Sognando l'Islanda

Uno sguardo alla nuova meta della sezione "Destinazione..." del 65esimo Trento Film Festival

[ 65esimo Trento Film Festival]

Film, documentari ed eventi per andare alla scoperta di uno dei paesi più affascinanti per bellezza e unicità dell’ambiente naturale: è l'Islanda la nuova meta della sezione "Destinazione..." del 65esimo Trento Film Festival , in programma a Trento dal 27 aprile al 7 maggio.

«L’asse dell’intera programmazione cinematografica dedicata all’Islanda – ha spiegato Sergio Fant – sarà il rapporto tra gli islandesi e la loro terra, con la natura, gli animali, soprattutto con la tradizione secolare degli allevamenti, ma si parlerà anche delle battaglie a difesa dell’ambiente contro l’abuso dello sfruttamento delle risorse naturali, delle conseguenze sociali dovute alla crisi finanziaria e delle rapide trasformazioni dell’industria ittica, i cui interessi mettono a rischio un intero stile di vita e organizzazione sociale tradizionalmente basati sulla pesca».

In attesa di immergerci nell'Islanda che racconterà Trento Film Festival, vi proponiamo qualche passo dal primo capitolo di Tutta la solitudine che meritate (edizioni Quodlibet Humbolt) di Claudio Giunta, docente di letteratura italiana presso l'Università di Trento. 

"La costa dell’Islanda appare al finestrino una mezz’ora prima dell’atterraggio, l’aereo la segue per un tratto da est a ovest – perché l’Islanda è sì a nord ma è soprattutto a ovest, la Groenlandia è lì a un passo, il Canada non è lontano – e per una ventina di minuti quello che si vede è solo terra scura, montagne coperte di ghiaccio e il pennacchio di qualche geyser, che potrebbero anche essere soltanto nuvole basse. Le case cominciano più tardi. Ciò che si vede è ciò che si vedeva diecimila anni fa, ed è anche un annuncio di quella che, uscendo da Reykjavík, è la parte più memorabile di ogni esperienza islandese: ci si trova spesso da soli.

La densità della popolazione è la popolazione (320 mila) diviso la superficie (100 mila Kmq), dunque 3.2. Per avere un termine di paragone, la densità del Sudan, che è il Sudan, è di 15 abitanti per chilometro quadrato. Mozambico, 27. Peggio fa solo il Sahara Occidentale, che però non è neanche uno stato: 1.3. Sempre per avere un’idea, la densità di Napoli è 8200 (ottomiladuecento) abitanti per chilometro quadrato. È incredibile che una stessa parola, società, possa designare oggetti così diversi.

Densità di 3 abitanti per chilometro quadrato vuol dire, tra l’altro, che al di fuori delle tre o quattro aree urbane del paese si può guidare per chilometri e chilometri e chilometri senza incontrare nessuno: nessuna macchina, nessuno a piedi. ‘Chiedere la strada al primo che passa’ non è una strategia consigliabile quando si parte per un’escursione. Le cittadine, i villaggi, le case sono eccezioni nel paesaggio. Aggiungete che quasi la metà della popolazione vive nell’area di Reykjavík e proiettate il dato sulla superficie del nord Italia eliminando tutte le città e lasciando soltanto, diciamo, La Spezia nell’angolo sud-occidentale, e un centinaio di paesi grandi come Rio Bo sparsi lungo il confine. In mezzo niente, nessuno.

L’Islanda abitata, l’Islanda utile è così poca che, se leggete un romanzo islandese e avete viaggiato per una settimana in Islanda, conoscete almeno di nome il cinquanta per cento dei posti citati nel libro. E la solitudine si sente, anche: densità di tre abitanti per chilometro quadrato significa che l’unico rumore che si avverte, arrivando nei villaggi lungo la costa, è il ticchettio degli stralli che sbattono contro gli alberi delle poche barche a vela attraccate nel porto.

Il senso di solitudine è acuito dall’ampiezza dello spazio che si riesce ad abbracciare con lo sguardo. E la percezione di uno spazio vastissimo è acuita dal fatto che lo sguardo non incontra ostacoli. In Islanda non ci sono boschi.

All’inizio, la cosa è talmente strana da passare inosservata. Si sale in macchina o sullo shuttle, si percorrono i cinquanta chilometri di deserto di lava che separano l’aeroporto di Keflavík da Reykjavík aspettando che il paesaggio cambi una volta usciti dalla comprensibilmente non alberata zona-aeroporto, ma si arriva in città e il paesaggio non è mai cambiato: è tutto così. I resti fossili dicono che al tempo dell’insediamento in Islanda c’erano boschi di betulle in gran parte delle regioni costiere. Lo conferma l’Islendingabók, il Libro degli Islandesi, che racconta la colonizzazione dell’isola: «A quel tempo [secolo X] l’Islanda era coperta di foreste nel tratto fra le montagne e la riva del mare»".


09/02/2017