"Giovanni Segantini – Magia della luce"

Cinema

Proiezione del Film

Giovanni Segantini – magia della luce
Regia di Christian Labhart
LAB80  film / Svizzera 2015

Miglior biografia al FIFA di Montreal 2016, miglior Film sull’Arte al Festival di Asolo 2016. Presentato nel 2016 al 64°Trento Film Festival – Sezione Proiezioni Speciali

A cura di Emanuela Merlo

Giovanni Segantini è tra le figure più affascinanti e carismatiche della pittura europea di fine Ottocento: nato ad Arco di Trento nel 1858, ha poi trascorso una vita intensa e tormentata che lo ha portato a ricercare la vertigine dell’altitudine fino alla morte precoce nel 1899. Il film Giovanni Segantini – Magia della luce ne ricostruisce le vicende biografiche ricorrendo alle parole della sua ricca corrispondenza, alle immagini dei luoghi dove ha vissuto e delle opere che ha realizzato, dando vita ad un saggio visivo capace di introdurci nell’animo di un artista straordinario.

Il regista Christian Labhart è nato a Zurigo nel 1953. Ha iniziato a lavorare come direttore della fotografia e assistente operatore per la Condor Film AG. Dal 2000 lavora come regista indipendente. Ha realizzato molti documentari tra cui Kinder in Kosova 2001, Die Bruecke von Mitrovica 2003, Manes Sperber-ein tregue Ketzer 2005,  Zum Abschied Mozart 2006, Appassionata 2012, Yasin darf nicht sterben 2014…

 

“Dai diari di Giovanni Segantini: “Ho oltrepassato l’infinita pianura della tristezza, dove alla luce del sole e al buio si mescolano tutte le passioni umane. Ho visto fiori piangere e lombrichi ridere. Sì, ho vissuto senza vegetare, ho veramente vissuto”.

Perché Segantini?

Amo i suoi quadri, sono commosso dalla malinconia silenziosa di un mondo semplice, quasi addormentato: pecore, montagne, pastori, la vita quotidiana, i lutti. Segantini cerca una spiritualità universale attraverso la natura, gli animali e gli esseri umani. Per i suoi quadri sceglie i temi fondamentali della vita: la madre, l’amore, l’eros, la sconfitta, la natura , la morte.

La vita di Segantini mi ha attratto quanto le sue opere: scrive testi per il partito socialista, convive con la moglie e quattro figli, non paga imposte o affitto. Orfano a sei anni, finì in riformatorio a Milano, da dove fuggì. Ebbe per un breve tempo uno studio a Milano, ma presto si trasferì nella luce delle montagne svizzere. Si spinse sempre più in alto, per dipingere dal vero: portò le tele a 2500 metri, lavorando in qualsiasi condizione atmosferica.

La morte colse Segantini a 41 anni proprio in alta quota, in una baita dove viveva quando dipingeva, per un malore che a valle sarebbe stato curabile. Fece portare il letto alla finestra:

”Voglio vedere le mie montagne” sono le sue ultime parole. 

Da anni studio Segantini. Ho visitato i luoghi dove ha vissuto e costruito le sue tele a cielo aperto. Ho letto quasi tutto ciò che è stato scritto su di lui. Poi ho scoperto i suoi scritti autobiografici e le lettere.

La riflessione su questi testi mi ha ancora più avvicinato al sentire di Segantini. Mi sono aperto a nuove modalità cinematografiche, mi sono liberato dalla necessità dell’interpretazione forzata, ho deciso di lasciare parlare il protagonista: i suoi scritti  illuminano al meglio la sua profonda personalità. Questo rifiuto di una narrazione convenzionale mi ha aperto nuove prospettive formali, in una ricerca del rigore nella libertà espressiva.”

Christian Labhart –  regista