e Masaccio – che trovano corrispondenza nel ritorno al classico e nel recupero di istanze conservatrici scaturite dal disordine del primo conflitto mondiale e calate sull’intero panorama artistico europeo prendendo il nome di rappel à l’ordre.
La lezione classica si compie nella pittura di Carrà attraverso il recupero dell’arcaicità, della purezza e della semplicità. Se anche per Carrà, quindi, si può parlare di ritorno all’ordine, dopo l’avventura futurista e la stagione metafisica degli anni ferraresi, nelle Figlie di Loth, dipinto nel 1919, quest’ordine si manifesta attraverso un arcaismo delle forme e dei volumi che sono costruiti secondo un rigore geometrico puro, collocati in uno spazio-tempo che appare come sospeso, impregnato ancora delle atmosfere misteriose ed ermetiche della sua pittura metafisica.
Il quadro è ormai divenuto un’icona non solo per spiegare l’evoluzione della poetica di Carrà che negli anni Venti collabora alla rivista “Valori plastici” diretta da Mario Broglio, ma anche per rappresentare il coevo clima storico-artistico italiano".
Della Sezione #canonecontemporaneo è, invece Veronica Caciolli a presentarci Orchestra di stracci di Michelangelo Pistoletto, 1968, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
"Gli stracci sono un elemento che attraversa tutta la produzione di Michelangelo Pistoletto diventando emblema di una condizione esistenziale ed artistica.
La loro materialità opaca e caotica costituisce spesso il contraltare perfetto, sia dal punto di vista fisico che concettuale, a lucide superfici. Oltre a questo contrasto formale, in questo lavoro Pistoletto cerca di ottenere una stimolazione sensoriale più completa, aggiungendo gli elementi del suono e del tempo, evocate dalla presenza dei bollitori, che introducono un processo fisico-naturale che sottrae l’opera d’arte alla sua staticità, trasformandola in una sorta di organismo vivente.
L’associazione con l’immagine di un quartetto strumentistico suggerisce un senso di “musicalità della materia cromatica” messo in evidenza dal critico Bruno Corà in rapporto all’opera dell’artista".
26/03/2015