Mostra Pergine Arte Giovane_5
A5sensi, Ludovico Tartarotti, Paola Boscaini
PROGETTI SELEZIONATI PER P.A.G. 2020
La mostra riunisce il lavoro degli artisti/collettivi selezionati per la sezione “arti visive” del quinto bando Pergine Arte Giovane.
A5sensi (2020)
A5Sensi, oltre ad essere un collettivo, è il nome del progetto stesso.
Si presenta come una mostra fotografica accompagnata da racconti brevi e contenuti digitali (audio e video), il cui intento è quello di immergere completamente il fruitore all’interno dell’opera attraverso forme artistiche tradizionali e analogiche (come la fotografia e la scrittura) e multimediali-interattive (QR code, contenuti audio e video).
Il progetto vuole inoltre evidenziare come elementi analogici e digitali non solo possano coesistere
all’interno di una singola opera, ma interagiscano e si alimentino l’uno con l’altro, dando vita a un’esperienza il cui valore è maggiore della somma delle sue singole parti.
Le opere esposte fanno parte di un progetto più ampio in via di sviluppo.
Ludovico Tartarotti, Senza titolo (2020)
Titolo: Senza Titolo
Tecnica : olio, smalto e foglia oro su tela
Misure : due tele, 120x80cm
Anno: 2020
Le due tele presentate nascono, inizialmente, come frutto di una ricerca storica, ma non vogliono racchiudersi sotto questo aspetto, anche perché così facendo sarebbero e si presenterebbero solo come
il prodotto finale dell’azione e delle idee del pittore. Esse invece devono essere principio di curiosità, seme di possibili storie, nella mente fertile dell’osservatore. Pensando ciò, non mi sembrava giusto
dare loro un titolo e quindi una chiave di lettura, che comportava un unico messaggio ben definito. Non sempre infatti sapere tutto e rivivere il tutto come lo ha vissuto e pensato il pittore fa bene all’opera
o all’arte, anche perché facendo ciò si toglie all’osservatore la libertà di lasciare che i suoi pensieri viaggino, immaginando cose magari non vere, ma potenti e bellissime. Tutto sta nelle mani della immaginazione e delle emozioni soggettive.
Paola Boscaini, Forme architettoniche di memoria (2020)
«Abitare una camera, cos’è? Abitare un luogo, vuol dire impossessarsene? […] A partire da quando un luogo diventa veramente nostro?» si chiedeva Georges Perec. «Quando si sono messe in ammollo tre paia di calzini in un catino di plastica rosa? […] Quando vi si sono provati i tormenti dell’attesa, o le esaltazioni della passione, o i supplizi del mal di denti?». Questo progetto è nato dall’urgenza di dare una risposta a queste domande.
Possiamo vedere il territorio come il prodotto del dialogo fra uomo e natura. Il suo corpo, a chiunque lo guardi, appare solcato da segni che, sovrapponendosi e sedimentandosi, sono andati a costituire una sorta di narrazione che ci parla di lui, delle sue trasformazioni ordinarie ed eccezionali, dandoci le informazioni necessarie per potervi interagire. Gli insediamenti umani si configurano, così, come memorie stratificate in uno spazio, «ragnatele di rapporti intricati che cercano una forma», per usare le parole di Calvino.
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Gratuito