L'undeground cecoslovacco. Musica e cultura

Interviene Fernando Orlandi. Introduce Giampaolo Martina.

Incontri e convegni , Convegno

La musica rock e pop, anche nei paesi del campo socialista ha rappresentato probabilmente il veicolo più diffuso di ribellione giovanile, resistenza e indipendenza. Peter Wicke, ha affermato per le caratteristiche intrinseche delle circostanze in cui la musica rock viene prodotta e consumata, questo mezzo culturale divenne, nella Germania orientale, il veicolo più adatto per forme di resistenza culturale e politica che non potevano essere controllate dallo stato e che le strategie di resistenza ideate dai musicisti rock nella DDR alla fine hanno avuto un impatto diretto sui cambiamenti politici che hanno avuto luogo in quel paese. Questo giudizio è ancora più valido per la Cecoslovacchia.

Per comprendere le difficoltà che dovevamo affrontare i musicisti non ufficiali (e quindi deprivati dell’accesso agli strumenti e alle attrezzature indispensabili per fare musica) si deve sempre avere presente il contesto politico e culturale della privazione, della censura, della forzata clandestinità e dell’isolamento in cui i musicisti sono stati costretti ad operare, con l’uso di lastre radiografiche per la realizzazione di bootleg negli anni sessanta e la circolazione illegale di “magnizidat”, di nastri registrati in proprio, le audiocassette “samizdat”.

In Cecoslovacchia la musica si è intrecciata con politica molti decenni addietro, con la nascita, tra la fine degli anni quaranta e l’inizio dei cinquanta di un underground che raccoglierà coloro che rifiutavano qualunque rapporto con l’iperpoliticizzata società socialista. Un movimento che nasce in parallelo con la beat generation statunitense e che esprime un non dissimile malessere esistenziale e senso di disperazione di una generazione che si sentiva perduta.

L’analogia con la beat generation e l’anticipazione di temi che saranno tipici della pop-art e degli iperrealisti è stata sottolineata da Egon Bondy (presudonimo di Zbyněk Fišer) uno dei protagonisti di questa vicenda assieme a Ivo Vodseďálek e a Jana Krejcarová, la figlia di Milena Jesenská, la donna amata da Franz Kafka.

L’estraneità alla società socialista porta Egon Bondy a costituire una casa editrice illegale, Půlnoc, forse la prima esperienza del genere in tutta l’Europa centro-orientale, anni e anni prima del sorgere del “samizdat”. Tra la fine del 1949 e il 1955, in pochi esemplari, Půlnoc pubblicò almeno 44 volumi, secondo la bibliografia ricostruita da Martin Machovec.

Václav Havel, tra i costitutori di Charta 77 e futuro presidente della Cecoslovacchia indipendente, ci ha lasciato una testimonianza di quanto rilievo hanno avuto le vicende della musica nel suo paese. Scrive ne “Il potere dei senza potere” che il clima spirituale che portò alla nascita di Charta 77 “non è stato innescato da un avvenimento direttamente politico, ma dal processo a carico dei giovani del complesso musicale «The Plastic People». In quel processo si trovarono di fronte non due forze o due concezioni politiche, ma due concezioni di vita: da una parte lo sterile puritanesimo dell’establishment post-totalitario, dall’altra dei giovani sconosciuti che non volevano altro che vivere nella verità... Questi uomini avevano avuto tutti la possibilità di adeguarsi all’ordine costituito, di accettare la «vita nella menzogna» e vivere così in pace e tranquillità, ma decisero altrimenti. Nonostante questo – o forse appunto per questo: proprio per questo – il loro caso ebbe un’eco particolare: toccò chiunque ancora non si era rassegnato”.

Sempre Havel aggiunge: “Tutti capirono che l’affronto alla musica underground boema era un affronto a ciò che è elementare e più importante, a ciò che univa veramente tutti: un affronto alla «vita nella verità», alle intenzioni reali della vita. La libertà della musica rock fu intesa come libertà dell’uomo, quindi anche come libertà di riflessione filosofica e politica, come libertà della letteratura, come libertà di esprimersi e di sostenere i più disparati interessi politici e sociali”: “Chi avrebbe mai immaginato che il procedimento penale contro uno o due poco noti gruppi rock avrebbe avuto conseguenze di tale portata?”

 

Ricostruisce e affronta queste vicende poco note Fernando Orlandi nell’incontro-dibattito “L’underground cecoslovacco: musica e cultura” che si svolgerà a Levico Terme mercoledì 28 luglio 2021, alle ore 21,00 nella “Sala Senesi” del Palazzo delle Terme.

 

Fernando Orlandi, storico, assieme a Massimo Libardi dirige la Biblioteca-Archivio del CSSEO. Ha scritto per diverse quotidiani e riviste e si occupa di storia dell’Europa centro-orientale, dell’URSS e della Guerra Fredda. Tra le sue pubblicazioni New sources and opportunities for research into the history of contemporary China, the international Communist movement and the Cold War (CSSEO, 2000). Assieme a Massimo Libardi si è occupato degli artisti e la Grande Guerra, storicizzando la vicenda dei Kriegsmaler e ha pubblicato diverse opere, tra cui Mitteleuropa. Mito, letteratura, filosofia (Silvy, 2010), “Qualcosa di immane”. L’arte e la Grande Guerra (Silvy, 2012), e curato L’ultimo giornale dell’imperatore, prima edizione mondiale di un corpus di scritti inediti di Robert Musil (Reverdito, 2019).

Costi

In ottemperanza alle normative vigenti, per la partecipazione agli incontri è necessaria la prenotazione, inviando una mail all’indirizzo info@ba-csseo.org e indicando il proprio nome e cognome e numero di cellulare.
L’incontro-dibattito potrà essere seguito in diretta anche sulla piattaforma Zoom, al seguente link:

https://us02web.zoom.us/j/87641512896

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