Una chiesa “di frontiera”

Sant’Anna di Tret dopo il restauro: un edificio che riveste un forte valore identitario per la popolazione del luogo

L’abitato di Tret è posto sul confine linguistico tra mondo romanzo e mondo germanico: una linea invisibile che in questo estremo lembo della Val di Non, come in altre valli dell’arco alpino, non rispetta la linea dello spartiacque. Tra i prati e le abetaie che separano le ultime case del paese dai primi masi di San Felice/St. Felix corre quella “frontiera nascosta” descritta dagli antropologi americani John Wallace Cole ed Eric Robert Wolf nel ben noto saggio omonimo, The hidden frontier: ecology and ethnicity in an alpine valley, pubblicato a New York nel 1974. Nelle loro ricerche, che furono condotte tra il 1961 e il 1969, i due studiosi non dedicarono alcuna attenzione alla chiesa del paese, benché essa rivesta – oggi come allora – un forte valore identitario per la popolazione di Tret. L’analisi storico-artistica dell’edificio fornisce un’eloquente chiave di lettura del peculiare carattere di questo luogo, i cui abitanti si confrontarono quotidianamente, per secoli, con usi e costumi dei loro vicini tirolesi, spesso differenziati anche nell’approccio al sacro, pur nella comune appartenenza delle due comunità alla fede cattolica e, fino al 1964, alla diocesi di Trento e al decanato di Fondo.

La chiesa di Sant’Anna sorge in posizione appartata, attorniata dai prati, nei pressi del cimitero. L’altimetro segna 1.162 metri sul livello del mare. È un semplice edificio ad aula unica d’impronta goticheggiante: eretto intorno al 1610 – data che si legge alla sommità della facciata a capanna – fu consacrato nel 1649, riedificato nel 1718 e consacrato nuovamente nel 1817. Nel 1787 fu edificato il campanile, mentre la chiesa venne ampliata nel 1847 in stile gotico, con volta reticolata e finestre archiacute. In seguito i tre altari lignei citati nelle fonti furono rimossi e rimpiazzati dall’unico altare attuale, opera dello scultore roveretano Luigi Scanagatta. Si tratta di un interessante manufatto in marmi policromi, che traduce in modo semplificato uno schema architettonico neogotico, con quattro pinnacoli, nicchia centrale a ogiva, specchiatura superiore quadrilobata e fastigio fitomorfo. La nicchia ospita un gruppo statuario in legno intagliato e dipinto raffigurante Sant’Anna con Maria Bambina, ossia l’Educazione della Vergine, pregevole testimonianza dell’arte dell’intaglio delle botteghe sudtirolesi attive intorno alla metà del Settecento, cui si deve il fastoso altare maggiore del vicino santuario di Senale. Dal punto di vista stilistico il gruppo presenta i caratteri tipici della statuaria tardobarocca di area alpina e rivela notevoli affinità con le statue di Gioacchino e Anna poste sopra le portine del coro nel santuario di Baselga di Bresimo. Il simulacro di Tret – che per molti anni è stato custodito in una casa privata – viene portato in processione per le vie del paese il 26 luglio di ogni anno, in occasione della festa di Sant’Anna: sul basamento ligneo che serve per il trasporto è segnalata la sigla “VF” accompagnata dalla data “1954”, a ricordo del restauro del manufatto eseguito dall’intagliatore di Romeno Virginio Francisci (1877-1957) su incarico dell’allora curato di Tret don Fabio Fattor.

Il dipinto raffigurante la Visitazione, che fungeva da pala d’altare, è ora appeso alla parete laterale destra ed è opera di Antonio Scanagatta (1865-1935), figlio dello scultore Gelsomino: fu eseguito nel 1896, come attesta la firma “A. Scanagatta 1896” leggibile nell’angolo inferiore destro della tela, che presenta una centinatura a ogiva. Neogotici sono pure il tabernacolo a muro e il seggio ligneo del celebrante. Sulle pareti interne della chiesa si dispiega una decorazione pittorica risalente alla prima metà del Novecento, di autore non ancora identificato. Nel presbiterio sono raffigurati Sant’Anna con Maria Bambina sulla parete di destra e San Giuseppe con Gesù Bambino sulla parete di sinistra, mentre sulla parete laterale sinistra è dipinto il Sacro Cuore di Gesù. Nelle vele della volta compaiono i quattro Evangelisti, Santa Barbara e Sant’Antonio da Padova. In una nicchia aperta nella parete laterale sinistra è collocata una statua lignea della Madonna Immacolata, opera di manifattura gardenese del 1897. Tre le campane issate sul campanile: la più antica è opera tardo-ottocentesca della fonderia Bartolomeo Chiappani di Trento, mentre le altre due risalgono alla prima metà del Novecento: la prima è datata 1928 e fu realizzata a Bologna nella fonderia Cesare Brighenti, mentre la seconda, di poco successiva, non reca iscrizioni utili all’identificazione del fonditore. È infine da segnalare, nel vicino cimitero, il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, costituito da una statua di Cristo Redentore scolpita in marmo di Lasa nel 1922 da Fioravante Zuech (1881-1959).

Risale al 1923 il primo atto formale di tutela adottato dallo Stato italiano nei confronti della chiesa parrocchiale di Tret: con notifica spedita dal Castello del Buonconsiglio il primo febbraio di quell’anno il Regio Ufficio Belle Arti di Trento comunicava al sindaco di Fondo e ai frazionisti di Tret che la chiesa di Sant’Anna aveva carattere monumentale ed era dunque soggetta alle disposizioni della legge n. 364 del 1909. Oggi la normativa di riferimento è contenuta nel Codice dei beni culturali e del paesaggio e nel Trentino le funzioni di tutela sono esercitate dalla Provincia autonoma di Trento. Nel 2016 si sono conclusi, dopo tre anni di cantiere, i lavori di restauro e di adeguamento degli impianti promossi dalla Parrocchia, diretti dall’architetto Chiara Zanolini e finanziati con contributo provinciale. Sotto la supervisione di Ivo Leonardelli, architetto dell’Ufficio beni architettonici della Soprintendenza per i beni culturali di Trento, si è proceduto alla sistemazione del tetto e alla sostituzione del vecchio manto di copertura in tegole di cotto con un nuovo manto a scandole di larice. Sono stati quindi sistemati e ritinteggiati gli intonaci esterni e interni, previa deumidificazione delle pareti. Contestualmente sono stati messi a norma gli impianti termici ed elettrici ed è stata sostituita la centrale termica, spostandola dalla sacrestia alla vicina canonica. Nel 2016 Illeanna Ianes e i suoi collaboratori hanno infine restaurato i dipinti murali dell’interno, che negli anni Sessanta erano stati parzialmente coperti e scontornati, rimettendo in luce i dettagli occultati e le finte cornici. La chiesa è stata ora “restituita” alla popolazione di Tret, in tempo per le festività natalizie. Con la sua commistione di stili e la compresenza di opere d’arte di diversa matrice culturale, essa ci parla di una piccola comunità alpina da sempre in bilico tra due mondi e, proprio per questo, mai isolata in se stessa.

 

 

Roberto Pancheri - funzionario Soprintendenza per i beni culturali

20/12/2016