Etnografia
I musei cosiddetti “etnografici”, e cioè i musei delle tradizioni popolari, i musei degli usi e costumi, i musei dei vecchi mestieri e dell’artigianato popolare costituiscono oggi, tutti insieme, la principale risorsa museale del territorio trentino: per numero, per diffusione, per varietà, per originalità e, non ultimo, per il carattere entusiasta, volontaristico, condiviso della loro genesi e della loro conduzione. Molti i motivi vecchi e nuovi di questo orientamento culturale, che coinvolge ormai nel Trentino decine di piccole comunità e centinaia di operatori.
Il primo è quel senso diffuso di rispetto per le memorie avite che diventa, nelle comunità di valle del Trentino, quasi una parte del paesaggio, richiamando di continuo l’individuo al senso di una storia, e di un’esperienza condivise.
Il secondo va ricercato nell’opera di un grande precursore come Šebesta che, in assoluto anticipo sui tempi, dotava il territorio di un grande museo etnografico, e rilanciava l’attenzione sulla grande cultura del lavoro, che ha sempre albergato in queste valli: il lavoro dei contadini, dei pastori, degli artigiani, dei mugnai, dei fabbri, dei segantini.
Il terzo, nell’età della globalizzazione, è il desiderio delle piccole comunità di non scomparire, e di restare attaccate al loro fardello di ricordi, di vissuto, di umanità condivisa. Ecco quindi che il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige, che è stato inaugurato nel 1968 e nel 2013 festeggia così 45 anni di attività, veniva presto affiancato da una serie di emuli di qualità, a Malé, a Vigo di Fassa e anche altrove, cui avrebbe fatto seguito, proprio sulla pista di un itinerario šebestiano, l’attenzione per i piccoli opifici popolari – i mulini, le segherie, le fucine – e per il loro ripristino. A seguire, una miriade di piccole collezioni, messe insieme con interesse e con tenacia da tanti anziani volonterosi e finalmente, nell’ultima fase, gli ecomusei, che sono nuove e complesse articolazioni associative dell’interesse attivo di una comunità per il proprio ecosistema culturale.
Giovanni Kezich - dicembre 2014