Musica e prima guerra mondiale

Venerdì 24 aprile in sala Grande nuovo appuntamento con il festival musicale “Contrasti” con un dibattito e un concerto dedicato alla Grande guerra, tema della mostra attualmente ospitata al Castello del Buonconsiglio. Ingresso libero. 

Musica classica
[ www.cosimocolazzo.it]

ore 19.00
Musica e prima guerra mondiale
Conferenza. Relatore Cosimo Colazzo

ore 20.00
Musica e prima guerra mondiale
Concerto del Pianista Cosimo Colazzo
Musiche di Miaskovskij, Schulhoff, Casella, Malipiero, Debussy

A seguire visita guidata alla mostra promossa dal Castello del Buonconsiglio sul tema della guerra, e infine aperitivo in caffetteria

La Grande Guerra fu evento di enorme impatto, che incendiò l’Europa e il mondo. Resasi tecnologica, rendeva relativo l’atto eroico singolo e richiedeva un grande tributo di morti anonime. La musica partecipa del senso di questa tragedia. Con l’opera di chi la combatteva, o di chi, in patria, partecipava alle occasioni di supporto o propaganda o memoria. O di chi la risentiva, in un linguaggio allarmato e interrogativo. Una conferenza e un concerto, tenuti da Cosimo Colazzo, nell’ambito del festival “Contrasti”, venerdì 24 aprile, rispettivamente alle 19 e alle 20, al Castello del Buonconsiglio, alla Sala Grande, a Trento, indagano il tema, con una riflessione critica e quindi le musiche di autori dei vari fronti della guerra.

Una scintilla presto dilaga in incendio, ed è la prima guerra mondiale. Alla baldanza iniziale presto subentra il disincanto, la consapevolezza che si tratti di una tragedia immane, di cui non si vede la fine. E’ guerra di trincea e tecnologica. Gli uomini sono ridotti a mere funzioni, numeri, tributi di morti anonime. La musica non si astiene dall’esserne partecipe. È la musica di chi la vive direttamente combattendo. Numerosi cadranno. I sopravvissuti ne saranno cambiati. Altri scrivono, per occasioni civili e pubbliche, di supporto alla patria o di memoria dei caduti. Fuori da queste occasioni, il linguaggio di numerosi artisti si tende risentendo il senso oscuro e oppressivo del momento.

Di questo si tratta nell’ambito del festival “Contrasti” venerdì 24 marzo, alla Sala Grande del Castello del Buonconsiglio a Trento. Cosimo Colazzo tiene una conferenza alle ore 19, su musica e prima guerra mondiale, e di seguito tiene un concerto pianistico, dal titolo “Un salto nel buio”, con musiche proprie, di Casella, Miaskovskij, Schulhoff, Debussy, Mascagni, Malipiero.

Nikolaj Jakovlevič Mjaskovskij (1881-1950) combattè nelle fila dell’esercito russo durante la prima guerra mondiale, sul fronte che, in Galizia, opponeva i russi agli austriaci. Ricorda l’esperienza come un avvenimento decisivo rispetto alla sua ricerca, all’evoluzione del suo linguaggio e del suo stile, nonché come fattore di profonda trasformazione spirituale della persona. Così scrive: «La guerra ha profondamente arricchito la mia riserva d’impressioni interiori ed esteriori, e allo stesso tempo ha schiarito le mie idee musicali. La maggior parte delle mie composizioni del fronte ha un carattere, se non più chiaro, almeno più obiettivo». Fu ferito e, mentre era convalescente, si dedicò alla composizione della Sinfonia n. 4. Sempre negli anni della guerra compose la fortunatissima Sinfonia n. 5. Colazzo esegue, di Miaskovskij, Eccentricities, sei pezzi per pianoforte. L’esperienza della guerra è presente quando il compositore fissa le prime idee per Eccentricities, opera che porterà a termine negli anni Venti, impregnata di timbriche scure, di fantasie sonore tenebrose richiamate da significative didascalie.

Nascono da un’occasione, cui partecipano, di sostegno alla causa belga, dopo l’invasione tedesca del Belgio, all’avvio della guerra, le opere di Debussy e di Mascagni presentate nel concerto. I due musicisti, come numerosi altri artisti, letterati, poeti, pittori, sono coinvolti nell’ambito del progetto promosso dal Daily Telegraphe, di una pubblicazione di supporto al Belgio invaso e resistente,  evidenziando la violenza barbara operata dai tedeschi con l’aggressione di una nazione neutrale e difesa in tal senso da patti internazionali. Nasce così il King Albert’s Book. A Tribute to the Belgian King and People from Representative Men and Women throughout the World, a cura  dello scrittore Hall Caine.

Claude Debussy (1862-1918) scrive, per questo progetto editoriale, Berceuse héroique, pour rendre hommage au roi Albert I de Belgique et à ses soldats (1914) per pianoforte. Debussy espresse parole di disapprovazione per la guerra, in quanto essa è radicalmente altro dall’Arte che inibisce e opprime. Il suo nazionalismo lo porta a sottolineare con forza il senso dell’identità francese, ma mai avrebbe esaltato, con la propria arte, la necessità della guerra, in quanto profondamente convinto della radicale incompatibilità tra le due. In accordo con questa sensibilità il tono è profondo ed elegiaco, e solo nelle pieghe di un tale sguardo introspettivo, emerge la citazione dell’inno belga, lontano da ogni accento eroico o celebrativo.

Pietro Mascagni (1863-1945), per lo stesso progetto, scrive Sunt lacrymae rerum! (1914) per pianoforte. Il brano, il cui titolo è ripreso dal verso 462 del I libro dell’Eneide, assume toni meditativi  nella commemorazione. La scrittura è volutamente disadorna, fatta di una melodia spoglia e soprattutto di accordi, mentre l’armonia si rende complessa e tende a evitare percorsi lineari e risolti.

Le opere che Alfredo Casella (1883-1947) scrive nel periodo della Grande Guerra sono frutto di un’esperienza di ricerca radicale, che ribalta ogni stato convenzionale del suono. Sono partiture che ricercano l’urto, la dissonanza, che sentono l’armonia come esperienza timbrica, che estendono lo spettro della tastiera pianistica a cercare anche gli stati del rumore, della materia quasi informale. Così nell’opera presentata nel concerto, la Sonatina (1916) op. 28. La ritmica a volte è ossessiva, primitiva. Il sogno della forma precisa e oggettiva, polemicamente anti-romantica, cui rinviano alcuni sottotitoli con il loro richiamo a formule storiche (si veda, ad esempio, il movimento interno, Minuetto), si mescola a questa ricerca che appare invece sostanzialmente aperta, dai confini non dati. È musica complessa, fortemente interrogativa e problematica, come i tempi storici che Casella sta vivendo.

La guerra, che, in Italia, procura chiusure nazionalistiche anti-tedesche, esalta altri valori: quelli della nazione e delle tradizioni culturali. E valorizza altre direzioni di rapporto. Verso la musica francese soprattutto. Gianfrancesco Malipiero (1882-1973) possiede una sensibilità spiccata per il suono e il timbro. Poemi asolani (1916) evidenziano come la sua ricerca, il suo stile si sostanzino di una straordinaria capacità di cogliere gli sfumati del colore sonoro, di valorizzare la risonanza.  In questo è francese e si lega alle ricerche d’oltralpe, nel solco di Debussy e d’altri.

Lo scoppio della prima guerra mondiale fu evento decisivo per Ervin Schulhoff (1894-1942), ciò che lo forgiò e spinse il suo linguaggio in direzioni radicali. Fu arruolato nell’esercito austriaco. Inizialmente fu di stanza a Praga, ma poi combatté in Ungheria. Nel 1916 fu ferito alla mano da una granata e subì un grande shock nervoso. Nel 1917 combatté sul fronte russo. Alla fine della guerra sentì il peso di un’esperienza devastante. Ne emerse disilluso, ma anche con una grande rabbia, che esprimeva in opere provocatorie e sperimentali, anche dada, contro ogni residuo neoromantico, mentre politicamente accoglieva le idee socialiste. Dà spazio, come evidente nell’opera in programma, Fünf Pittoresken (1919) op. 31,  all’alterità del jazz, con il suo nerbo giovane e ritmico. Ma il suo gioco non è solo leggero se, nella leggerezza ironica, dirige lo sguardo direttamente verso il nulla, il vuoto, la pagina bianca. In un brano delle Fünf Pittoresken, dal titolo In futurum, visionario e ironico, irrora la pagina di sole pause e qualche gioco grafico, dando così spazio al silenzio, all’alterità forse dispersa. Un gioco o una seria interrogazione che anticipa di molti anni quanto Cage avrebbe più tardi trovato e messo in scena. Qui probabilmente con un diverso tessuto di significati, perché vi è iscritto il senso stravolto della guerra e del tramonto dell’Europa, divenuta un enorme campo di battaglia.

Cosimo Colazzo (1964) presenta una propria opera, da poco terminata, pensata in riferimento al tema, dal titolo I fragorosi silenzi, la fine (2015)per pianoforte. La guerra ci raggiunge nella forma di video che rivelano immagini di luce, come esplosioni senza suono. La nostra percezione, mediata da uno schermo, le vive irreali. Ma hanno carico di morte e di fine. Il compositore richiama quel silenzio che è di morte lontana: atroce morte silente, rallentata, distillata in un silenzio evaporato e stupefatto.  Silenzio fragoroso. Silenzio sensibilizzato e teso: per non dimenticare.

Costi

Ingresso libero

parte di: Festival Contrasti

organizzazione: Associazione Culturale Motocontrario - Castello del Buonconsiglio Monumenti e collezioni provinciali