Good bye, Lenin!

Introduce Gianluigi Bozza

Cinema

ella primavera del 2007 una storia dalla stampa polacca passa a quella internazionale. Dice della vicenda del sessantacinquenne ferroviere Jan Grzebsky uscito da un coma lungo 19 anni. Si sarebbe risvegliato, passando dalla Polonia in piena crisi socio-economia del generale Jaruzelsky al paese democratico in piena espansione economica.

Sembra essere il film Good bye Lenin! divenuto realtà. In realtà le cose non stavano proprio così, ma la notizia fece scalpore.

Good bye Lenin!, del regista Wolfgang Becker era uscito qualche anno prima, nel 2003, divenendo uno dei maggiori successi di sempre del cinema tedesco.

Il film racconta la storia di Christiane, che verso la fine degli anni ‘70 doveva fuggire all’Ovest con il marito. Non lo farà, e spaventata dagli interrogatori della Stasi inizia a dedicarsi anima e corpo a causa e ideali della Germania comunista, diventandone una fervente sostenitrice.

Undici anni dopo, il 7 ottobre 1989, mentre Christiane è tra gli invitati al ricevimento ufficiale per il quarantesimo anniversario della DDR, suo figlio Alex è in piazza a manifestare contro il regime comunista. La madre vede il figlio arrestato e picchiato; viene colpita da un infarto e cade in coma.

Quando otto mesi dopo Christiane esce dal coma il Muro non c’è più e le due Germanie marciano verso la riunificazione. Il figlio Alex, per evitare alla madre il contraccolpo psicologico ritenuto fatale dai medici, ricostruisce la “normalità” della DDR nella stanza in cui lei oramai vive allettata: recupera cimeli e prodotti della DDR, realizza improbabili ma credibili telegiornali, coinvolgendo sempre più amici e vicini nella pantomima.

Tutto sembra precipitare quando un giorno Christiane, sfuggendo al controllo dei figli, si alza dal letto e esce di casa. Percorrendo pochi metri, vede intorno a sé un mondo completamente diverso da come l’aveva lasciato: vestiti alla moda, automobili di lusso, e non ultimo un elicottero che sta portando via una grande statua di Lenin. Ancora una volta Alex riesce a cavarsela con uno stratagemma, inventando l’incredibile storia di una fuga di cittadini da Berlino Ovest alla zona Est, dettata dalla crisi del capitalismo occidentale. Sembra convincere la madre che nulla è cambiato.

In seguito, Christiane sente per la prima volta il bisogno di raccontare ai due figli la verità riguardo al padre, riparato anni prima al di là del Muro: non era fuggito con un’altra donna; in realtà, avevano progettato assieme la fuga, ma all’ultimo lei non se l’era sentita di raggiungerlo per la paura di perdere i figli. Appresa la verità, Alex corre a rintracciare l’uomo, anche perché la madre, dopo la confessione, è stata colpita da un nuovo infarto: le resta ormai poco da vivere e il suo ultimo desiderio è quello di rivedere il marito, che finalmente Alex ritrova.

Il giovane riscrive anche la caduta del Muro consegnando la vittoria a un socialismo cui pure le popolazioni dell’Occidente cercherebbero ardentemente di approdare. Christiane sopravvive così alla sua amata DDR, spegnendosi pochi giorni dopo la nascita della nuova Germania unita.

Ha scritto Alessio Cossu che Good Bye Lenin! è un film tutt’altro che scontato e che deve il notevole successo di pubblico, tanto in Germania quanto all’estero, prima di tutto per il giusto equilibrio tra dramma e commedia, e poi per avere assicurato allo spettatore suspense, attesa, ironia e quella dose di malinconia tenuta sempre a debita distanza dal melenso.

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