Solo gli amanti sopravvivono
Di Jim Jarmusch, USA Germania Francia Gran Bretagna Cipro 2013, 122'
Adam colleziona chitarre d'epoca e compone pezzi di musica elettronica, che i fan ascoltano appostati sotto la sua casa di Detroit, dalla quale pare non uscire mai. Eve vive a Tangeri, tra stoffe pregiate e libri in tutte le lingue, e trascorre le nottate in compagnia di Christopher Marlowe nel "Café Mille Et Une Nuits". Adam e Eve sono colti, bellissimi e vampiri. Osservatori privilegiati del divenire del nostro mondo, si muovono cercando di farsi corrompere il meno possibile dalle brutture del presente, cibandosi soltanto di sangue raro di laboratorio, apprezzando il silenzio e la compagnia reciproca.
Adam, solitario e sensibile, chiuso nella sua roccaforte nella città simbolo della musica ma anche delle macerie del capitalismo, sta cedendo alla malinconia più oscura, al lamento funebre, al refrain senza fine uguale a se stesso. Tocca alla donna, anima più aperta e trasformista, forse anche più edonista e impermeabile, intraprendere il viaggio notturno che non può mancare all'appello in ogni pellicola del regista di "Night on Earth" e "Mistery Train".
Solo chi ama rimane vivo; chi sa amare letteralmente per sempre, chi rispetta il mondo che abita, la sua arte, la letteratura, il progresso della scienza, il suono dei nomi. Gli altri, quelli che credono di essere vivi solo perché batte loro il cuore, quelli che hanno perso il gusto, lo sguardo e il dizionario, sono creature noiose e pericolose. Sono loro - i cosiddetti esseri umani - i veri cannibali, gli zombie: gente che si sveglia sempre troppo tardi, che usa e getta, immemore del passato, incurante del futuro, impantanata in un presente più che mai buio, anche e soprattutto alla luce del sole.
Jarmush politico, Jarmush esteta, Jarmush notturno, Jarmush rock. Jarmush puro. Con Solo gli amanti sopravvivono il più elegante e sottilmente spiritoso dei registi indipendenti americani gira un elogio dell'artificio artistico come prova di reale umanità, oltre che un'ispiratissima ballata romantica, capace di raccontare ancora l'amore come un'esperienza piacevolmente debilitante, che fa vacillare le ginocchia e girare la testa come gira la puntina sul giradischi, come gira il sangue che scende nell'imbuto, come l'effetto di una droga pesante. "Funnel of love" gracchia splendidamente il pezzo di apertura. Perché allo snobismo divertito dei nomi in codice, dell'allusione agli altri vampiri illustri, delle citazioni e delle battute sul talento che non rima mai con successo, corrisponde un trattamento dell'argomento amoroso tutt'altro che snob, leggero e discreto come la camminata di Tilda Swinton e intriso di sincera empatia e lunare post-romanticismo.