Pagine nascoste

Francesca affronta per la prima volta l'eredità del padre, un razzista e fascista convinto durante il Ventennio.

Cinema
Pagine Nascoste [ trentofestival.it]

PAGINE NASCOSTE

regia di Sabrina Varani

Italia 2017 - 67'

La sceneggiatrice e scrittrice Francesca Melandri (Eva dorme, Più alto del mare) sta effettuando le ricerche per la stesura del suo nuovo romanzo, Sangue giusto, ambientato tra Italia ed Etiopia durante il ventennio. Consapevole del fatto che il padre Franco ha militato nel partito fascista, per poi rivedere le sue convinzioni dopo la campagna di Russia, si imbatte in un suo articolo, di cui ignorava l’esistenza, in cui il genitore teorizza la superiorità della razza bianca su quella africana. La sua indagine si amplia quindi in un arco di cinque anni, spostandosi a cercare in Etiopia il segno violento che l’occupazione italiana e la guerra vi hanno lasciato — nella lingua, nelle famiglie miste, nel paesaggio, oltre che nei libri di storia – fino ai motivi per i quali il ricordo di quel periodo colonialista sia ancora visto con orgoglio da alcune realtà neofasciste nazionali e funga loro da appoggio teorico.

Un’opera notevole per il tema sollevato e per l’uso armonico e anticonvenzionale degli archivi, – AAMOD (Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico) e Istituto Luce – e dei Super8 di famiglia, riemersi inaspettatamente durante la lavorazione. A comporre una molteplicità di piani narrativi che ruotano attorno a memoria privata e collettiva e tendenza alla rimozione di un’era antidemocratica. Si citano gli studi dello storico Angelo Del Boca, le figure dell’esploratore Lidio Cipriani (1892-1965), firmatario del manifesto su “La difesa della razza” (1938) e del generale Rodolfo Graziani (1882-1955), responsabile di eccidi eppure al quale nel 2012 fu dedicato un monumento ad Affile, nel film mèta della regista e della scrittrice di origini somale Igiaba Scego. 

Tra una ricognizione in un orrorifico museo di Antropologia, tra teschi, maschere e strumenti di misurazione al servizio di teorie razziste, e un comizio altrettanto da brividi di Forza Nuova nella capitale, il film invita, senza salire in cattedra ma alternando immagini forti, a tratti insostenibili (i corpi dell’eccidio di Zeret, straziati dall’iprite) al percorso intimo della protagonista, a riflettere sulla necessità di riconciliazione con un passato che sembra lontano e invece si riverbera ancora in molti modi nelle storie familiari, quando, con esiti potenzialmente pericolosi, non scivola nell’indifferenza o peggio nell’ignoranza generale. L’urgenza di rielaborare quel passato, affrontarlo con occhi nuovi, consapevoli, informati, è la naturale conseguenza delle parole del “comandante Max”, il partigiano e giornalista Massimo Rendina (1920-2015), la cui presenza è un lascito prezioso al film.

parte di: Avvicinamenti 2018

organizzazione: Trento Film Festival - Trento