Segnali

A Cellar Contemporary la personale di Federico Lanaro: un'esplorazione della ricchezza di linguaggi dell'artista

Cellar Contemporary, a Trento in via San Martino 52, apre la stagione primaverile 2018 con “Segnali”, mostra personale di Federico Lanaro, che percorre diverse fasi del lavoro dell’artista esplorandone la ricchezza di linguaggi. L'inaugurazione è in programma venerdì 20 aprile alle 18:30 da Cellar Contemporary con la presenza dell’artista (fino all'1 settembre).

Sull'estetica di Federico Lanaro, la curatrice Simona Gavioli osserva:

"Mi è successo, osservando i lavori di Federico Lanaro, tutti nessuno escluso, di pensare a una delle opere, a mio avviso, più interessanti e rivoluzionarie della storia dell’arte: Veduta notturna di Toledo di El Greco. All’interno di questo quadro datato 1601 ritroviamo l’incognita della ricerca del verso giusto, della destra e della sinistra, dell’alto e del basso, del davanti e del dietro e altresì la problematica della presenza dell’osservatore, il limite del quadro che qui pare non esistere e la concezione del segno come gesto inaugurale di un cambiamento.

Non è affatto azzardato pensare che Federico sia partito da qui e da quell’opera che anticipa quel complesso momento culturale, che in realtà non ha date certe e scansioni preordinate, che prende il nome di Romanticismo, per far
crescere un processo che è la somma di tutto il suo percorso artistico e che vede l’elemento naturale – spesso l’albero –, e la presenza umana fuori dal quadro – osservatore – e che dà nome alla mostra Segnali.

I segnali di Federico non hanno velleità artistica (seppur pare difficile non pensarlo) ma sono semplici punti fermi del vissuto, suoi o di chiunque vi si riconosca, che aiutano a tracciare l’esistenza e a resuscitare la memoria. I suoi alberi, l’adesivo del cane che vigila, il pianoforte rimasto sul marciapiede, così come la natura reinterpretata con i "trasferelli" ci
ricorda un po’ un campo di rovine al cui disordine Federico pretende di sostituire l’ordine, e a cui lui sente il bisogno di dare storia dimentico del fatto che sotto gli occhi, come scrisse Augè, ha il cantiere del tempo nello spazio dove costruire l’inventario di miti e oggetti perduti1: osservatori e osservati si confondono fra loro, quanto teorie interpretative e sequenze storiche, reperti ed episodi mitici. Infatti, qualsiasi rovina è una macchina mitopoietica 
capace di narrazioni che si avvale di fantasmi e di esseri perduti in un tempo frusto e consumato, mentre il lontano e il prodigioso sussurrano al pensiero magico o alla leggenda metropolitana, sebbene non vi sia un luogo fisso, perché indeterminati sono gli ascoltatori-lettori di queste storie perdute.

Lo stesso tempo che ritroviamo nel percorso di Federico lo troviamo anche mentre osserviamo l’opera dell’artista greco dove il movimento degli alberi e il colore plumbeo del cielo sono chiaramente il segnale di un imminente cambiamento. Il segnale / segno che osserviamo e ci si presenta davanti e che, nelle opere dell’artista trentino, si danno a vedere istituendo la propria destinazione – il proprio destino – come meta da raggiungere o come sponda su cui rimbalzare.

El Greco ha cambiato il senso delle relazioni umane, alterato l’ordine razionale del mondo, invertito i ruoli e messo le idee dello spettatore sottosopra capovolgendo l’universo. Federico Lanaro è stato capace, con la pittura, di rappresentare la natura come accezione dello specchio dell’interiorità, luogo dell’esperienza dell’individuo, ansia alla ricongiunzione del Tutto. È stato coraggioso nel voler esaltare il suo desiderio di ritrovare un cammino con la semplicità di un albero, perché l’albero è, e sempre lo sarà, un segnale che ci indica dove siamo, e seppur messo a testa in giù, quell’albero ci farà sempre ritrovare la strada. Il coraggio di invertire la marcia, di scontrarsi con l’equilibrio instabile o capovolgere l’immagine, ecco i segni.

Non sono forse questi i segnali del cambiamento?" (dal catalogo della mostra)

Federico Lanaro è nato nel 1979 a Rovereto TN, dove attualmente vive e lavora. Le sue opere, dalla pittura alla scultura
all’installazione, sono caratterizzate da temi trasversali e da un nomadismo linguistico, che riflettono la sua esperienza
personale del mondo che lo circonda. Il suo lavoro è fatto di tante sfumature, come l’arte ecosostenibile, l’attenzione
all’universo green, le ibridazioni tra mondo animale e umano, tra individuo e massa, tra naturale e soprannaturale, il
legame con la sua terra, l’interpretazione dei comportamenti umani.


19/04/2018