Young Adam

Cinema

Serate in forma di Cinema

Gran Bretagna, 2003
Titolo originale: Young Adam
Genere: Thriller
Durata: 93'
Regia: David Mackenzie
Cast: Ewan McGregor, Tilda Swinton, Peter Mullan, Emily Mortimer

Dal romanzo di Alexander Trocchi.
Glasgow, anni '50. Joe, un giovane senza radici, viene assunto da Leslie per lavorare sulla chiatta della moglie, Ella. Un giorno Joe e Leslie trovano nel canale il corpo di una ragazza. Incidente? Suicidio? Omicidio? La polizia indaga, viene arrestato un uomo. Ma dal passato di Joe riemergono fantasmi inquietanti, mentre tra lui e la donna nasce una irresistibile attrazione...

Young Adam è tratto dal romanzo omonimo di Alexander Trocchi, uno dei personaggi più estremi e dimenticati della beat generation. Eroinomane convinto (al punto da teorizzare l’uso dell’eroina per una liberazione spirituale dell’umanità), rivoluzionario individualista, pornografo, si dice di lui che si sia macchiato dei misfatti più deplorevoli (sfruttamento della prostituzione, spaccio di eroina a minorenni, appropriazione a scopi personali di fondi comuni), ma anche che fosse un genio, e suoi amici furono William Burroughs, Allen Ginsberg, Leonard Cohen, Patti Smith, Henry Miller, e molti altri. I suoi romanzi erano sempre fortemente autobiografici, ed ebbero puntualmente seri problemi con la censura. Di Young Adam, poi, redasse due versioni, una delle quali pornografica, scritta chiaramente per meri scopi lucrativi.
Venendo al film, esso racconta la storia di Joe, un giovane sbandato che, nella Scozia degli anni Cinquanta, passa di avventura in avventura in un’eterna fuga da se stesso. Vive e lavora per qualche mese su una chiatta con Les, Ella e il loro figlio fino a quando la sua relazione con Ella viene scoperta da Les, che abbandona la chiatta e li lascia col bambino. Successivamente, tradisce Ella con la di lei cognata, venendo subito scoperto e costretto ad andarsene. Va poi a vivere in un appartamento con una famiglia, una coppia il cui marito lavora di notte (facile prevedere le conseguenze…). Intanto aveva trovato il tempo per lasciar morire annegata Cathie, la sua ex ragazza, senza muovere un dito per aiutarla, e quando viene a sapere che un uomo innocente è stato accusato della sua morte si troverà davanti al dilemma amletico: andare a deporre al processo scagionando l’innocente e rischiando la sedia elettrica o lasciare che le cose seguano il loro corso?
Il merito principale del film è di riuscire a creare un’atmosfera fortemente suggestiva (anche grazie alle musiche di David Byrne), cornice ideale di una storia dai contenuti forti ma dalle ambizioni esistenzialiste (il libro è stato spesso accostato a Lo straniero di Camus). L’ambientazione scozzese fra l’altro (Trocchi era scozzese), sul fiume Clyde (tra Glasgow ed Edimburgo) fornisce un’atmosfera cupa e nebbiosa che, sottolineata anche dalla livida fotografia, ben suggerisce la confusione e la deriva morale del protagonista. Un altro merito del film è la sua forma estetica omogenea, uno stile visivo, nonostante l’eterogeneità delle influenze: guardandolo, a tratti viene da pensare a L’atalante, a tratti a Le verità nascoste, a tratti addirittura a Spider, senza dimenticare Carnè.
Ciò che invece convince meno è la mancanza tanto di spessore esistenziale quanto di forza eversiva: sembra quasi che si sia scelto di prendere un testo forte (personalmente non l’ho letto), edulcorarlo un po’ per renderlo più digeribile al grande pubblico (a parte la sgradevole scena del “litigio” con Cathy e le tante scene di sesso, buone per dare maggiore appeal al film), e puntare di più sullo sguardo introspettivo del protagonista. Se è così, il tentativo mi sembra solo parzialmente riuscito, dato che il film pare procedere più per accumulazione di scene presuntamente pregnanti che suggerire alcunché, fosse anche la totale gratuità delle azioni di Joe o la mancanza di senso della vita. Ciò non toglie che con una maggiore chiarezza di idee David Mackenzie, qui all’esordio e curatore anche dell’adattamento dal romanzo, possa benissimo realizzare film più convincenti, dato che il talento visivo non gli manca.
Diego Barboni, 07/10/2003 da www.frameonline.it/Rec_Youngadam.htm