Jauja

Di Lisandro Alonso, Danimarca USA Argentina 2014, 101'

Cinema

       

           

            

1882. In un avamposto sperduto nel deserto al fondo della Patagonia, il capitano danese Gunnar e la figlia di quindici anni Ingeborg sono di stanza sulla costa, con pochi uomini dell'armata argentina impegnata nella campagna di genocidio degli indigeni. Unica femmina del luogo, adocchiata da un ufficiale, Inge scappa invece nottetempo con un soldato semplice. Gunnar parte, allora, solitario a cavallo, alla sua disperata ricerca.
Jauja è il nome di una leggendaria terra di abbondanza e felicità, per cercare la quale tanti esploratori hanno perduto il cammino e non hanno mai fatto ritorno. Dove sono finiti? Dove finiamo tutti, per poi fare ritorno, per vie misteriose? L'ultimo viaggio di Alonso, sceneggiato dal poeta argentino Fabian Casas, recupera la materia primigenia del cinema, la sua magia fotografica, il muto, il mascherino, l'assenza di direttive narrative imposte, che lascia spazio allo spettatore, lo ingloba nel processo creativo.
Viggo Mortensen si mette con straordinaria disponibilità al servizio di questo sogno in movimento, splendidamente fotografato da Salminem. Compagno ideale di Didi e Gogo, in attesa di Godot, il personaggio interpretato da Mortensen abbandona, però, ad un certo punto, la stasi dell'attesa e intraprende un cammino sorprendente nel quasi nulla, che ricorda l'esodo dei coloni di Kelly Reichardt in "Meek's Cutoff". E qui Alonso offre una grande prova di regia, riprendendo il vuoto con gentile insistenza finché il momento, ogni momento, si fa impercettibilmente pieno.
Il regista di Fantasma e Los Muertos continua ad esplorare la terra di mezzo tra la carne e lo spirito (e il sangue e il simbolo), una terra che unisce due continenti solo apparentemente agli antipodi (come la Danimarca e l'Argentina) ma in verità contigui, per non dire sovrapposti, dissolti -per usare un termine filmico- l'uno nell'altro. Al punto che la vita si dipana nel ritrovamento di tracce dell'altrove, in questo film più che mai.
Chi conosce la sua opera fin qui, amerà anche quest'incursione nel western esistenziale, che conferma la consuetudine del regista con l'universo dell'onirico ma anche la visione del cinema come esperienza di conoscenza, ricerca concreta dell'intangibile, sconfinamento in una realtà più liquida e rivelatrice. Chi si accosta per la prima volta rimarrà preso tra l'interrogativo e la contemplazione: senza saperlo, al posto giusto.                

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