L'eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio

Presso il Museo Diocesano Tridentino Andrea Bacchi racconterà il percorso culturale innovativo che si dipana tra i "due Michelangelo"

Dall'ultimo Michelangelo a Caravaggio passando attraverso Raffaello, Rosso Fiorentino, Lorenzo Lotto, Pontormo, Sebastiano del Piombo, Correggio, Bronzino, Vasari, Daniele da Volterra, El Greco, i Carracci, Federico Barocci, Veronese, Tiziano, Federico Zuccari, Guido Reni, Domenico Beccafumi, GiuseppeValeriano e Scipione Pulzone: son queste le coordinate tutte da seguire attraverso cui si dipana attraverso un filo estetico di rimandi e innovazioni L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio, la mostra visitabile fino al 17 giugno a Ferrara, presso i musei di San Domenico.

A raccontarne i dettagli sabato alle 17 presso il Museo diocesano tridentino ci sarà Andrea Bacchi, storico dell’arte, per molti anni apprezzato docente di storia dell’arte moderna presso l’Università di Trento, ora presso l'Ama Mater studiorum di Bologna. Bacchi, che è tra i curatori dell’esposizione insieme ad Antonio Paolucci, Daniele Benati, Paola Refice e Ulisse Tramonti, al Diocesano si soffermerà sul periodo che intercorre tra il compimento del Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina (1541) e la breve affermazione a Roma di Michelangelo Merisi da Caravaggio.

In uno dei saggi che accompagnano la mostra, dal titolo “Il Neofeudalesimo farnesiano” Bacchi approfondisce l'eccezionalità e la centralità della produzione artistica fiorita alla corte Farnese degli anni del pontificato di Paolo III (1534 - 1549) fino alla fine del secolo.

“Negli anni in cui Paolo III dava inizio ali lavori del Concilio di Trento per riformare la Chiesa - spiega - il grandioso palazzo Farnese, che era il simbolo stesso del prestigio della sua casata, era nobilitato prima di tutto da un'eccezionale collezione di statue antiche (… ) le più note erano quelle colossali rinvenute negli scavi delle terme di Caracalla.

Ma magnifiche erano anche le figure a grandezza naturale come l'Antinoo, già nella celebre galleria affrescata a fine Cinquecento da Annibale Carracci, o la sensuale Venere accovacciata. D'altronde il 'Gran Cardinale' Alessandro Farnese, nipote del pontefice, secondo Roberto Zapperi avrebbe per tutta la vita accarezzato il sogno di 'scappellarsi' ovvero di liberarsi del cappello cardinalizio  per inseguire la carriera secolare".

E proprio per quel 'Gran Cardinale' che non disdegnava i fasti e i piaceri di una vita secolare, Tiziano dipinse la Danae oggi a Capodimonte, tela di grande sensualità.

"Accanto a dipinti di soggetto mitologico che si accompagnavano armonicamente alle statue antiche, le collezioni farnesiane erano però ricche di tante altre opere di soggetto sacro" - aggiunge Bacchi.

Paolo III Farnese, che nel 1545 indice il Concilio di Trento, è dunque a capo di una vera e propria corte alla stregua di quelle europee. Per lui lavorano artisti come El Greco e Giovanni de’ Vecchi, promotori di una ventata neo-mistica, e architetti come Antonio da Sangallo il Giovane e il Vignola, che mutuando linguaggi dallo studio dell’antico elaborano una nuova concezione spaziale.

Sarà interessante conoscere la feconda complessità di questo periodo storico-artistico attraverso il racconto dello stesso Bacchi presso il Diocesano.


02/05/2018