Un sogno roman(t)ico a Gocciadoro
Trento salvata 6: Cappella di Sant’Adalberto
Romanico o romantico? Il sogno di cui stiamo parlando fu concepito da Pietro Bernardelli (1803-1868), colto avvocato trentino, e si tradusse nella costruzione di una cappella in stile neoromanico nei pressi della sua villa in località Gocciadoro. Correva l’anno 1857: l’intento di Bernardelli era quello di ricordare il nipote Adalberto, scomparso in giovane età. Il progetto fu affidato all’ingegnere Francesco Saverio Tamanini e per la pala d’altare fu ingaggiato uno dei più noti pittori del tempo, Eugenio Prati. La cappella venne costruita nel 1872 e consacrata il 23 aprile 1873, cinque anni dopo la morte del committente.
Interamente rivestito in pietra, l’edificio presenta una pianta ottagonale con abside poligonale e protiro a colonne binate. Dalle coperture, in lastre di porfido, svetta una lanterna dotata di campana. Il frontone è profilato da archetti ciechi, mentre i lati del corpo principale terminano in una galleria ad arcatelle, secondo gli stilemi dell’architettura romanica, attentamente studiati a Trento durante i restauri condotti alla fabbrica del duomo, cui la cappella di Gocciadoro è chiaramente ispirata.
Sconsacrata nel 1975, rimase a lungo in stato di abbandono: subì rovinose infiltrazioni d’acqua, furti e gravi atti vandalici, tra cui la distruzione delle vetrate. Nel 1995 fu acquistata dal Comune con l’intento di recuperarla quale importante testimonianza dell’architettura ottocentesca, ma negli anni successivi fu nuovamente presa di mira dai vandali. I lavori di restauro progettati nel 2004 ed effettuati tra il 2010 e il 2011 dal Servizio Edilizia Pubblica del Comune sotto la supervisione della Soprintendenza hanno restituito dignità e fascino all’edificio e al parco che lo circonda.
RP
08/06/2017