T-essere memoria. Il museo incontra l'Alzheimer

Giovedì 19 dicembre a Pinzolo la presentazione del progetto dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici

Dalle strutture di residenza - le APSP – ai familiari, dagli infermieri di territorio agli educatori museali: le demenze si affrontano anche unendo le forze e dando vita a progetti mirati in grado di creare momenti di benessere nonostante la malattia. È questo l’obiettivo del progetto “T-essere memoria. Il museo incontra l'Alzheimer” proposto per il secondo anno ai residenti dell’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “Abelardo Collini” di Pinzolo dalle educatrici museali dei Servizi Educativi dell'Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali provinciale. Dall’esperienza è nata la pubblicazione “T-essere memoria 2019. Saperi e mestieri dal passato” che sarà presentata giovedì 19 dicembre, alle ore 18, a Pinzolo, presso la APSP. Interverranno Luisa Moser archeologa dei Servizi Educativi della Soprintendenza, Mirta Franzoi educatrice museale, Elisa Defranceschi familiare, Dorotea Bazzoli e Eva Salvadori operatrici della struttura, Rina Vedovelli e Katia Costanzo infermiere del territorio APSS.

Avviato da alcuni anni, il progetto didattico “T-essere memoria” si propone di rendere accessibili e fruibili i musei e il patrimonio culturale da essi custoditi anche alle persone con demenza e Alzheimer. A Pinzolo l’esperienza ha coinvolto non solo i residenti della APSP, ma anche chi vive ancora a casa e frequenta il centro diurno. Un’azione corale che ha visto impegnati educatori, animatori, operatori, infermieri e familiari. Il percorso è stato strutturato in incontri e laboratori in APSP, una visita al Museo delle Palafitte di Fiavé e un’uscita finale al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina. Le attività proposte, partendo dai ritrovamenti e dai reperti presenti nei due musei, hanno attinto al vissuto personale dei partecipanti, a gesti e saperi di antica memoria, appresi fin dall’infanzia in un mondo che di tecnologico aveva molto poco, anzi quasi nulla. E così i partecipanti si sono cimentati con curiosità e interesse nella lavorazione del latte, nella macinatura dei cereali, nella preparazione del pane e nella tessitura, mostrando interesse e capacità inattese. Ma oltre alla manualità hanno rivelato inaspettate doti narrative, a volte perfino trovando analogie fra il loro passato e quanto avveniva nei villaggi preistorici.

Come già sperimentato altrove, ricordi e abilità non si esauriscono con la malattia. Al contrario, se aiutati e stimolati possono contribuire al benessere della persona affetta da demenza e di riflesso di chi se ne prende cura, generare inclusione e creare relazioni. I musei svolgono un ruolo importante nella comunità e possono dare un prezioso contributo per mantenere le persone fragili il più possibile integrate nella trama di relazioni sociali e culturali.

(md)

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parte di: Lavori in corso

17/12/2019