"Lodo Moro" o "Lodo Italia"?
a Biblioteca Archivio del CSSEO, organizza a Trento, nella Sala conferenze della Fondazione Caritro (Via Garibaldi 33), mercoledì 2 marzo 2022, alle ore 17,30, l’incontro-dibattito “‘Lodo Moro’ o ‘Lodo Italia’?”.
Marco Boato e Paolo Morando discutono con Valentine Lomellini, autrice di Il «lodo Moro». Terrorismo e ragion di Stato, 1969-1986 (Laterza). Introduce Fernando Orlandi.
L’incontro-dibattito può essere seguito on-line sulla piattaforma Zoom al seguente link: https://us02web.zoom.us/j/87632255527
Una delle grandi leggende della recente storia italiana è quella che va sotto il nome di “Lodo Moro” e investe il colonnello Stefano Giovannone, capocentro del SISMI a Beirut. Diceva, in sostanza, che aveva a che fare con accordi segreti tra le fazioni del terrorismo palestinese e lo Stato italiano.
Che qualcosa del genere fosse accaduto era emerso già nel corso delle indagini del giudiceveneziano Carlo Mastelloni sui traffici di armi tra l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e le Brigate Rosse. Ritornò nelle successive esternazioni del presidente della Repubblica, le “picconate” di Francesco Cossiga, e in tempi a noi più vicini ha scatenato dure polemiche a proposito degli esecutori dell’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna.
Valentine Lomellini, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Padova, ha giusto pubblicato da Laterza un volume in cui il “Lodo Moro” finalmente esce dalle nebbie e dalle leggende per acquisire una terribile concretezza.
Frutto di diversi anni di studi e ricerche in archivi di molti paesi e per l’Italia avvalendosi della nuova documentazione declassificata e divenuta accessibile grazie alle direttive Prodi e Renzi, Lomellini ci racconta che il “Lodo Moro” non costituì una intrapresa personale del dirigente della Democrazia Cristiana. Fu ben altro: fu una politica segreta dello Stato che si sviluppò in un processo negoziale dinamico e coinvolse nel corso degli anni capi di governo e ministri degli esteri quali Giulio Andreotti, Bettino Craxi e Mariano Rumor. E poi magistrati più “sensibili” alle esigenze delle autorità politiche dello Stato che alle leggi. E infine il presidente della Repubblica Giovanni Leone, che si incaricava di firmare i provvedimenti di grazia, alcuni dei quali, sembra, addirittura senza motivazioni formali, per terroristi che avevano commesso gravissimi crimini, al fine di liberarli il più rapidamente possibile e farli rientrare velocemente nei paesi di origine.
La dimensione del “Lodo”, inoltre, fu ben più vasta di quanto conoscevamo. Questa serie di accordi, infatti, non vide come controparti solo l’OLP e altre organizzazioni del terrorismo palestinese, ma anche una serie di Stati “sponsor” del terrorismo internazionale: Iraq, Libia e Siria.
Questi accordi italiani si sono dispiegati e rimasti operativi almeno sicuramente per un periodo che grosso modo va dal 1969 agli anni ottanta, divenendo più sistematici e serrati dopo la strage compiuta all’aeroporto di Fiumicino 17 dicembre 1973.
A questo riguardo Lomellini distingue nel libro due macro-fasi: una prima che va dal 1969 al 1973, di carattere più informale e gestita dai servizi segreti su iniziativa del ministero degli esteri e il sostegno dei dicasteri degli interni e di grazia e giustizia; una seconda, dal 1974, più formale, sviluppata direttamente dalla Farnesina con una certa compiacenza da parte del Quirinale.
Alle spalle degli accordi stava lo shock petrolifero dell’ottobre 1973 e la necessità di garantire gli approvvigionamenti petroliferi del paese. Stava poi il tentativo di preservare l’Italia dal sanguinario terrorismo palestinese. Il lodo poi affondavale radici nel tradizionale filoarabismo di una parte importante della politica italiana del dopoguerra. Il prezzo è stata la sottrazione alla giustizia di assassini (anche di cittadini italiani) e l’avere ceduto al ricatto politico di Yasser Arafat e di Al-Fatah che scambiavano la cessazione degli attentati terroristici con il sostegno internazionale finalizzato al loro riconoscimento politico.
Questa politica entra in crisi nel 1985, prima con il sequestro (7-10 ottobre) della Achille Lauro e l’uccisione di Leon Klinghoffer, e poi con il secondo attentato all’aeroporto di Fiumicino (27 dicembre). Pur di mantenere la propria libertà di azione il governo Craxi, con Andreotti agli esteri, arrivò a Sigonella a scontrarsi direttamente con gli Stati Uniti di Ronald Reagan: qualcosa però si era rotto irrimediabilmente nelle velleità italiane.
Oggi conosciamo dell’altro, e se ne discuterà anche nel corso dell’incontro-dibattito. Il “Lodo” non fu una vicenda solo italiana. Praticamente tutti gli Stati europei, in modo indipendente l’uno dall’altro, contrassero accordi segreti con il terrorismo arabo-palestinese. Ad esempio, interrogato dalla magistratura francese il 30 gennaio 2019, Yves Bonnet, rivelò che dopo il sanguinoso attentato al ristorante kosher Chez Jo Goldenberg dell’agosto 1982, il servizio che all’epoca dirigeva, la Direction de la Surveillance du Territoire, con l’autorizzazione del presidente François Mitterand, raggiunse un accordo con il gruppo terrorista di Abu Nidal. Sappiamo, ancora, grazie a un documento (il cosiddetto “Protocollo Wischnewski”) rivenuto nell’archivio personale dell’ex ministro e cancelliere tedesco, il socialdemocratico Hans-Jürgen Wischnewski, stretto collaboratore di Helmut Schmidt, che accordi vennero stipulati dai governi di Bonn e Vienna. Ancora: oggi sappiamo anche la STASI della DDR già dall’agosto 1979 era stata messa a conoscenza degli accordi presi dall’OLP con i servizi segreti italiani sulla movimentazione di armi in Italia in cambio di una sospensione delle azioni terroristiche nel nostro paese.
Questi temi sono discussi nell’incontro-dibattito “‘Lodo Moro’ o ‘Lodo Italia’?” che si svolgerà a Trento mercoledì 2 marzo 2022, alle ore 17,30 nella Sala conferenze della Fondazione Caritro (Via Garibaldi 33.
Valentine Lomellini è professoressa associata di Storia delle relazioni internazionali all’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni: L’appuntamento mancato. La sinistra italiana e il Dissenso nei regimi comunisti (1968-1989) (Mondadori education 2010); e La “grande paura” rossa. L’Italia delle spie bolsceviche (1917-1922) (Franco Angeli 2015). Recentemente ha curato The Rise of Bolshevism and Its Impact on the Interwar International Order (Palgrave MacMillan, 2020). Per le sue ricerche è stata insignita della Medaglia del Presidente della Repubblica nell’ambito del Premio Spadolini.
In ottemperanza alle normative vigenti, per la partecipazione all’incontro-dibattito è necessario esibire il Green Pass rafforzato e indossare la mascherina FFP2.