Presentazione del libro: Il romanzo del Monte Bondone

Convegno

interverranno:
LUCIANO DECARLI, scrittore
RENZO FRANCESCOTTI, l’Autore
Lettura di ARRIGO DALFOVO del Gruppo “Neruda”

Il romanzo del Monte Bondone
di Renzo Francescotti
ed. Curcu & Genovese, 2007

Renzo Francescotti ha scritto la storia del Bondone che tutti i trentini vorrebbero saper raccontare. Ha avuto un’idea geniale, ed ha riunito in un libro denso e corposo, arricchito dal fascino di splendide e introvabili fotografie, non solo gli avvenimenti e le modificazioni territoriali, ma le “storie” della montagna di Trento. Ogni trentino che sul Bondone è salito, da giovane o da anziano, a sciare o a cercare la solitudine di una passeggiata, magari in un pomeriggio autunnale, quando la montagna è vuota e si presenta a tu per tu, da sola, torna a casa con una sua personale storia nel sacco: un’impressione, un incontro, un’avventura. Insieme fanno centinaia, migliaia di storie. (Franco de Battaglia)

«Dal nostro appartamento a Trento sotto il Convento dei Francescani quando mi alzo al mattino schiudo la finestra-balcone per vedere che tempo fa. Di fronte ho il monte Bondone. Sopra la fuga dei tetti che degradano a gradinata la montagna mi appare con tre cime: sulla sinistra il corno del Parolét, al Centro la piramide del Palón, sulla destra un’altra piramide, quella del Vasón. Una «cartolina» che cambia a seconda delle stagioni, se il monte è innevato o verde di vegetazione, a seconda delle ore del giorno se è l’alba, mezzogiorno, il tramonto o tanto più la notte, quando tende a fondersi col buio il nero della montagna rotto solo dalle luci dell’Albergo di Sardagna in basso, in alto dalla luce del Bar del Palón. So bene che la mia è una prospettiva parziale della montagna: che se solo mi sposto un po’ su a Villazzano si incominciano a intravedere le Tre Cime che stanno dietro; che se mi porto a Gardolo il Bondone appare come un piccolo Cervino; che se giro dietro sul versante occidentale la montagna mi appare come una dorsale appenninica; che se salgo a Sopramonte, che è sul monte come dice il nome, il monte proprio non si vede, ma solo un arco di dossi; che se risalgo la strada sopra Aldeno, verso Cimone ciò che vedo della montagna sono le Pale, come piccole Dolomiti; che se proseguo per Garniga vedo solo sbucare la cima del Palón dietro le anticime, come una base spaziale; che se infine salgo alle Viote il Bondone mi appare come una stupenda conca a 360 gradi circondata da cime, da altre prospettive sempre visibili parzialmente o addirittura invisibili. Insomma il Bondone come una metafora della realtà, della vita, sempre parziale, frammentata, mutevole e sfuggente, che tentiamo di esplorare, di capire, di ricomporre, disperatamente…»


organization: Biblioteca Comunale di Levico Terme