L'ultima dinastia

Convegno

Giovedì 12 luglio, alle ore 21,00, a Levico Terme, nella “Sala Francesco Giuseppe” dell’Imperial Grand Hotel (Parco delle Terme) viene presentato e discusso il volume Casa Agnelli di Marco Ferrante (Mondadori).
Andrea Iannuzzi, vicedirettore del Trentino, discute con l’autore. Introduce Fernando Orlandi.


Gli Agnelli sono l’unica tra le dinastie storiche del capitalismo italiano ad aver conservato una posizione paragonabile a quella dei tempi d’oro, della nascita delle grandi industrie moderne tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, e sono un simbolo del capitalismo famigliare non solo in Italia.
In Casa Agnelli di Marco Ferrante si racconta chi sono gli eredi del senatore Giovanni Agnelli, il fondatore della Fiat, attraverso più di cento microritratti di fratelli, cugini, nipoti, zie. Sono bozzetti fatti di ritagli, notizie laterali, cenni personali, aneddoti, in cui vengono tratteggiati personaggi noti (da Susanna Agnelli a John e a Lapo Elkann), ma anche meno conosciuti (dallo scrittore Oddone Camerana, a suo nipote Andrea, che ha sposato la cantante Alexia). E personaggi di cui non tutti conoscono il legame con la famiglia Fiat, come l’attore Pietro Sermonti. Si raccontano le loro parentele, le professioni che svolgono, i luoghi dove vivono o hanno vissuto.
La narrazione ruota intorno alle storie di cinque persone che non ci sono più: Virginia Bourbon del Monte, madre dei sette eredi Agnelli, i suoi tre figli maschi Gianni, Umberto e Giorgio (quasi espunto dalla storia famigliare perché malato, e qui descritto per la prima volta grazie alle testimonianze di chi l’ha conosciuto), e uno dei suoi nipoti, Edoardo, figlio di Gianni.
Le vicende dell’economia e dell’industria italiana si intrecciano alla storia dei rami della famiglia: i Fürstenberg, i Rattazzi , gli Elkann-De Pahlen, i Campello-Teodorani Fabbri, i Brandolini, gli Agnelli, i Ferrero Ventimiglia, i Nasi, i Camerana, i Frua De Angeli-Ajmone Marsan.
Casa Agnelli è quindi una raccolta di memorie sociali, il tentativo di definire lo spazio di questa dinastia nell’immaginario del nostro paese, e insieme un racconto di psicologia famigliare, in cui si parla anche di denaro, ma non troppo. Perché, in realtà, non è più quello di una volta: la famiglia col tempo si è ingrandita e le ultime generazioni sono via via diventate meno ricche delle precedenti.
A tenere insieme questo stravagante patchwork di vite, c’è Giovanni Agnelli II, l’Avvocato, nipote prediletto del fondatore. Marco Ferrante riflette sul suo carattere di uomo ermetico, la cui complessità fu resa più singolare, ipnotica e indecifrabile dalla condizione economica, naturalmente, ma soprattutto dal compito che egli si diede e a cui si dedicò quasi con abnegazione: costruire il mito di se stesso a partire dal rispetto del lascito del nonno, la Fiat.
A quattro anni dalla sua morte, senza cadere nella commemorazione agiografica, questo libro prova a schiudere una visuale nuova a chi voglia cercare di trarre un bilancio della sua condotta di azionista e capo della più grande industria italiana.

Marco Ferrante è caposervizio economia al Foglio e collabora con la trasmissione Matrix. Nel 1998 ha scritto un romanzo, Mai alle quattro e mezzo (Fazi)


organizzazione: CSSEO Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale