Bambini migranti: quale destino?

Dinscussione con Floriana Bulfon, giornalista per l’Espresso e scrittrice, autrice del reportage “Noi ragazzi dello zoo di Roma”

Incontri e convegni

La conferenza tratterà il tema dei minori e in particolare dei minori stranieri non accompagnati alla luce delle inchieste che la giornalista ha curato per l'Espresso in tema di pedofilia.

Floriana Bulfon è giornalista d’inchiesta, scrive per l’Espresso ed è inviata della trasmissione di Rai1 'Petrolio'. E’ autrice di Grande Raccordo Criminale, il libro che ha descritto in anticipo il sistema di mafia Capitale. Si occupa di criminalità organizzata, terrorismo internazionale, pedofilia, sanità, sfruttamento del lavoro. Nell'ultimo anno ha vinto il ‘Premio internazionale Luchetta’ per il reportage che ha denunciato la presenza nel cuore di Roma di minori stranieri costretti a vivere per strada e a prostituirsi per mangiare, il ‘Premio al giornalismo d’inchiesta del Gruppo dello Zuccherificio’ per aver raccontato come a causa di un vuoto normativo un pedofilo sia rimasto impunito, il 'Premio d'inchiesta Simona Cigana' per il reportage tv sulla vicenda di Giulio Regeni e il 'Premio Pietro di Donato' per aver documentato le condizioni di schivitù dei sikh nelle campagne dell'Agro Pontino. Laureata in filosofia e scienze giuridiche, ha conseguito un MBA con borsa di studio al merito

Dal Reportage “Noi ragazzi dello zoo di Roma”
Alla stazione Termini si aggirano pedofili a caccia di minorenni. Piccoli immigrati senza famiglia, costretti a vivere nei cunicoli sottoterra e a prostituirsi per mangiare. Reportage dalle viscere della Capitale.
Decine di immigrati minorenni vivono nel sottosuolo o accampati in aree attorno alla stazione Termini, nel cuore di Roma. Sono ragazzini senza famiglia, che rientrano fra i seimila minorenni non accompagnati arrivati in Italia e scomparsi. E per non morire di fame si vendono e sono vittime di pedofili senza scrupoli, uno dei quali, un ingegnere americano arrivato a Roma da Chicago, arrestato nelle scorse settimane.
Da piazza della Repubblica alla stazione, meno di quattrocento metri tra fasti dell’antica città imperiale, gli hotel di lusso e le bancarelle degli ambulanti, percorsi in fretta ogni giorno da pendolari e turisti, vivono questi ragazzini “invisibili”, scomparsi dopo essere sbarcati sulle coste italiane e arrivati dopo un lungo viaggio dai loro paesi d'origine dove scappano per via delle guerre. Un tredicenne egiziano racconta la sua storia, di quanto gli manca la mamma e la paura che prova a stare di notte solo per strada e dice: «Sono un bambino, ed ho paura».
Dove vivono questi minorenni è un tappeto di melma, l’odore stordisce. Fathi è uno di loro, abbassa la testa e scende giù nel buco. «Meglio dormire fuori». Abdul risale la scaletta e si stringe nella felpa per il freddo. «Io sto qui, sotto l’albero». La sua vita è in un metro quadrato fatto di un cartone, una coperta marrone e due sacchetti di plastica blu. «Fuori è meglio, perché tira vento e non c’è quella puzza», dice. Ma quella puzza, anche se tira vento, rimane impressa nelle narici. E non se ne vuole andare. Fathi ha 14 anni, vive qui da due anni ed è arrivato da solo da Gharbia, in Egitto. Abdul ne ha 16. Come lui Ibrahim e gli altri. Venti, trenta ragazzini che dormono per terra, rubano, si prostituiscono. Sono gli invisibili.
Il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, interpellato da l'Espresso , annuncia che per salvare questi ragazzini è stata avviata «un’unità di strada sperimentale dedicata proprio ad intercettarne il disagio, monitorando i loro luoghi di ritrovo e stazionamento, informandoli sui servizi di accoglienza ed individuando eventuali soggetti adulti che potrebbero sfruttarli in attività illecite. L’unità sarà attiva all’interno della stazione Termini e nelle aree limitrofe 6 giorni su 7, dalla mattina sino a tarda sera, avvalendosi di educatori e mediatori linguistico culturali esperti nell’approccio a utenti in situazioni di disagio».
Per assonanza viene in mente Christiane F., il suo libro di fine Anni 70, “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, dove “Zoo” è il nome della stazione ferroviaria, luogo di disperazione e di prostituzione per minorenni a caccia di soldi per comprare l’eroina. All'epoca lo stupore fu un sentimento forte almeno quanto la commozione. C’erano i minorenni che si vendevano per procurarsi l'eroina, la droga del disagio nel già opulento Occidente. E c’erano adulti che ne approfittavano per sfruttarli sessualmente. In un ideale giro d’Europa su rotaia, negli anni Novanta, il testimone passò a Bucarest, alla Romania del dopo Ceausescu. La “Gara de Nord”, la stazione, era il terreno di caccia per pedofili provenienti da ogni dove, richiamati dal sesso facile, impunito e a basso costo che offrivano bambini orfani del comunismo e di famiglie che se ne sbarazzavano perché non in grado di mantenerli nella nuova stagione del liberismo spinto dopo quella di un welfare straccione ma pur sempre welfare. Le autorità vedevano e tacevano: non potevano ammettere il precoce fallimento sociale del governo che aveva sostituito la dittatura. Fu grazie a Miloud Oukili, un clown franco-algerino capitato per caso in Romania, che lo scandalo venne alla luce. Letteralmente. Scoprì che quegli adolescenti, talvolta persino bambini, maschi e femmine, vivevano nelle fogne della capitale. Si vendevano per non morire di fame, e poi dalle botole attorno alla stazione si inabissavano nelle viscere del sottosuolo. Intanto questi ragazzi “dannati” di Roma continuano ad avere paura, ad essere oggetto di pedofili e a vivere sotto gli alberi o nel sottosuolo.
(tratto da L’Espresso febbraio 2016)

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