Voci bibliche d'amore e sofferenza

Teatro

“Voci bibliche d’amore e sofferenza” è il titolo dell’iniziativa dedicata alla Bibbia curata da Alfonso Masi e che prevede due appuntamenti ospitati nella particolare atmosfera del S.A.S.S., lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, a Trento, sotto piazza Cesare Battisti. Si tratta di due recital (il 12 e il 26 novembre) che hanno per oggetto il Cantico dei Cantici e il libro di Giobbe, due libri per così dire “anomali” se confrontati con gli altri testi biblici.

Il primo appuntamento, “Il Canto dei Cantici. Forte come la morte è amore” si terrà giovedì 12 novembre alle ore 17.30 con l’interpretazione del Cantico da parte di Mariabruna Fait e Alfonso Masi accompagnati dall’arpa di Lorena Coser. Il Cantico si contraddistingue per la sua atipicità rispetto ai testi religiosi, incentrato com’è sul rapporto amoroso fra la giovane e il giovane, tutto un cercarsi, trovarsi, perdersi, rincorrersi e ritrovarsi. Un libro che per secoli è stato interpretato in modo allegorico attribuendo la relazione fra lei e lui alla relazione fra Dio e il suo popolo, fra Cristo e la Chiesa.

Il secondo e ultimo appuntamento allo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, sotto piazza Cesare Battisti a Trento giovedì 26 novembre alle ore 17.30 sull’antica strada della Tridentum romana va in scena “Processo a Dio. Il libro di Giobbe”, oratorio per cinque voci (Federica Marzili, Michele Comite, Tomaso Lonardi, Alfonso Masi ed Emanuele Pianta) e arpa (Lorena Coser). Il recital è arricchito da una videoinstallazione di Germano Wolf ed Elena Negriolli Ugel.
L’incontro ha come protagonista la figura di Giobbe, il contestatore di Dio, l’uomo in rivolta, il dolore senza limiti; sono queste alcune delle definizioni date al personaggio dell’Antico Testamento, tuttora a noi vicino e reso attuale da tanta letteratura che alle sventure di Giobbe fa riferimento.
Giobbe, colpito dalla perdita dei beni e dei figli e afflitto dalla malattia, è alla ricerca di una spiegazione di tutte le disgrazie che lo perseguitano, maledice il giorno della propria nascita, rivendica la propria innocenza, lamenta l’assenza di Dio e alla fine chiama in giudizio lo stesso Dio perché gli spieghi i motivi della sua disgrazia. Dio accetta la sfida, compare in giudizio, ma il mistero del male e del dolore rimane inspiegabile e rimanda al mistero dell’Onnipotenza divina.

L’ingresso è libero

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