Via Sophiatown
Oriente Occidente
Spettacoli
Via Katlehong Dance
Via Sophiatown
Direzione artistica Buru Mohlabane
Coreografia Vusi Mdoyi
con la collaborazione di Mpho Molepo e tutta lequipe di Via Katlehong
Canto e narrazione Nomathamsanqa Baba, Thembinkosi Hlophe
Musicisti Jackson Vilakazi, Muzi Radebe
Percussionisti Tshepo Nchabeleng, Vuyani Feni
Costumi Dark Dindie
Luci Alix Veillon
Scenografia e direzione tecnica David Hlatshwayo
Regia del suono William Monchusi
Amministrazione, diffusione e produzione Damien Valette Prod.
Coordinamento Julie Lucas
Danzatori Tshepo Nchabeleng, Vuyani Feni, Mandlenkosi Fanie, Vusi Mdoyi, Mbali Nkosi, Matshidiso Mokoka, Boitumelo
Tshupa, Thembinkosi Hlophe
Coprodotto da Via Katlehong Dance, Maison de la Danse de Lyon, Damien Valette Prod.
Con il sostegno di Institut Français e Ville de Lyon, Kings Fountain
Ringraziamenti National Arts Council of South Africa, Ekurhuleni Metropolitan Municipality e a Phindile Makatane, Pule Skothane, Vusi Mkhumbuzi, Thembisa Mbokane, Ntokozo Mohlabane, team de la Maison de la Danse de Lyon, Laurent
Clavel, Bénédicte Alliot, Angélique Saverino, Barbara Watson, Henry Pillsbury e Dominique Hervieu
Durata 60
Prima nazionale
Hanno sedotto il globo con la loro vitalità contagiosa che celebra le tradizioni, i colori e i ritmi del Sudafrica. Sebbene la compagnia porti il nome di una delle township di Johannesburg più difficili, dove regnano disoccupazione e criminalità, gli spettacoli prodotti da Via Katlehong Dance hanno la forza festiva del fermento multirazziale sudafricano. Al gruppo si devono show che mixano con disinvoltura la street dance indigena (la pantsula), il tip tap, la danza gumboot dei minatori, capaci di restituire allo spettatore unenergia e un ritmo unici in unisoni mozzafiato. Uno stile inconfondibile quello di Via Katlehong, compagnia di storia ventennale guidata da Buru Mohlabane e dal coreografo Vusi Mdoyi.
Via Sophiatown è il loro ultimo spettacolo per nove danzatori e tre musicisti jazz il cui titolo rimanda a un punto di riferimento ormai leggendario per gli artisti sudafricani: lomonimo sobborgo di Johannesburg sgomberato forzatamente dal governo negli anni Cinquanta, simbolo della lotta allapartheid. In realtà Sophiatown era sì un ghetto, ma come scrive nella sua autobiografia Nelson Mandela aveva unatmosfera speciale; per gli africani era come la rive gauche a Parigi e il Greenwich Village di New York. Era il rifugio di scrittori, artisti medici, avvocati. Sophiatown era alternativa e convenzionale, animata e tranquilla al tempo stesso.
Luci della ribalta dunque sulla Sophiatown anni Cinquanta per questa commedia-musicale che è omaggio al mitico quartiere simbolo della Happy Africa. Le fotografie in bianco e nero del fondale confondono il passato con il presente alla stregua del dialogo gestuale delle coppie, sexy e scanzonato, alle reminiscenze di antiche danze antenate della pansula, la tsaba tsaba o la kofifi, ai virtuosismi ritmici declinati dai piedi alla testa e alla nostalgia di alcune canzoni hit degli anni Cinquanta di Dorothy Masuka e Miriam Makeba.
organizzazione: Ass. cult. Incontri Internazionali di Rovereto