Scorci di Trento ottocentesca

Scene della quotidianità trentina nelle vedute di Giuseppe Canella

Giuseppe Canella, Veduta del Castello del Buonconsiglio a Trento, 1835, olio su tela, cm 48 x 66 [ @Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

All’inizio dell’estate del 1835 il pittore Giuseppe Canella (Verona, 1788 – Firenze, 1847) soggiornò a Trento, dove realizzò alcune vedute urbane a matita su carta e a olio su tela. In quell’occasione incontrò alcuni estimatori, quali Girolamo Malfatti, Simone Consolati, Luigi Corradi, i coniugi Saracini e don Francesco Lunelli. Fu quest’ultimo, docente di fisica e matematica applicata al Liceo Filosofico, a segnalare in una lettera la Piazza del Castello e la Piazza grande di Trento, da identificare con le opere rintracciate da Elvio Mich in una collezione privata e acquistate nel 2005 unitamente alle originali cornici lignee.

Lunelli chiese al pittore di “ritoccare” una figura presente nella veduta della piazza, perché a suo parere indossava un “costume tedesco”. Il 19 agosto 1835 Canella rispose che sia la “signorina vestita di nero con fazzoletto rosso” che “tutte le altre figure di cui ho riempito i quadri e sul luogo e qui a Milano hanno tutte il costume del paese”, ritenuto “italiano”.
Il carteggio, oltre a fornire un preciso ante quem per l’esecuzione delle tele, evidenzia come il lavoro iniziato en plein air fosse stato completato nell’atelier. Poche settimane dopo, a settembre, la Veduta della Piazza del Duomo di Trento, già “di proprietà del sig. Conte Girolamo Malfatti”, fu esposta nel Palazzo delle Belle Arti di Brera, accanto ad altre otto opere del paesista, tra cui una Veduta presa a Trento di proprietà di Francesco Biffi.
Entro il 1850 i due paesaggi passarono nella collezione di Lorenzo Parisi – e poi ai suoi eredi – forse insieme alla Veduta della riva dell’Adige in Trento, ripresa dal rione S. Martino, sempre di Canella.

Nell’ampia veduta del Castello del Buonconsiglio il pittore restituisce un’immagine decadente dell’antica residenza principesca, ormai ridotta a caserma.
La composizione, illuminata da una luce pomeridiana, è popolata dalle sue inconfondibili macchiette, che sembrano muoversi. Al grigio delle pietre e degli intonaci cadenti del castello, delle ex-scuderie e di palazzo Trauttmansdorff – di cui si vede uno scorcio in primo piano, sulla destra – Canella giustappone il verde cupo dell’erba che costeggia la via e che spunta dalle merlature del muro di cinta, delle alberature che delimitano la piazza e della montagna sullo sfondo.

Di grande interesse iconografico anche la ripresa panoramica della piazza del Duomo, con la facciata di Palazzo Pretorio parzialmente nascosta dai tigli, la Torre civica con l’orologio fermo sulle tredici e trentacinque, il prospetto settentrionale della Cattedrale fiancheggiato dalla roggia e chiuso dal Castelletto dei vescovi, le case affrescate e la fontana del Nettuno circondata dai pilastrini in pietra.

Il testo è tratto da:

S. Ferrari, Schede 134-135, Veduta di Piazza Duomo a Trento e Veduta del Castello del Buonconsiglio a Trento, in Tesori dal Passato. Arte e storia in dieci anni di acquisizioni, a cura di L. Dal Prà, L. Giacomelli, Trento 2014, pp. 397-399

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I beni sono stati acquisiti al patrimonio provinciale con determinazione n. 98 del 17 maggio 2005 e sono attualmente conservati presso le collezioni del Museo del Castello del Buonconsiglio, inv. nn. 468123 e 468124.

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Per approfondire:

A. Perini,I paesaggi dipinti dal signor Giuseppe Canella, che al presente si trovano nella città di Trento, in “Il Messaggiere Tirolese”, n. 30 (12 aprile 1836), p. 4

E. Mich, Giuseppe Canella a Trento, in “Verona illustrata”, 17, 2004, pp. 129-142

S. Ferrari, I Trentini a Milano nell’età della Restaurazione (1815-1848), in La geografia dei sistemi dell’arte nella Lombardia ottocentesca, a cura di R. Ferrari, Brescia 2011, pp. 299-317: 311 e 676-684: 679


19/05/2020