Arte Forte - Forte Garda

Antonella Cattani Contemporary Art: Julia Bornefeld

Giudecca 795 Art Gallery: Gjon Jakaj

Mostra
Forte Garda (ph.Paolo Calzà) [ MAG Museo Alto Garda]

Prende il via da un’idea di Giordano Raffaelli e dal coinvolgimento di quindici gallerie private di tutto il Triveneto il progetto “Arte Forte” che porterà l’arte contemporanea all’interno dell’incomparabile patrimonio di costruzioni belliche di epoca austroungarica riunite nel Circuito dei Forti.

Il tema della prima edizione fa riferimento al quadro storico della Prima Guerra Mondiale per allargare la riflessione fino all’oggi attraverso il punto di vista privilegiato dell’arte. Nelle opere che portano la firma di trenta artisti di diverse generazioni, trentini e altoatesini, nazionali e internazionali, viene richiamata la situazione di commistione di provenienze, lingue e culture che si sono scontrate e incontrate durante il conflitto. Saranno installazioni e sculture che si servono di materiali differenti, dal legno all’acciaio, al neon, opere pittoriche e ancora lavori fotografici e video.

Fino al 28 agosto, all'interno di forte Garda, saranno esposte le opere di Julia Bornefeld (Kiel, 1963) e Gjon Jakaj (Kosovo, 1992).

Gjon Jakaj ha della guerra un’esperienza e un ricordo diretti, anche se di bambino in fuga con i genitori e i fratelli verso l’Italia. Le sue immagini fotografiche assumono la forma del reportage quando indagano in scatti ripetuti momenti di conflitto o incontri casuali che all’autore ricordano opposizioni, confini, barriere.Così si sofferma a immortalare dettagli della città dove vive, Venezia, che inconsciamente contengono questi richiami come cancellate e ombre scure. A queste immagini poetiche ne seguono altre che diventano più crude. È il caso della documentazione che ha realizzato durante la manifestazione tanti Expo tenutasi a Milano la primavera dell’anno scorso. Le scene di guerriglia urbana sono immortalate dall’interno. Ragazzi con il volto coperto e tutt’attorno fumo e fuoco. Viene da definirle “simulazioni di guerra” se paragonate con gli scontri aspri della Prima Guerra Mondiale consumati attorno ai forti fra truppe italiane e austro-ungariche.
Rimandi alla cronaca e all’attualità sono le immagini Dispersi con abiti abbandonati vicino all’acqua e una coincidenza tra linguaggio poetico e documentaristico. Invece nella serie Madre Europa immortala una performance che inscena una sorta di allegoria: una donna che sorregge un globo, ma guardando meglio questo mappamondo appare come una bomba con la miccia. In questo modo l’artista mette in discussione convinzioni e appartenenze.
La speranza viene riposta in un simbolo della quotidianità che accomuna i popoli, il pane, che utilizza in un suo progetto in corso per disegnare ideali mappamondi.

Nel lavoro di Julia Bornefeld, il fuoco brucia lentamente le parti di un pianoforte a coda, a partire dai meccanismi interni, dalla cassa armonica e dalle corde, ovvero l’anima di questo strumento. L’opera video Final Play dell’artista di origini germaniche evoca l’uomo e la sua voce azzittiti per sempre dalla guerra, annullati nella loro funzione principale: esprimersi e relazionarsi con l’esterno.
Il pianoforte ricorda l’idea originale di harmonía come equilibrio tra il pari e il dispari, tra il bianco e il nero, mentre il conflitto significa scontro tra le parti opposte. Al sonoro del video, alla musica stessa, viene demandato il compito di amplificare e definire emozioni e suggestioni. Bornefeld tende a collegare un mondo a un altro, una forma a una narrazione, un’immagine attuale a una leggenda di ieri. Tenta di instaurare continuamente dialoghi, di pacificare in una forte coerenza espressiva finale. Del resto quest’approccio deriva dalle sue origini in una città portuale nel nord della Germania e dalla vita trascorsa in Alto Adige alle porte del Passo del Brennero.
La commistione diviene così caratteristica anche delle diverse tecniche utilizzate per realizzare le opere, dall’installazione alla fotografia, dalla pittura al video. Alle opere più recenti, fortemente tattili corrisponde l’impiego di materiali poveri come la gomma, recuperata da pneumatici e camere d’ariacome simboli della società consumistica odierna, e al tempo stesso come rimandi a una vita passata.

parte di: Arte Forte

organizzazione: Fondazione Museo storico del Trentino, Trentino Grande Guerra.