Arco Summer Festival

Musica

Da Seattle a Birmingham, da Portland a Milano, tra i boschi del Canada e i portici di Bologna: sei luoghi diversi raccontati da altrettanti personaggi che portano nella Lizza, il grande prato del castello di Arco che fa da balcone sul Garda, le loro storie e le loro canzoni; proprio come accadeva oltre ottocento anni fa, quando i trovatori salivano al maniero a portare le loro ballate. L’idea alla base della prima edizione di Arco Summer Festival, non a caso sottotitolata «Trovatori moderni», è di utilizzare il castello di Arco com'era nel Medioevo, luogo d’incontro con menestrelli contemporanei pronti a raccontare. Tre domeniche, dal 22 luglio al 5 agosto, con due concerti ogni sera e alcuni degli artisti più interessanti della scena internazionale: come la diva del nu-folk americano Alela Diane, nella sua unica data italiana; o Roberto Dellera, bassista del più grande gruppo rock italiano, gli Afterhours, qui in versione solista; o ancora il grande padrino della scena acustica made in Usa, Damien Jurado. E tutte le domeniche alle 17 al bar Conti d’Arco la possibilità di un dialogo aperto con i cantautori ospiti della rassegna. In caso di maltempo i concerti si svolgono nel salone delle feste del Casinò municipale con lo stesso orario. L’iniziativa è dell’assessorato alla cultura del Comune di Arco e di Alto Garda Cultura, il Servizio di attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda; l’organizzazione a cura di Arci Alto Garda e Arci Trentino; con il sostegno della Provincia autonoma di Trento. Tutte le serate iniziano alle 21.15; l'ingresso è unico al costo di 5 euro.

Domenica 22 luglio, quindi, s'inizia con il musicista italocanadese Jonathan Clancy, cuore e mente del trio His Clancyness e già leader degli A Classic Education; la sua musica si muove in territori sonori che spaziano dall’acustico al pop, con la capacità di reinterpretare tanto brani di Leonard Cohen e Everly Brothers quanto di Ariel Pink. Il suo prezioso disco di debutto, Always Mist, è già un piccolo cult della scena indipendente. A seguire Alela Diane, ventinovenne musicista californiana che sta cambiando le carte in tavola della scena folk, ha ventinove anni; una passione per Joni Mitchell e Sandy Denny e un talento smisurato, Alela dopo aver aperto i concerti di Fleet Foxes, Iron & Wine e Joanna Newsom, è transitata sulle pagine del New York Times e per le telecamere della BBC diventando una delle nuove regine della scena acustica. Al castello di Arco, in quella che sarà anche la sua unica data italiana, propone un concerto per sola voce e chitarra.

Domenica 29 luglio ad aprire è il duo trentino Death by Pleasure: a metà strada tra i White Stripes e i Black Keys, è una poderosa macchina capace di spaziare dal rock al blues passando per il garage e il dream pop, sempre con una grande attenzione alla melodia. Dopo un album nel 2010, Merry Go Round, stanno lavorando al nuovo disco che presenteranno in anteprima al Festival. Poi arriva Dellera and the judas; partito da Milano negli anni Novanta alla volta di Birmingham, inglese d’adozione per dieci anni prima di tornare in Italia e, nel 2006, diventare bassista e autore degli Afterhours di Manuel Agnelli, Roberto Dellera è oggi uno dei migliori cantautori della scena italiana, capace di mescolare Pasolini, Battisti e Tenco. L’anno scorso ha pubblicato il primo album, Colonna Sonora Originale, tra i più bei dischi italiani del 2011. Al castello di Arco suona con i fidati Judas e con un ospite d’eccezione, un altro pezzo di Afterhours: il violinista Rodrigo D’Erasmo.

Domenica 5 agosto il là è a cura di Dani Male, cantautore modenese a metà strada tra Syd Barrett e Bugo, lo-fi e pop, filastrocche bislacche e ritornelli geniali; figura irregolare nel panorama italiano, ha pubblicato l’anno scorso il suo disco di debutto, La mitomania, e per il Summer Arco Festival ha preparato un set completamente acustico. A seguire sale sul palco Damien Jurado, negli anni Novanta nel giro dei R.E.M. e autore di dischi per la Sub Pop, la storica etichetta dei Nirvana; oggi Damien Jurado di Seattle ha preso la sua strada in solitaria ed è diventato uno dei cantastorie più importanti degli ultimi vent’anni di musica americana; un uomo che, chitarra e voce, rievoca i fasti del grande folk degli anni Settanta, tra Neil Young e Nick Drake. Secondo Pitchfork il suo ultimo disco, Maraqopa (al centro della scaletta presentata a Arco), è fin da ora uno dei migliori del 2012.