Ne uccide più la penna

Convegno

Incontri culturali di Levico Terme

Giovedì 11 agosto Paolo Malvinni incontra lo scrittore e giornalista Mario Baudino, che in Ne uccide più la penna (Rizzoli) racconta come nelle pagine della letteratura gialla si cela un eroe insospettabile e sfuggente: il detective bibliofilo. Esordisce come raffinato gentiluomo britannico con l’hobby delle indagini, diventa un elegante borghese americano che bada al sodo, assume le sembianze di investigatori privati al verde ma animati da nobilissimi ideali, si fa libraio a Parigi e cacciatore prezzolato di preziosi volumi in giro per l’Europa, riluttante e coltissimo inquisitore francescano, commissario di pubblica sicurezza votato ai libri per amore e infine ladro per passione e antiquario per copertura.
Perché una figura non molto diffusa nella realtà infesta l’immaginario noir?

Mario Baudino
Ne uccide più la penna
Storia di crimini, librai e detective
Rizzoli, 2011

Nelle pagine della letteratura gialla si nasconde un eroe insospettabile e sfuggente: il detective bibliofilo. Esordisce nelle vesti di un raffinato gentiluomo britannico con l'hobby delle indagini, diventa un elegante borghese americano che bada al sodo, assume le sembianze di investigatori privati al verde ma animati da nobilissimi ideali, si fa libraio a Parigi e cacciatore prezzolato di preziosi volumi in giro per l'Europa, riluttante e coltissimo inquisitore francescano, commissario di pubblica sicurezza votato ai libri per amore e infine ladro per passione e antiquario per copertura. Perché una figura non molto diffusa nella realtà infesta l'immaginario noir? Mario Baudino si lancia in un'indagine ironica ed erudita all'inseguimento del personaggio che incarna l'improbabile legame tra pedinamenti, risse, crimini e la puntigliosa mania per pergamene e rilegature. Passando da Umberto Eco a Hans Tuzzi, dal mystery classico a Nero Wolfe, da Alexandre Dumas all'hard boiled, l'autore scopre l'oggetto del desiderio che accomuna bibliotecari assassini, cacciatori di testi e vittime della bibliofollia: il libro che uccide e irradia il suo inquietante mistero dalle Mille e una notte ai giorni nostri. Sia esso un manoscritto dalle pagine avvelenate, un codice con oscure profezie o un'introvabile prima edizione coronata da refuso, questo testo maledetto diventa il sacro graal in nome del quale uccidere e morire.

Mario Baudino, scrittore e giornalista della Stampa, che in Ne uccide più la penna (Rizzoli) ripercorre vita e imprese degli investigatori bibliomani. Il punto d’avvio, a sorpresa, è Philip Marlowe, che nel Grande sonno comincia la sua avventura con una visita in una libreria antiquaria; a sorpresa, perché il burbero detective di Raymond Chandler ha uno stile ben diverso dai gentiluomini compassati del giallo all’inglese, cui meglio si addice la bibliofilia, e anche perché la biblioteca è uno scenario troppo simile a quel “giardino di rose del vicario” da cui Chandler voleva strappare il giallo per riportarlo nei vicoli, tra le gang criminali e le donne perdute. Le passeggiate di Baudino ci accompagnano da un capo all’altro della storia del giallo – e non solo del giallo: il primo “libro che uccide” è quello del saggio Duban nelle Mille e una notte, e il codice avvelenato del Nome della rosa non è certo l’ultimo della serie. Sfilano sotto i nostri occhi, evocati dai gloriosi anni Trenta e Quaranta, il pedantissimo Lord Wimsey di Dorothy L. Sayers e lo Henry Gamadge di Elizabeth Daly, detective esperto di codici antichi che l’autrice chiama appunto “il bibliofilo”. Ma le pagine più felici sono senz’altro quelle dedicate a Nero Wolfe, l’investigatore obeso e floricoltore di Rex Stout, che “è sublime e immoto come una trinità bizantina nel suo cielo di mosaico, e nello stesso tempo è materia allo stato selvaggio”. Wolfe non è un bibliofilo ma legge moltissimo, possiede sei edizioni della Bibbia in sei lingue diverse, annovera tra i suoi autori Camus e Montaigne, Casanova e Solzenytsin. Quando non indaga e non cura le sue orchidee, sprofonda nella lettura.

La rassegna culmina, a metà del libro, in un quesito quasi filosofico: si può davvero uccidere per un libro? Baudino indaga sul losco affare e porta alla luce, oltre al caso di Tinius, quello di un libraio di Barcellona ed ex monaco, Giacomo, di cui parla Flaubert nel breve racconto giovanile Bibliomania. Ma c’è poi tanto di misterioso? A ben vedere, per noi abitanti del Mediterraneo, culla delle religioni del Libro e sede millenaria di guerre e mattanze in nome di un testo sacro, che si possa uccidere per un libro è una triste evidenza. Il mistero che più ci preme, semmai, è un altro. E cioè – per inelegante che sia ricercare, in un libro peraltro bello e ricco, quel che non c’è e ha tutto il diritto di non esserci – dove sono i giganti del giallo classico? Che fine hanno fatto il narratore assassino di Agatha Christie o il suo Cadavere in biblioteca, i mille divertimenti metaletterari di Ellery Queen sulla figura del detective romanziere, la prodigiosa erudizione di Philo Vance, creatura del bibliomane di S.S. Van Dine? Che si siano tutti rintanati in un capitolo perduto o rubato del libro di Baudino? Se così fosse, saremmo pronti a uccidere per metterci sopra le mani.


Mario Baudino, Stampa, ha pubblicato romanzi e saggi, tra i quali ricordiamo Voci di guerra (Ponte alle Grazie 2001), Il mito che uccide (Longanesi 2004), Per amore o per ridere (Guanda 2008) e Il gran rifiuto (Longanesi 1991, ripreso da Passigli nel 2009).


Paolo Domenico Malvinni, dopo la laurea a Bologna con Umberto Eco, si è occupato di letteratura poliziesca anche pubblicando La verità dell’angelo, romanzo ambientato in Valsugana, nel quale investigatore e assassino sono a loro volta esperti e “invasati” di romanzi gialli. Tra il castello e l’ex manicomio di Pergine, i bagni nei tranquilli laghi della valle e qualche buon ristorante, si svolge una serrata indagine dagli esiti non scontati.
Quasi una dimostrazione che Ne uccide più la penna