Il Goethe di Noica

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Con che coraggio si può sostenere che a un certo punto occorre congedarsi ovvero lasciarsi alle spalle uno scrittore come Goethe? E tuttavia è quel che sembrerebbe suggerire il filosofo rumeno Constantin Noica il cui libro, intitolato appunto Congedo da Goethe, è uscito in questi giorni per i tipi della Rubbettino nella traduzione di Davide Zaffi.
Non che Noica tenesse in poca considerazione il gigante di Weimar (cosa impossibile per chiunque), e infatti dichiara fin dall’incipit che “Se lo si apre con l’idea di trovarci motivi per non leggere Goethe, il presente libro va subito richiuso”. Noica riconosceva a Goethe tutte le doti di una personalità eccezionale e gli imputava solo una mancanza, però decisiva, quella del senso filosofico. Ciò non ha impedito a Goethe di sviluppare in maniera straordinaria tutta la sua personalità e di essere creativo in sommo grado. Sul piano umano Goethe è, agli occhi di Noica, un prototipo della nostra specie: se venisse un diluvio e l’umanità sparisse, andrebbe rifatta non su Platone “che sa troppo poco sulle cose di quaggiù”, non su Kant, che, per cominciare, non ha il fisico adatto, ma su Goethe che è a suo agio in tutto, dalla elegia al trattato mineralogico, e che è bello, sano, sportivo.
Per chi viene dopo di lui, tuttavia, la mancanza di cui si diceva, quella della filosofia, ha conseguenze gravi, contro le quali occorre mettere in guardia. È quel che fa Noica nel suo libro.
Constantin Noica (1909-1987) è uno dei massimi esponenti della cultura rumena del Novecento, la cui vita fu marcata dalle vicende assai turbolente del suo paese. Non aveva altra ambizione se non quella di dedicarsi totalmente ai suoi studi ma, per una serie di ragioni, finì con ritrovarsi sempre in difficoltà nei confronti del potere politico: dal regime autoritario e violento del re Carol II (durante il quale si avvicinò per un breve periodo alla Legione, un movimento di opposizione di destra), al regime comunista, ancora più repressivo e sanguinario di quello del re, istaurato dall’Armata rossa nel 1945.
Noica non fu tra gli intellettuali rumeni disposti ad esaltare in maniera opportunistica e stereotipata Stalin e il Partito comunista. Si ritrovò così nel dopoguerra inviato al confino dove rimase dieci anni. Fu poi incarcerato, a seguito di un processo politico con capi d’imputazione risibili. Scarcerato nel 1964, visse gli ultimi due decenni di vita nel ruolo di instancabile operatore culturale: studiando, scrivendo, scovando giovani di talento, seguendo i loro studi e ignorando, nei limiti della prudenza, il Partito comunista, la cui esistenza Noica considerò sempre effimera e, soprattutto, irrilevante sul piano delle idee.
Il “Congedo da Goethe”fu scritto al confino, nei primi anni Cinquanta. Delle durissime condizioni di vita dell’autore nulla trapela nel libro. Anzi, per molte e molte pagine l’autore condivide sinceramente con Goethe molti aspetti belli della vita: i viaggi, gli amori, il gusto per l’arte, la meraviglia di fronte alla natura. Si inserisce però a un certo punto una nota stonata: non sarà tutto troppo bello? non si rischierà di vedere nient’altro che bellezze, un mondo perfettamente in ordine? Sì, il rischio c’è, e siccome il mondo può essere tutto bello e tutto in ordine ma l’uomo sicuramente non lo è, ecco che ci ritrova davanti a una grave difficoltà: come dar conto della incompletezza e dell’insoddisfazione dell’uomo? Precisamente qui Goethe incomincia a vacillare, a parere di Noica. E vacilla perché gli manca, come si diceva, il senso filosofico. Solo la filosofia vede la precarietà dell’uomo e il disordine del suo mondo senza spaventarsi. Perché la filosofia, seguendo la ragione, è in grado di ribaltare il mondo.
Questa del ribaltamento necessario è perciò un’opera che si può compiere (e nell’ultimo, lungo capitolo del suo libro Noica prova a disegnarla) soltanto lasciandosi alle spalle l’atteggiamento antifilosofico di Goethe e affrancandosi dal piacere estetico che dà osservare il mondo con l’accondiscendenza e perfino con l’approvazione alle quali inducono le opere di quest’ultimo.