Robert Musil in Trentino

Convegno

Nel 1914 Robert Musil era uno scrittore conosciuto per il successo che gli era derivato dalla pubblicazione nel 1906 del romanzo I turbamenti del giovane Törleß, che gli aveva dato una vasta fama. Ma, come scrive nel suo diario, era in crisi.
A 34 anni la sua vita non è affatto avviata in una direzione definita e sicura. È un uomo incompiuto, “senza qualità”, che non sa condurre un’esistenza normale e soddisfatta. Un’insopprimibile irrequietezza spirituale lo ha spinto negli anni precedenti a tentare strade diverse, a cambiare continuamente studi. Non riesce a decidersi per una professione. Ha interrotto la carriera militare, dopo aver frequentato il collegio militare di Mährisch-Weisskirchen e per qualche mese l’Accademia militare di Vienna. Si è diplomato ingegnere nel 1901 al Politecnico di Brünn (l’attuale Brno), ma poi ha abbandonato una promettente carriera universitaria per seguire studi di filosofia e psicologia all’Università di Berlino e anche qui ha rifiutato un incarico accademico.
Questa situazione è trasportata letterariamente nell’incipit della novella Grigia, ambientata a Palù del Fersina, dove il tenente Musil è rimasto dal 23 maggio alla fine agosto 1915, e che riplasma l’esperienza del fronte. Il protagonista della novella non è un militare, ma un ingegnere minerario, Homo, che si trova in un momento di indefinibile crisi della sua esistenza. Pur continuando ad amare la moglie la sente estranea e così, quando dovrebbe seguirla con il bambino malato in un luogo di cura, decide invece di rimanere solo in città. Una lettera di un certo signor Mozart Amadeo Hoffingott, da lui fuggevolmente conosciuto anni prima, lo invita a partecipare a una società per la riattivazione delle antiche miniere d’oro della Valle del Fersina. Homo accetta, parte immediatamente e raggiunge “P” (Pergine) dove si sta preparando la spedizione nella valle trentina che gli appare una “Verzauberte Welt”. È un mondo incantato e l’aspetto magico, l’atmosfera incantata e fiabesca sono volutamente accentuati da Musil. Ma “incantato” (Zauber) conserva in tedesco, più che in italiano, la cifra dell’ambivalenza giustapponendo a fiabesco anche il significato di demonico e stregato.
In tutte le opere di Musil, ma soprattutto nei Diari, sono continuamente presenti materiali, note e considerazioni che riguardano i luoghi da lui frequentati nel periodo di guerra trascorso in Valsugana. I suoi appunti sembrano a tratti quelli di un antropologo per la minuzia con cui descrive i costumi degli abitanti, il loro linguaggio, le usanze. Riserva uno sguardo particolare alla natura: boschi, montagne, paesaggi, colori e fiori costituiscono uno scenario privilegiato dei suoi racconti.

Robert Musil resta in Valsugana dall’inizio del febbraio 1915 – quando è trasferito a Pergine dalla zona dello Stelvio – al 14 marzo 1916 quando, a causa di una malattia, è ricoverato prima all’ospedale di Brunico e poi in quello di Praga. Durante questo periodo - fatta eccezione di due brevi trasferimenti, uno sull’Isonzo ed uno ad Arabba – Musil, tenente del Landsturm, non partecipa a battaglie vere e proprie, ma solo ad azioni di disturbo e di disimpegno. Come scrive Musil nel Merlo è per lui un periodo di solitudine, silenzi, colori, lunghe pause. Di nottate in cui le stelle “erano enormi e sembravano ritagliate in carta dorata, oppure occhieggiavano grasse come pasta al forno”; il cielo restava turchino anche di notte, la sottile e virginale falce di luna, tutta d’oro e tutta d’argento, era stesa sul dorso, perduta nell’estasi.
Di nessun altro periodo Musil lascia una tale ricchezza di osservazioni come di quello trascorso in Valsugana. Il tempo scorre lento, privo di avvenimenti significativi, così diverso dal tempo pieno di occupazioni, attività, abitudini della vita in città prima della guerra.
La guerra sembra lontana, malgrado i violentissimi combattimenti che devastano le zone di Lavarone e di Vezzena, si sente ancora il riverbero dell’atmosfera tranquilla della primavera e Musil pesca in un piccolo lago d’alta quota, il lago d’Ezze, raggiunto a cavallo. Attraversa in quota i monti che circondano il lago d’Erdemolo per giungere al Sasso Rosso, al Sasso Rotto, a Cima Sette Selle e oltre, fino allo Slimber e al passo Palù o di Calamento. Da Passo Sette Selle raggiunge in pochi minuti il lago d’Ezze, all’imbocco della Val di Fregio. E questo uno dei luoghi che ricorre più spesso nei Diari: al lago Musil va a pescare nascondendosi tra le rocce per non essere colpito dai cecchini italiani. Da questo luogo incantato ha la visione delle tormentate creste del Sasso Rotto e di Sette Selle che si stagliano sopra la conca del lago d’Ezze a formare figure fantastiche e grottesche in un groviglio di spuntoni, pinnacoli, bastioni, gradoni: questo spettacolo sembra spettrale e funereo al tenente quando vi giunge durante una cavalcata notturna. Il lago appare “grande nel momento in cui si svolta nel bacino di rocce e le montagne nere svettano nella notte nera”. Un cocuzzolo vicino al lago è un eccellente punto di osservazione sulla Val Mendana su Cima Ciste e sul Monte Salubio, sui pascoli, boschi e prati che digradano a balze nella Valsugana, sugli altopiani fortificati dell’altro lato della valle. Dal lago d’Ezze le pattuglie austroungariche si spingono in basso e, percorrendo un territorio che nel 1915 è terra di nessuno, arrivano fino a Borgo.
Musil ricorda inoltre di essere stato - probabilmente per un’operazione di pattugliamento - a Pontarso, località dove la Val Calamento incontra la Val Campelle. Qui un ponte attraversa il torrente Maso in un luogo profondo e scuro popolato di giganteschi abeti con poche e misere case.

In occasione della pubblicazione della nuova edizione di Grigia di Musil (Silvy edizioni), i curatori del volume, Alessandro Fontanari e Massimo Libardi, discutono di Robert Musil in Trentino, nell’incontro che si terrà mercoledì 8 agosto alle ore 21 presso il Caffè Nazionale, in piazza della Chiesa, a Levico Terme.