Lo scherzo

di Jaromil Jireš

Cinema

Negli anni sessanta il cinema cecoslovacco è stato protagonista di una rottura radicale, gettandosi alle spalle la soffocante e conformista estetica del realismo socialista imposta da Mosca. Il cinema era parte di un più vasto movimento nazionale che investiva tutti i settori della cultura e che si sarebbe poi allargato alla politica e all’economia giocando un ruolo fondamentale nella nascita e nell’affermarsi della Primavera di Praga.

Prese il nome di nová vlna, la nouvelle vague ceca. Le opere di questi registi sono state il frutto manifesto delle esigenze e delle visioni interiori che avevano coinvolto con la graduale destalinizzazione numerosi intellettuali e artisti che avevano iniziato a mettere in discussione i valori della società collettiva e la sentimentalizzazione della classe operaia ponendo al centro dei loro lavori i problemi delle persone nella vita quotidiana, da quelli psicologici a quelli esistenziali, inquadrandoli in quelli più complessivi di natura sociale e politica.

Film come “Qualcosa di diverso” (O něcěm ijném -1963) di Věra Chytilová, come “Asso di picche” (Černý Petr -1963) e “Gli amori di una bionda” (Lásky jedné plavovlávsky - 1965) di Miloš Forman, “Treni strettamente sorvegliati” (Ostre sledované vlasky - 1966) di Jiří Menzel e “Il negozio al corso” (Obchod na korze - 1965) di Ján Kadár e Elmar Klos hanno costituito una svolta critica e commerciale ottenendo ampi riconoscimenti internazionali. La coppia Kadar Klos e Menzel con le loro due pellicole conquistarono l’Oscar come miglior film straniero.

Queste opere cinematografiche erano stilisticamente e tematicamente variegate, influenzate da una vasta gamma di modelli: dal neorealismo italiano alla nouvelle vague francese, dal teatro dell’assurdo agli scritti di Franz Kafka, dal cinéma-vérité alle rivisitazioni delle tradizioni surrealiste e liriche del periodo tra le due guerre.

I film di Forman indagano il comportamento umano in tutta la sua insensatezza, impotenza e umanità, così come la natura assurda delle burocrazie. Evald Schorm, nel “Coraggio quotidiano” (Každý den odvahu - 1964), ha descritto la morte dell’idealismo rivoluzionario in una società in cui i lavoratori sono ideologicamente indifferenti mentre l’élite al governo è cinica, indifferente e isolata. Con “Sulla festa e gli invitati” (O slavnosti a hostech, che abbiamo proposto il 16 luglio) Jan Němec ha esercitato la satira sul conformismo politico e sociale.

Tra i migliori registi della nová vlna emerge anche Jaromil Jireš che nel 1968-69 gira “Lo scherzo” (Žert) adattato dall’omonimo romanzo di Milan Kundera (in Italia pubblicato da Adelphi).

Pubblicato nella primavera del 1967, “Lo scherzo” ebbe in rapida successione tre edizioni che raggiunsero complessivamente una tiratura di 117.000 copie. Nella primavera del 1968 il libro ottenne il premio dell’Unione degli scrittori cecoslovacchi.

Successivamente Kundera realizzò la sceneggiatura per l’amico Jaromil Jireš, film che lo scrittore dice di “non avere mai smesso d’amare”. Il romanzo, dopo l’invasione sovietica dell’agosto 1968, scomparve dalle librerie e Kundera venne licenziato dalla Scuola di cinema di Praga dove era docente e privato del diritto al lavoro. Intervistato da Philip Roth, lo scrittore racconterà di avere vissuto tra gli operai, di aver “suonato la tromba in una banda jazz in locali di piccole città… il pianoforte e la tromba. Ho dipinto. Allora tutto era assurdo...”.

“Lo scherzo” si riferisce ad una vicenda biografica dell’autore, risalente al 1950, quando frequentava la Scuola di cinema e rimase vittima di un incidente politico, accusato assieme all’amico e futuro scrittore Jan Trefulka di “attività antipartito”.

Ludvík Jahn, personaggio principale de “Lo scherzo”, invia una cartolina ad una amica troppo compresa nell’ortodossa serietà del tempo. Scrive scherzosamente: “L’ottimismo è l’oppio dei popoli! Lo spirito sano puzza di imbecillità! Viva Trotskii!”. La goliardata segna per sempre la vita del giovane: gli amici lo abbandonano e i componenti dell’associazione comunista degli studenti approvano la sua espulsione dal partito. Segue l’espulsione dall’università e sei squallidi lunghi anni di lavori forzati nella caserma di una compagnia di disciplina. Un luogo disumanizzante per “nemici della repubblica”, e poi condannato a lavorare in condizioni oppressive in miniera. Il mondo di Jahn diventa “angusto”, “sporco”, “sgretolato”, “corroso”.

“Lo scherzo” mette in luce la devastazione morale, la “bancarotta dell’esistenza”, che colpisce gli individui nella loro vita quotidiana per atti spesso banali.

Il film è carico di ironia, ben radicata nelle scene; la stessa ironia che ritroviamo nel buon soldato Švejk di Jaroslav Hašek così come nei romanzi di Bohumil Hrabal e Josef Škvorecký, per citare due grandi scrittori.

La Cecoslovacchia nel frattempo cambia, ma Jahn non riesce a staccarsi da quel “modo di pensare iperpoliticizzato” del passato. Passano molti anni e un incontro casuale gli fa conoscere Helena, la moglie di Pavel, l’amico dell’università che lo tradì. Decide di vendicarsi, seducendo freddamente la donna.

Ma la vendetta pianificata da Ludvík si rivela inutile e impossibile. Dopo aver sedotto e trattato con disprezzo una triste Helena, scopre che da molto tempo è separata da Pavel, a cui non importa affatto con chi abbia fatto sesso. Si incontra anche fortuitamente con Pavel, che è diventato un accademico, con giovane amante al seguito. Pavel ha dimenticato il suo tradimento, e ora parla senza ironia del proprio passato comunista come “l’aver vissuto in prigione con bande di ottoni che suonavano sul balcone”.

Il film si conclude con Ludvík, ora aperto a cancellare il recente passato e ad abbracciare la prospettiva di due suoi vecchi amici del villaggio, che hanno scelto vite apolitiche.

Proprio come il romanzo di Kundera, anche il film di Jireš viene tolto dalle sale cinematografiche, poco dopo essere stato terminato, nel 1969.

Costi

Ingresso gratuito

Per la partecipazione agli incontri è necessaria la prenotazione, inviando una mail all’indirizzo info@ba-csseo.org e indicando il proprio nome e cognome e numero di cellulare.

organizza La Biblioteca Archivio del CSSEO