La famiglia Bossi Fedrigotti (sec. XV-XX)
Esposizione di documenti dell'Archivio di famiglia
Il primo antenato storicamente verificato, Nicolao (o Nicolò) del Buoso (? -1434) (oppure Bossi, Bosij, de Bossis -l'ortografia dei nomi era all'epoca per lo meno opinabile) si stabilì a Sacco nella prima metà del 15° secolo, forse in fuga dal Ducato di Milano per possibili screzi con la famiglia regnante dei Visconti.
Sacco era un vivace villaggio in riva all'Adige, tutto dedito al traffico fluviale su zattere di cui deteneva in pratica il monopolio sulla tratta da Bolzano a Verona.
Questo monopolio fu per la prima volta confermato nel 1584 dall'Arciduca Ferdinando del Tirolo con uno speciale Privilegio, mantenuto in vigore poi per quasi tre secoli dalla casa regnante fino al 1806.
I nostri antenati si inserirono presto nella compagnia di spedizione che era costituita da 10 famiglie di Sacco e che esercitava il commercio soprattutto di legname ma anche di altre merci in occasione delle quattro fiere annuali di Bolzano.
Nel frattempo (1592) Ferdinando del Tirolo aveva anche confermato lo stato nobiliare della famiglia, nella persona di Giovanni Bossi, come discendenti dell'illustre famiglia Bossi di Milano.
Poco dopo la famiglia si divise in due rami di cui il primo (i figli di 1° letto di Giovanni) continuò la sua attività a Sacco e si chiamò più tardi Bossi Fedrigotti di Campobove, mentre il secondo (i figli di 2° letto di Giovanni) si trasferì a Bronzolo presso Bolzano per seguire gli affari più vicino alla fonte, e fu in seguito chiamato Bossi Fedrigotti di Belmonte. I loro eredi, i Conti Mamming, vivono tuttora a Bronzolo.
Giovanni fu anche il primo a firmarsi col nome di Bossi Fedrigotti, adottando forse anche il cognome della madre rimasta a tutt'oggi sconosciuta.
Il benessere raggiunto con l'attività mercantile li indusse ad iniziare l'accumulo di un patrimonio terriero, uno status symbol per le famiglie nobili dell'epoca.
Nel 1717 i fratelli Giovanni e Fedrigo furono ammessi da Carlo VI nella nobiltà del Sacro Romano Impero con il predicato "di Campobove" ("von Ochsenfeld") essendo il bue (lat. Bos) da sempre la figura centrale del nostro stemma.
Il patrimonio terriero aveva intanto raggiunto dimensioni ragguardevoli, e probabilmente sotto Pietro Modesto (1693 -1763) la sua massima estensione. A lui dobbiamo in grandi linee l'aspetto attuale del palazzo di Sacco, già di proprietà fino dal 1486.
Un privilegio imperiale del 1750 assegnava a Pietro Modesto il cosiddetto Feudo Postale" ossia il subappalto del servizio postale tra Calliano e Torbole, un'interessante fonte di entrate che ufficialmente durò fino alla Grande Guerra ma che in effetti perse ogni importanza dopo circa un secolo con la costruzione della ferrovia.
Il nipote di Pietro Modesto, Giampietro (1759 -1834) nominato conte del S.R.I. nel 1790, si fece costruire dall'architetto e parente Ambrogio Rosmini un elegante palazzo di città a Rovereto, dove sembra abbiano pernottato personaggi illustri come Napoleone, ma non Mozart. Vi era ospite spesso, volentieri e per lunghi periodi il cugino, nipote dell'architetto e massimo filosofo italiano del suo tempo, Antonio Rosmini.
Con il calare dei traffici fluviali e la fine del servizio postale privato, i nostri antenati si dedicarono completamente all'agricoltura in genere ed in particolare alla viticoltura ed all'allevamento del baco da seta. Già nel 1743 Pietro Modesto aveva ottenuto da Maria Teresa un diploma che gli permetteva di vendere il suo vino nelle varie contrade dell'impero.
Dopo le guerre napoleoniche seguirono in Trentino tempi difficili per quasi un secolo e mezzo che ebbero per conseguenza la lenta ma costante riduzione del patrimonio di case e terreni fino all'incirca alle dimensioni odierne.
Federico (1906-1996) ebbe il merito di far conoscere l'azienda vitivinicola di famiglia sul mercato nazionale grazie all'intuizione di realizzare per primo in Italia un "uvaggio bordo lese" ossia un vino ottenuto dalla vinificazione simultanea di due varietà di uva (Cabernet e Merlot), alla maniera dei grandi vini di Bordeaux.
Gli attuali Bossi Fedrigotti rappresentano la 18ª generazione che, di padre in figlio, discende direttamente dall'avo Nicolao.
organizzazione: Biblioteca Civica Rovereto