Accademia roveretana degli Agiati

Nasce nel 1750 per iniziativa di alcuni giovani intellettuali roveretani, cresciuti alla scuola di Girolamo Tartarotti

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L'Accademia degli Agiati nasce nel 1750 per iniziativa di alcuni giovani intellettuali roveretani, cresciuti alla scuola di Girolamo Tartarotti. Nel giro di pochi anni, sotto la guida di Giuseppe Valeriano Vannetti, essa aggrega intorno a sé il meglio della cultura locale, primi tra tutti lo storico Clemente Baroni Cavalcabò e l’erudito Giovanni Battista Graser; pur profondamente radicata nella “piccola patria” roveretana, l’Accademia aggrega inoltre numerosi esponenti del pensiero italiano ed europeo, da Scipione Maffei a Gasparo Gozzi, da Josef Roschmann a Carlo Goldoni.

Nel 1753 l’Accademia ottiene il riconoscimento formale dall'imperatrice Maria Teresa, che con sovrano decreto ratifica gli statuti accademici e pone il sodalizio sotto la protezione della casa d'Austria; lo stemma – la lumachina disegnata da Bianca Laura Saibante che, con agio, scala la piramide del sapere – viene incoronato con l'aquila bicipite degli Asburgo. Da questo momento, e fino al secondo conflitto mondiale, gli Agiati potranno sempre fregiarsi del titolo di imperial-regia Accademia, mantenendo con lo Stato e i diversi regimi un rapporto formale non sempre facile.

Con il 1883 ha inizio la pubblicazione regolare degli "Atti" accademici, destinati ad ospitare memorie originali ed editi ininterrottamente sino ad oggi. A cavallo del 1900 il sodalizio aderisce a un moderato irredentismo, vissuto soprattutto nella ricerca di collaborazione con numerosi esponenti della cultura scientifica e letteraria italiana, da Torquato Taramelli ad Antonio Fogazzaro; a livello locale, l’Accademia raccoglie le più diverse espressioni della ricerca, del sapere erudito e della produzione artistica, in certi casi – come quello di Riccardo Zandonai – individuando precocemente dei talenti, in altri – come nella vicenda dell’aggregazione del pittore Fortunato Depero – premiando con la nomina una carriera già affermata. Alcuni accademici si distinguono a livello nazionale ed europeo: è il caso, per esempio, dei celebri archeologi roveretani Federico Halbherr e Paolo Orsi.

Convegni, conferenze, mostre, pubblicazioni monografiche, ma anche progetti di ricerca e collaborazioni scientifiche, sono l’espressione più visibile dell'attività dell'Accademia, il cui assetto attuale è legato al conseguimento nel 1987 della personalità giuridica ed è sancito dal nuovo Statuto del 2001. Grazie a questo, e grazie alla sicurezza economica finora assicurata dal patrocinio del Comune di Rovereto e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, l'Accademia - istituzione basata sul volontariato culturale e sulla libera condivisione del sapere – è in grado di svolgere le funzioni sue proprie e come tali riconosciute dalla comunità cittadina e regionale: il collegamento e il dialogo con le sedi della ricerca, il coordinamento di iniziative culturali, la gestione del patrimonio accumulato nel corso di due secoli e mezzo di vita.