Elogio della modernita'

Incontro con Flavio Caroli, storico e critico dell'arte

Incontri e convegni

Il celebre critico John Ruskin raccontava che l’amica Lady Simon, di ritorno dal Devonshire durante un temporale, aveva visto in treno un passeggero alzarsi e sporgere la testa dal finestrino nella pioggia e nel vento. Finalmente rientrato, l’uomo aveva spiegato che voleva soltanto «osservare lo spettacolo». Lo strano passeggero si chiamava William Turner e quello spettacolo sarebbe diventato un quadro intitolato Pioggia, vapore e velocità.

È questa, secondo Flavio Caroli, una delle primissime esplosioni della modernità dentro un’opera d’arte: prima delle precipitazioni futuriste e delle scomposizioni cubiste c’era la velocità di questo treno lanciato nella brughiera. E da qui parte il nostro viaggio tra Otto e Novecento sulle tracce di quegli eroici artisti che «decisero di obbedire a una pulsione creativa in contrasto con la tradizione e con il pensiero del corpaccio borghese», divenendo per la prima volta «non i cantori della propria società, ma i profeti solitari della società del futuro».

Uno dei maggiori storici dell’arte contemporanea racconta il rapporto tra arte e tempo, rileggendo quell’altissimo momento artistico che seppe interpretare e prefigurare le paure e i sogni della civiltà moderna.